martedì 30 novembre 2010

Post senza alcun titolo e senza alcuna immagine.

Con un brutto titolo ("Vaffanzum") il bel blog serissimo Spinoza.it rende omaggio a Mario Monicelli a suo modo: con una serie di fulminanti dediche, vere e proprie esercitazioni di copywriting brillante. Non sempre brillante, a dire la verità, ma ci può stare. E poi almeno ci hanno risparmiato il classico "a lui sarebbe piaciuto così", che poi non sarebbe nemmeno stato vero. Questo stile secco, molto simile a una headline, e molto vicino agli status che tutti scriviamo su Facebook, è proprio la matrice di Spinoza. Anche su questo piano si può vedere il bravo copy, o il bravo autore di battute. Quasi un esercizio per copywriter da aggiungere al classico, antichissimo cartello del mendicante: scrivi una frase sulla tragica scomparsa del nostro ultimo Maestro del cinema, o quasi.


È morto Mario Monicelli. Bestiali, questi tagli alla cultura. **

È morto Mario Monicelli. Sarà sepolto sotto un cumulo di retorica. **

È morto Mario Monicelli. La Rai lo ricorderà trasmettendo La dolce vita. *

Muore suicida Mario Monicelli. The director’s cut. *****

Muore suicida Mario Monicelli. Lascia un paese piccolo piccolo. *****

Muore suicida Mario Monicelli. A volte la dignità richiede sacrifici.****

Muore suicida Mario Monicelli. Il comitato pro-vita chiede di poter replicare. *

Mario Monicelli si è ucciso gettandosi dalla finestra: fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione.**

Mario Monicelli è morto di vecchiaia. Mentre era in volo.****

Monicelli, malato terminale, ha deciso di farla finita. Ancora una volta ha saputo rappresentare l’Italia come nessuno.*****

Con Monicelli se ne va un pezzo del cinema italiano. Gli altri sono sotto il tappeto di Bondi. **

Bondi comunque nega ogni responsabilità: “È caduta solo la parte realizzata nel novecento”.**

Napolitano: “Monicelli ci ha fatto sorridere, commuovere e riflettere”. Purtroppo senza risultati.***

(le stelline le ha messe Ted)


Elvis has left the building.

domenica 28 novembre 2010

Molto brutto è quasi bello.




Sono certo di avere visto cose molto più brutte sui giornali o i muri di casa nostra, ma questa galleria merita ugualmente. L'agenzia americana Fuzzco ha indetto un concorso che si chiama "How low can your logo?", e che premia appunto i loghi più brutti possibili, applicati a una fantomatica pastiglia energetica. Nella galleria ce ne sono anche di bellini, secondo quella antica e mai violata legge secondo cui molto spesso gli estremi confinano e quasi si toccano, e il brutto-brutto-brutto è in fondo piacevole.
Disbanded Scriptum: un suggerimento per i creativi in panne: quando proprio non vi viene un'idea, pensate alla cosa più brutta che vi viene in mente. A volte, miracolosamente, funziona.

Elvis has left the building.

giovedì 25 novembre 2010

Un sacco acid.



Una delle più belle, sottostimate musiche di Ennio Morricone, finalmente usata in pubblicità. Non male (anche considerando il prodotto). Agenzia JWT/Connect. Disbanded small curiosity: al centro del frame di Youtube vedo il nome di una collega art director, autrice l'altro di Telecom Gandhi (uno che non doveva avere problemi di acidità).

Elvis has left the building.

domenica 21 novembre 2010

Solo per chi ha visto il film The social network.*





*(e anche per i geeks/freaks/internetnerds).
I veri gemelli Vinklevoss, in studio e in acqua 5.

Elvis has left the building.

venerdì 19 novembre 2010

Non so se è Disbanded.




L'amica Nico mi segnala questo sito/idea che non saprei come definire. Le immagini parlano da sole. E anche la tag line dice tutto: "Tweet me and like me even when I'm dead". Come dire: Ora che sei morto, mi piaci molto. Sono gratificazioni.

Elvis has left the building.

giovedì 18 novembre 2010

La nascita dei "virali stampa".




Dopo l'esplosione svariati anni fa dei cosiddetti "virali" (filmati generalmente, ma non sempre, a basso costo diffusi sul web e condivisi dagli stessi utenti per la loro dirompente bellezza, o stranezza, o altro) forse oggi si può iniziare a dire che i virali non devono più essere solo dei video. Siti come Adsoftheworld, o Ibelieveinadv, o ancora profili Facebook locali (come da noi La Shortlist, semplice ma fortunata invenzione di un giovane creativo) dimostrano che anche un semplice pezzo stampa, o un radio divertente, o un generico pezzo rettangolare con sopra un'idea, non definibile quindi come "stampa" o altro, possono diventare dei veri e propri virali. Anzi, lo sono. Prendiamo come esempio la campagna qui sopra di H-57, agenzia di grafica: pubblicata su Fb da La Shortlist, viene vista e apprezzata dai 2500 iscritti al profilo, quasi tutti addetti ai lavori e potenziali clienti dello studio. Non saprei se e' "uscita" da qualche altra parte, e non saprei più nemmeno cosa voglia dire "uscita". Non mi interessa molto saperlo, a questo punto. Perché, a parte la sua bellezza in se' (l'accento non viene per colpa dell'ignorante device mobile con cui e' scritto questo post), la campagna merita una segnalazione proprio nell'use of media. Tutto questo e' importante, si fa per dire, perché apre anche ad altri media la possibilità di autodefinirsi "virali", con la pari dignità dei video. Creando un bello scompiglio a mio parere in tutte le classificazioni e scatolette varie dei concorsi creativi.
La domanda "e' uscito?" ormai si fa solo per Elvis.


Elvis has left the building.

lunedì 15 novembre 2010

Mi manda Adolf Hitler.



Per entrare nella scuola di pubblicità migliore d'Europa e credo del mondo (la Miami Ad School), questo studente nigeriano si è inventato una lettera di raccomandazioni di Adolf Hitler, che da una fantomatica stanza ibernata tuona contro il mondo, "divenuto così sciatto da permettere perfino a un Negro delle colonie africane delle aspirazioni creative". Su di me la lettera avrebbe fatto effetto, pur non amando i CV troppo creativi. O forse appunto per questo. Resta il fatto che con quello che costano le scuole di pubblicità da noi in Italia, se siete aspiranti pubblicitari di famiglia ricca o semplicemente ottimi risparmiatori, la scuola dove andare è questa, non altre. (Always thanks Copyranter).

Elvis has left the building.

martedì 9 novembre 2010

martedì 2 novembre 2010

Quando l'FBI combatteva l'integrazione razziale con le matite.



C'è stata un'epoca in cui l'FBI aveva metodi molto persuasivi e colorati per completare il suo Disegno. Trovate qui un libretto da colorare, spedito a tutte le famiglie americane nel 1968 circa, che narra le gesta dei negroes, dal continente natio fino ai giorni loro. L'intento sarebbe gettare discredito sulle Black Panthers, ma a me pare che un ragazzino dai 4-10 anni che veda i guerrieri di queste figure non possa che innamorarsene, tutto sommato. (via Copyranter)

Elvis has left the building.