lunedì 29 luglio 2013

What is this about Big?



"What is this about Big?" si chiedeva Anthony Hopkins in un bello spot della Barclays Bank girato da Tony Scott alla fine degli anni '90. Ci fu qualche problema successivamente, riassumibile nel grido "No More Big Banks", ma  ad ogni modo allora essere grandi sembrava avere i suoi vantaggi, come ci spiegavano i super alla fine del commercial. Qualcosa di analogo accadeva ieri; mentre sul prato dello stadio Olimpico di Roma andava in scena il big Wall di Roger Waters (anche questo uno spettacolo con la sontuosità e costo-biglietti di altri tempi), usciva la notizia della Big-fusione tra due enormi gruppi di pubblicità: Publicis e Omnicom. Per intenderci i gruppi proprietari di agenzie come Saatchi&Saatchi, DDB, Tbwa, BBDO, Leo Burnett, ma anche semi o ex-indipendenti come BBH: in pratica metà delle agenzie di pubblicità conosciute dall'uomo. Non capisco nulla di queste attività, finanziariamente parlando, ed è una fortuna per voi così eviterò noiosissimi commenti tecnici. Però faccio mia la domanda di Anthony Hopkins: "Cos'è tutta questa ansia del grande?" E' davvero un vantaggio, oggi, anno 2013, essere i più grandi? Qualche analisi prova a spiegare che i vantaggi potrebbero andare da una diversa posizione di forza nelle trattative con i media, a una migliore posizione fiscale, o addirittura che la fusione servirebbe a fronteggiare meglio Google. Tutti vantaggi interni, quindi. Nessun vantaggio apparente per vuole usufruire dei servizi creativi o strategici delle agenzie del supergruppo. Mi sbaglierò senz'altro, ma se non è un vantaggio per il cliente alla lunga difficilmente lo sarà per te. E poi: ha senso nell'anno ufficiale del minimalismo, dove anche il Papa fa il povero, fare sfoggio di grandezza? La nascita del supergruppo sembra quindi anche un retaggio o un'aspirazione di chi è nato in anni molto diversi da questi. Da un punto di vista puramente superficiale - come questo blog mira ad essere - mi ha ricordato gli anni del Think Big: catene di negozi che vendevano cose enormi, spillatrici gigantesche o telefoni formato-uomo. In quegli anni del resto anche le automobili miravano al grande, i colletti delle camicie, i nodi delle cravatte, le spalline dei vestiti. Il mito del Think Big difficilmente sfugge agli over 70; sono nati in epoca in cui quello era il valore principale. E l'advertising non è in mano ai vari Larry Page di Google (40), Tim Cook di Apple (52) o Mark Zuckerberg, che  ha ancora in frigo gli avanzi della torta della sua festa di 18 anni.  Ecco, non vorrei che alla fine il problema alla fine fosse tra le righe di questa nota:
"The senior leadership is also rather senior in age. Maurice Levy, 71, and John Wren, 60, will serve as co-CEOs for the first two and a half years of the deal. After that, Mr. Levy will become non-executive chairman and Mr. Wren will continue as CEO. For the first year following closing of the transaction, Bruce Crawford, 84, currently Omnicom chairman, will be non-executive chairman of Publicis Omnicom Group." 

"There is only one small problem: my fee" A.H.

Elvis has left the building.





giovedì 25 luglio 2013

Diventare uno stencil a propria insaputa.



Ecco cosa succede all'uomo che rimuove lo stencil dello street artist DS: qualcuno lo fotografa, e in breve tempo diventa anche lui un grazioso pupazzo. Sarebbe interessante ora fotografarlo mentre rimuove se stesso. Approfitto del post di fine luglio per comunicare a tutti coloro che seguono (con molte interruzioni) questo blog, che la url è cambiata: si torna come vedete al vecchio teddisbanded.blogspot.com. (via)

Elvis has left the building. 

martedì 16 luglio 2013

Uncle Drew pensaci tu.



Mi  ero sempre perso questo divertente video scritto, diretto e interpretato da un giocatore professionista di basket americano (Kyrie Irving) che si è travestito da vecchio e con l'aiuto di un complice ha sfidato degli "young bloods" da cortile con il nickname si Uncle Drew. Fa ridere perfino chi come me non capisce nulla di basket. Verso il finale fa delle cose magiche. Lo riposto oggi per omaggiare il vice presidente del senato italiano Calderoli (una tipica figura italiota che capisce i neri quando sono eroi sportivi o musicali) e per celebrare il ritorno di questo blog al suo vecchio dominio (non più teddisbanded.com, a causa di problemi tecnici con Google, a cui ora farò causa e la spunterò, essendo più potente e autorevole).

Elvis has left the building.