sabato 31 ottobre 2009

Meet Arturo Vega (che fondamentalmente disegnò una cosa sola).



Ascolta il racconto di come nacque il logo della band più famosa del punk rock: c'è di mezzo una T-shirt polacca. E di come perse due soli concerti degli oltre 2000 della band (uno dei quali perché era in prigione). Era l'art director della band che nel 1976 cantava titoli come questo, peraltro senza conseguenze penali.

Elvis has left the building.

giovedì 29 ottobre 2009

Vedere le cose in modo diverso, e per sempre (3).



Terzo e ultimo (?) marchio della serie, come segnalato da voi più sotto. Probabilmente è bastato un pezzo di pomodoro caduto sulla maglietta, e un mondo nuovo si è aperto.

Elvis has left the building.

lunedì 26 ottobre 2009

Disbanded brief.



Della copertina forse più famosa e Disbanded del mondo si parlò già qui. Ma ecco la lettera d'incarico di Mick Jagger a Andy Warhola, che la realizzerà circa un anno dopo o anche più, considerando che Sticky Fingers è del 1971. In pratica, su una carta giallina intestata della Rolling Stones LTD, Mick dice ad Andy di fare più o meno quello che vuole, nei tempi che vuole e (dodici puntini di sospensione...) chiedendo i soldi che vuole. Mi ricorda molto i brief che girano in questi anni, macchina da scrivere a parte. (Thanks Divano).

Andy has left the building.

sabato 24 ottobre 2009

"Then he coughed and nothing else was said".



Le ultime parole dei condannati a morte, in questo sito meticolosamente aggiornato dal Texas Department of Criminal Justice. Me ne sono lette un po', la maggior parte invocano il perdono sia divino che umano. Il tipo della foto dice una cosa interessante sulle streghe date alle fiamme. Tra le tante, la cosa che colpisce è l'ossessione per le razze: anno per anno potete trovare i giustiziati divisi tra White, Black, Hispanic e Others, in un paese che quando venne eletto Obama sembrava quasi infastidito se si accennava al fatto che costui fosse il primo Presidente nero. Ma è pur vero che il motto del Texas è "the lone star". Una stella su cui i colori contano ancora molto, e i coloured molto poco.

Elvis has left the building.

mercoledì 21 ottobre 2009

Replay, please.



Riporto qui una bella nota scritta da Till Neuburg:

"La Replay era stata fondata nel 1978 da Claudio Buziol - che aveva inventato l’invecchiamento artificiale del denim. Tre anni più tardi aveva creato con Renzo Rosso il Gruppo Fashion Box, che sarebbe poi diventato a sua volta la Diesel. Nel 2005, a soli 48 anni, Buziol era deceduto ad Asolo, per un infarto. Da ieri 18 ottobre la Replay rimette in onda in Italia uno spot internazionale girato 16 (!) anni fa. Sono sinceramente emozionato perché, anno dopo anno, ho sempre riproposto cocciutamente ai miei studenti questo autentico capolavoro come esempio di comunicazione intelligente, coraggiosa, superbamente realizzata. E ogni anno tutti questi studenti - tra i quali, alcuni sono ora direttori creativi - la reazione è sempre stata un’immediata e potente condivisione: di vision strategica, di treatment, di ammirazione tecnica, di pura e semplice complicità personale. E’ fantastico che oggi un commercial del 1993 sia (ancora, nuovamente?) in sintonia con la cultura, la vita, il mercato in un’area (la moda) dove quasi sempre trionfa il nulla, la banalume, i clichés, la volgarità. Era un’operazione nata e sviluppata senza agenzia. Il tema, il plot, i monologhi erano scritti dal regista Michael Haussman. E’ interamente girato in bianco e nero. Racconta il viaggio di un entertainer alla Lenny Bruce che, apparentemente single, va a trovare i suoi genitori in compagnia della piccola figlia. In realtà, questo capolavoro è un piccolo film - un corto di 90 secondi.
Haussman ha diretto un sacco di altri spot premiati e molti video musicali di grande successo che sicuramente avete visto anche voi (vedi anche il suo sito). Finora ha realizzato solo due feature: “Blind Horizon” con Val Kilmer, Sam Shepard e Faye Dunaway (del 2003) e “Rhinocers Hunting in Budapest” (del 1997) con attori cinematografici poco conosciuti ma dove recitavano due star della musica: Nick Cave e John Cale. La fotografia era del milanese Nicola Pecorini - una volta operatore specializzato nella Steadicam ma poi diventato un DoP molto importante (sua la fotografia visionaria e molto coraggiosa di “Paura e delirio a Las Vegas” di Terry Gilliam (con Johnny Depp, Benicio Del Toro, Cameron Diaz, Christina Ricci e Tobey Maguire), di “Regole d’onore” di William Friedkin e di “La setta dei dannati” di Brian Helgeland. Michael Haussmann vive a Roma."


Elvis has left the building.

lunedì 19 ottobre 2009

Vedere le cose in modo diverso, e per sempre (2).



Elvis has left the building.

Nuovi trend per il 2010: il bucato.





E' un periodo di riscoperta dei valori più sani e tradizionali delle famiglie. Il PD punta su bucato, calzini e prossimamente (pare) lo sgrassatore universale per conquistare una fascia crescente di elettorato che, ironia della sorte, è molto tentata di dire invece: "Ti mollo".

Elvis has left the building.

sabato 17 ottobre 2009

Anche i Disbanded vincono (se gli altri scivolano).



Con molto ritardo, colpevole ritardo, iscrivo questo pattinatore australiano, Steven Bradbury, alla categoria dei Disbanded. Se non fosse una storia vera, sembrerebbe lo script abbastanza riuscito di uno spot (decidete voi quale). Accede alle semifinali di Salt Lake City 2002 per squalifica altrui, poi si conquista la finale perché cadono in due, e nella finale guardate da soli come va a finire. A me sembra pure mezzo claudicante, ma non può essere. La medaglia nell'inquadratura finale potrebbe essere di cioccolata.

Elvis has left the building.

mercoledì 14 ottobre 2009

Un uomo timido.



Senza trucchi e senza postproduzioni, ecco l'uomo che, a causa di qualche trauma giovanile, si dipinge per mimetizzarsi e diventare - quasi - invisibile. Nell'ultima foto, per la verità, c'era quasi riuscito.


Elvis has left the building.

lunedì 12 ottobre 2009

La luna storta.



Sono sicuro di essere io in difetto, e non la grandissima fotografa Annie Leibovitz che nel soggetto "Astronauts" (il meno riuscito della serie di LV, del resto non è il suo genere questo), non riesce a far guardare la luna ai soggetti della sua foto. O meglio, non riesce a far quadrare la post-produzione della foto. E' vero che bisogna sempre guardare avanti, ma non in questo caso, che la luna era a destra. Forse è solo una mia impressione, o forse - come sospetto - proprio in quel momento passava un triangle UFO.

Elvis has left the building.

sabato 10 ottobre 2009

Inventa qualcosa di incredibile se vuoi essere creduto.



E' un'antica legge di truffatori, imbroglioni e uomini d'affari. L'ultimo show dei soliti buontemponi di Canal Plus. Una delle poche campagne fatte in Europa continentale che inizia a diventare una case history di riferimento mondiale. Qui il primo grande atto, e qui il secondo.

Elvis has left the building.

venerdì 9 ottobre 2009

Quando muore la tua mosca.




E' inutile abbandonarsi alla disperazione. Molto meglio consegnarla alla storia dell'arte (minuscolo tutto).

Elvis has left the building.

lunedì 5 ottobre 2009

Forse un giorno un tasto FFWD salverà anche noi.



Visto che un terzo degli apparecchi televisivi americani ormai è collegato a un decoder o a un registratore digitale che consente di saltare la pubblicità con un il temuto o sospirato tasto avanti-veloce, aziende e agenzie sono state costrette a fare del loro meglio perché i loro spot vengano guardati, e non saltati. Sembra incredibile, ma ci voleva il decoder per far passare questo semplice concetto. E' come se le donne avessero scoperto il make-up solo dopo una fuga di massa degli uomini, e non prima, per attrarli (ma forse è andata veramente così). In ogni caso, la 180 di Los Angeles combatte il tasto fast-forward con questi spot per la telefonica Boost Mobile, che fanno una cosa che i nostri operatori non se la sentono ancora di fare: parlare il linguaggio dei loro utenti, perlopiù giovani e in molti casi anche Disbanded. Non vinceranno a Cannes, ma forse faranno schiacciare meno tasti Ffwd agli americani, che è il vero premio del momento.


Elvis has left the building.

"Non potrò mai più guardare il Colonnello Sanders allo stesso modo".



E' vero che le cose, se le vedi così una volta, rischi di vederle così per sempre. Come acutamente dice il tizio di questo
sito. Per chi ha familiarità con il Kentucky Fried Chicken del Colonnello medesimo, è un colpo basso alla sua eleganza, e alla sua statura di Colonnello in pensione.

Elvis has left the building.

domenica 4 ottobre 2009

sabato 3 ottobre 2009

If there is a bear.



Giocando a scacchi sul ghiaccio, e volendo per la seconda volta sedersi nella sala ovale ai tempi della Guerra Fredda, Ronald Reagan fece realizzare questo spot che utilizzava la metafora dell'orso (la Russia) a passeggio nei boschi. Era il 1984. "C'è un orso nei boschi. Per alcuni è facilmente visibile. Altri, non lo vedono affatto. C'è chi dice che sia ammaestrato, e chi pensa che sia cattivo e pericoloso. Dal momento che non è possibile stabilire chi abbia ragione, non sarebbe intanto meglio essere forti come l'orso? Sempre che ci sia, un orso". Una traduzione un po' grezza e un po' raffinata del nostrano "Per non sapere né leggere né scrivere". In pratica: nel dubbio, mi armo. Discutibile come filosofia, e purtroppo mai del tutto abbandonata. Non tutti capirono al primo colpo lo spot - secondo le ricerche dell'epoca alcuni pensarono addirittura a un discorso ambientalista -, ma intanto RR venne rieletto. E ancora oggi la frase "There is a bear in the woods" viene usata dagli americani per descrivere un potenziale problema all'orizzonte. Oggi che Obama utilizza con successo campagne molto più realistiche con tagli da 60 minuti, è quasi bello rivedere uno spot così classico e un po' inquietante, che parla della minaccia nucleare senza nominarla, regalandoci poi quel beneficio del dubbio finale ("If there is a bear") che lascia tutta la Storia ancora aperta, come quei film che ti lanciano l'amo del sequel, rifiutando di finire del tutto.


If there is Elvis.