giovedì 19 dicembre 2013

Tu uccidi un uomo morto.

Si può uccidere un uomo morto? Si può. Ecco, presi da Wikipedia, alcuni esempi di esecuzioni postume. Persone che erano già decedute, ma sono state ugualmente ri-uccise, principalmente come atto simbolico o di giustizia. Uno dei casi più recenti e anche Disbanded è quello di Hermann Goring, gerarca nazista suicidatosi la notte prima dell'esecuzione con una pastiglia di cianuro fornita da un cacciatore texano (ecco perché è Disbanded), ma impiccato comunque in rispetto della sentenza di Norimberga. L'elenco comprende solo uomini e un Papa:  Papa Formoso.


Elvis has left the building. 

martedì 10 dicembre 2013

Svegliati nonno, si va in Turchia.


Le campagne pubblicitarie delle compagnie aeree sono sempre una categoria a parte: raccontano molto sia della compagnia, sia della bandiera che rappresentano. Prendiamo i due nuovi spot delle compagnie di bandiera turca e italiana. Mio nonno, scongelato dopo un'ibernazione di diciamo trent'anni, messo davanti a un televisore per la durata dei due spot e poi prontamente ricongelato, si troverebbe davanti a due prodotti opposti e a due comunicazioni distanti anni luce. Questa è la pubblicità della Turkish Airlines, da tre anni di fila premiata come migliore compagnia aerea d'Europa. Uno scenario quasi impensabile, quando il nonno si addormentò.


Sì, dovrei passare qualche ora a spiegargli cosa sia una selfie, chi siano Kobe e Messi, quali siano le economie emergenti, come la Turchia ce l'abbia fatta (anche se le restano i suoi problemi), e una serie di cose che alla fine capirebbe prima di tornare felice nel suo cubo di ghiaccio. Ma penso si divertirebbe perfino lui, e concorderebbe che volare con i turchi ha un suo perché. 


Nessuno sforzo invece dovrei fare per spiegargli la nuova campagna di Alitalia, perché qui tutto è rimasto come ai suoi tempi: congelato. Immagini al ralenty, sogni d'oro nelle poltrone-letto, bambini che toccano i pulsanti del pannello di controllo dell'aereo (forse anche il temibile "eject pilot"), fotografia color seppia, musica color-Coldplay. Insomma tre spot fatti con il pilota automatico, che ci pongono due o tre gradini sotto la Turchia, o quantomeno sotto la loro linea aerea nazionale. Peccato perché oltretutto una campagna vera come quella di Messi-Kobe è esportabile in tutto il mondo, con conseguente guadagno di immagine per tutto il Paese, mentre quella di Alitalia  non esporta nulla. Ma come avrete capito questo non è un post sulle campagne delle linee aeree. A me piacerebbe sentirmi moderno come i turchi, o come i francesi, ma evidentemente sono destinato a rimanere antico. Da noi tutto è rimasto com'era. Perché vedete come è fatto questo lavoro: quando te la passi bene giochi e scherzi con le selfie, ma quando le cose vanno male devi fare finta che tutto sia perfetto come un tempo. Scherzare diventa vietato, e il tono non può scendere di un millimetro. In Italia sta succedendo sempre più spesso, con conseguente impoverimento di chi è pagato per creare idee, ovvero tutte le agenzie e tutte le categorie che con le idee hanno a che fare.
Il grande equivoco è che non è necessario essere un paese ricco o una compagnia ricca per produrre una campagna corporate convincente. Ce ne sono di bellissime costate due soldi: i bravi creativi servono anche/proprio a questo. Non è nemmeno necessario scomodare Messi e Kobe.  Ma questi nostri spot (girati tra l'altro dagli spagnoli) sono la fotografia di un paese ormai disabituato a volare con la propria comunicazione istituzionale. Perché la patria del turismo deve esportare un prodotto così medio, rendendo in qualche modo di riflesso più povero anche me? La rivoluzione creativa (un programma di cui molto si parla in questi giorni, qui trovate il condivisibilissimo manifesto) parte proprio da questo: rendersi conto che un paese che produce belle idee in ogni campo, è un paese più ricco in ogni senso. Ai tempi di mio nonno la pensavano così, e si viveva molto meglio. 

Elvis has left the building.

mercoledì 4 dicembre 2013

Da Bill magazine su Alex Bogusky.





Un articolo commissionato da Bill magazine sul numero dedicato ad Alex Bogusky, on sale now! Per quei 3 o 4 che ancora non conoscessero la case history di Whopper Sacrifice.

"Il profumo a gusto hamburger, lo stesso che potete annusare in una qualsiasi metropolitana delle metropoli più incivilizzate, venne lanciato pochi mesi prima del Whopper Sacrifice. 
Si chiamava "Flame by BK", era in vendita a circa 4 dollari e andò subito a ruba, come tutte le provocazioni spiritose ma dal fiato volutamente corto. E che fiato. Un gioco, ma nemmeno tanto, che faceva capire che sul panino americano si può e si deve fare ironia. È un'icona importante anche sociologicamente (anni prima McDonald's puntava molto sul "pasto caldo per tutti" a meno di 1 dollaro), ma non è sacro. È solo pericolosamente buono. 
Ma era solo un piccolo antipasto di quello che accadde l'anno successivo, nel 2009.
La campagna Whopper Sacrifice fu storica per tanti motivi. Innanzitutto è considerata la campagna nativa del mezzo ad aver funzionato meglio nella storia di Facebook; creata aggirando i paletti del social network, per poi essere fermata quando la polpetta era stata già servita, rimane la case history più brillante del momento d'oro del social network (il 2009). Successo quindi difficilmente replicabile. È molto probabile che sappiate già tutti come funzionava l'operazione: se cancellavi dieci amici da Facebook, avevi in cambio un Whopper. Un hamburger al posto di dieci amici sacrificati, tutto questo attraverso una app da scaricare sul social network. Non male, visto che nessuno ti impediva in un secondo momento  di ri-aggiungere l'amico, oppure più semplicemente di disfarti di perfetti sconosciuti in nome del gusto irresistibile del panino. Insomma, esistono sacrifici più dolorosi. 
La campagna ebbe un successo proporzionale alla sua bellezza e irriverenza: più di 230.000 amici cancellati da circa 80.000 utenti, e oltre 23.000 coupon distribuiti per ritirare il Whopper. Ma soprattutto un successo tale che oggi siamo ancora qui a scriverne: i premi creativi ricevuti in giusta quantità impallidiscono rispetto alla portata reale di tutto il resto. La campagna chiedeva tra l'altro: "What do you love more, your friends or your Whopper?" Non era una domanda da poco, apparentemente. Significava sfidare il social network a casa sua, facendosi pubblicità sulle spalle di Mark Zuckerberg, proprio le sue. Ma il punto non era tanto quello. Ciò che indispettì il quartier generale di Menlo Park, California, era che gli amici cancellati ricevevano notifica dell'avvenuto sacrificio. L'onta era in qualche modo pubblica, a dispetto delle (sagge) regole di Facebook che evitano nella maggior parte dei casi le umiliazioni di piazza. E però proprio così l'operazione riceveva ancora più forza. Attaccandosi a questo punto fermo, i legali di Facebook ottennero la sospensione dell'operazione da parte di BK, senza nemmeno arrivare davanti ai giudici.  Tanto ormai la macchina era partita, e la campagna era già consegnata alla storia.
Ma forse la sua forza, a rivedere oggi tutta la meccanica, è stata un'altra. Quella di restituire alla parola "amico" il suo giusto significato. Un amico di Facebook, alla fine, non vale niente. Il suo valore è 37 centesimi, e per la prima volta ne veniva certificato il prezzo.  Non era quindi sbagliata la promozione, era sbagliata la parola. Non sono "friends" quelli che abbiamo su Facebook. Sono spesso perfetti sconosciuti, oppure conoscenti, fantasmi da sacrificare per un pretesto qualsiasi, potrebbe essere un polletto fritto di McDonald's o un Frappuccino di Starbucks. Ma le idee sono di chi le cuoce prima. E Bogusky fu il più veloce a cuocere il suo Whopper, per ingrassare ancora un po' e spezzare il suo skateboard per il troppo peso." (qui la case)

Elvis has left the building.