Dopo l'esplosione svariati anni fa dei cosiddetti "virali" (filmati generalmente, ma non sempre, a basso costo diffusi sul web e condivisi dagli stessi utenti per la loro dirompente bellezza, o stranezza, o altro) forse oggi si può iniziare a dire che i virali non devono più essere solo dei video. Siti come Adsoftheworld, o Ibelieveinadv, o ancora profili Facebook locali (come da noi La Shortlist, semplice ma fortunata invenzione di un giovane creativo) dimostrano che anche un semplice pezzo stampa, o un radio divertente, o un generico pezzo rettangolare con sopra un'idea, non definibile quindi come "stampa" o altro, possono diventare dei veri e propri virali. Anzi, lo sono. Prendiamo come esempio la campagna qui sopra di H-57, agenzia di grafica: pubblicata su Fb da La Shortlist, viene vista e apprezzata dai 2500 iscritti al profilo, quasi tutti addetti ai lavori e potenziali clienti dello studio. Non saprei se e' "uscita" da qualche altra parte, e non saprei più nemmeno cosa voglia dire "uscita". Non mi interessa molto saperlo, a questo punto. Perché, a parte la sua bellezza in se' (l'accento non viene per colpa dell'ignorante device mobile con cui e' scritto questo post), la campagna merita una segnalazione proprio nell'use of media. Tutto questo e' importante, si fa per dire, perché apre anche ad altri media la possibilità di autodefinirsi "virali", con la pari dignità dei video. Creando un bello scompiglio a mio parere in tutte le classificazioni e scatolette varie dei concorsi creativi.
La domanda "e' uscito?" ormai si fa solo per Elvis.
Elvis has left the building.
15 commenti:
La domanda vera è: è più importante che una campagna sia uscita o è più importante che una campagna sia vista?
O, in altre parole: è più importante che una campagna esca nella sezione annunci del Giornalino del Tavoliere o è più importante che una campagna sia pubblicata in Internet, dove l'audience potenziale (anche grazie alla viralità) è infinita?
Ted, la penso esattamente come te.
Però un po' ci manchi al Bar Savona.
Nicola L.
Essendo i creativi clienti di loro stessi, in questo caso la risposta è sì: è una campagna vera.
Ma quando i clienti, veri motori di quello che dovrebbe essere un sistema, non permettono belle campagne ma solo lavori mass marketing oriented e i creativi fanno di testa loro (vedi caso huggies su adinitaly.blogspot.com) allora forse si può parlare di quasi vera, poiché esiste ed è visibile sul web ma è come se fosse "artificiale" nata da un processo fittizio e non da un rapporto (spesso anale, ma comunque naturale) tra cliente e agenzia.
La domanda è "uscito" si fa per gli annunci stampa e i video che non sono nati per essere messi on line, ma nell'annual, e quasi nessuno ha visto sui giornali o in TV. Perché nella migliore delle ipotesi sono usciti una volta. E messi on line avrebbero un numero di visioni insignificante rispetto ai "falsi" obiettivi dichiarati. Possiamo fare delle scommesse da gentiluomini, come nei veri Club del secolo scorso. Sarebbe un esperimento divertente.
Qualunque contenuto invogli alla condivisione una parte significativa del target può essere chiamato "viral". Prima non è un cazzo. E' uno spermatozoo di viral.
Questo annuncio è splendido e raggiungerà (lo sta già facendo) una parte significativa del suo target. Che la forza sia con lui, ma che lo dico a fare :)
Il tema del "best use of media" lo trovo un po' provocatorio: certo, qui il discorso è sensato, perchè il target di h-57 sono in gran parte quegli stessi pubblicitari che bazzicano su Ibelieveinadv e sulla shortlist. Ma è un caso un po' particolare e mi sembra un po' naive (scritto così per la pigrizia di chi scrive e non per l'ignoranza del device mobile) dire che oggi non ci si debba più fare la domanda se un lavoro sia "uscito" oppure no. Una campagna strafiga per uno shampoo rimane strafiga anche se viene postata soltanto su un blog di pubblicitari, ma io continuo ad augurarmi che esca anche su altri media.
Matteo
riceveranno senz'altro un sacco di bei curriculum
Per la prima volta sono in profondo disaccordo con Ted.
Non solo sui commenti alla campagna (de gustibus) ma con l'intero ragionamento dietro il post.
Fatta eccezione per questo specifico annuncio, che avendo come target addetti ai lavori rappresenta un caso abbastanza atipico, mi sembra che tra web e fake anche i più saggi di noi stiano perdendo il senno.
L'essere uscito è quello che rende un annuncio un annuncio.
Perchè "uscire" è ancora l'unico modo per raggiungere la maggior parte dei clienti della maggior parte di prodotti.
Punto.
Web, blog, facebook e tweet vari non cambiano nulla.
Se la campagna Huggies, che prendo a esempio solo perchè già citata nei commenti, non è uscita non è per la miopia del cliente. Nè per la sua mancanza di coraggio.
Non è uscita perchè con quel genere di annunci non vendi neanche un pannolino.
E ad Huggies, inspiegabilmente, piace vendere i propri prodotti.
Ai clienti piace vedere il proprio prodotto non nei blog di pubblicità, ma nelle mani dei clienti.
Ecco perchè non ci considerano, perchè rimbalzano creatività su creatività, perchè ci mettono i piedi in testa.
Perchè nessuno di noi se ne frega di vendere i pannolini di turno.
Giovanni G.
Per la prima volta sono in profondo disaccordo con Ted.
Non solo sui commenti alla campagna (de gustibus) ma con l'intero ragionamento dietro il post.
Fatta eccezione per questo specifico annuncio, che avendo un target di addetti ai lavori rappresenta un caso abbastanza atipico, mi sembra che tra web e fake anche i più saggi di noi stiano perdendo il senno.
L'essere uscito è quello che rende un annuncio un annuncio.
Perchè "uscire" è ancora l'unico modo per raggiungere la maggior parte dei clienti della maggior parte dei prodotti.
Punto.
Web, blog, facebook e tweet vari non cambiano nulla.
Se la campagna Huggies, che prendo a esempio solo perchè già citata nei commenti, non è uscita non è per la miopia del cliente. Nè per la sua mancanza di coraggio.
Non è uscita perchè con quel genere di annunci non vendi neanche un pannolino.
E ad Huggies, inspiegabilmente, piace vendere i propri prodotti.
Ai clienti piace vedere il proprio prodotto non nei blog di pubblicità, ma nelle mani dei clienti.
Ecco perchè non ci considerano, perchè rimbalzano creatività su creatività, perchè ci mettono i piedi in testa.
Perchè nessuno di noi se ne frega di vendere i pannolini di turno.
Giovanni G.
Ted, tanto per cambiare, hai ragione.
A tutela di qualche lettore distratto o inesperto, conviene comunque far notare che una campagna stampa per una supposta antidolorifica omeopatica che sia uscita solo sui nostri snodi web di riferimento, non è un virale.
E' una stronzata.
Ben venga il disaccordo, Giovanni.
Qui il mio punto è però un altro: se un video può essere considerato "virale" solo perché ha girato sul web (e non importa quanto sia stato pagato da un cliente, né addirittura se sia stato commissionato, e potrei farti molti esempi belli e famosi), perché la stessa cosa non può accadere a un pezzo non-video come quello che vediamo qui sopra?
Anzi, tolgo la domanda e l'ipotesi: succede e basta, ed è un fatto. Siccome non è un video allora non è un virale? E perché il virale video può partecipare ai concorsi e quello stampa no?
Non sarà che la realtà delle cose va più veloce delle categorie con cui le classifichiamo?
Detto questo, l'argomento è così ozioso e inutile (ve ne chiedo venia) che passo subito a un altro post: quello sul Twitter nell'aldilà.
ted il tuo è un discorso tecnico e ti posso anche dare ragione. ok, da oggi diamo anche i premi ai viral stampa. ciò non cambia che ai clienti di ste robe frega ben poco. la campagna che hai postato piace alla gente del settore ed è stata postata da un account di facebook visitato esclusivamente da persone del settore, non da potenziali clienti ma da potenziali clienti. quindi il risultato a livello economico è zero. ed è il denaro che muove il mondo.
ma perché si continua a valutare un annuncio/campagna/video/radio/affini solo in base ai premi ricevuti?
non sarebbe meglio valutarne l'impatto e la funzionalità rispetto al target senza troppe pippe su come verrà valutato dal parlamento eletto ad porcellum?
e poi... in fondo è grazie al web che tante "cose belle" non sono più riservate ai soli addetti ai lavori (e fatte solo per incesare i propri curricula). un mezzo che può far esplodere un messaggio verso un numero illimitato di utenti, grazie alla sola meritocrazia di chi ha saputo fare un prodotto che piace. senza condizionamenti o imposizioni.
adesso vado che sta uscendo il caffè.
peccato non sia uscito prima il caffè.
Peccato essere arrivto tardi nel discorso ozioso eppue ci tengo a dire le mie impressioni, un tanto al chilo.
Credo bisogna fare una differenza tra: farsi apprezzare ed essere virale.
Il mondo della pubblicità usa delle scatole "ibelieve etc.." in cui tutti i professionisti hanno la possibilità di tenersi aggiornati, quindi coloro che arrivano a guardare quesi siti sono solo addetti ai lavori, ergo, non in target. La si apprezza ma da un punto di vista completamente diverso. Quindi le visualizzazioni in quel cosa sono più che scontate e non utili al fine. Certo, nel caso specifico, ovvero una self promotion, il canale giusto per questa campagna è quello, solo che JVM Amburgo, ha saputo fare tanto di meglio tramite un'applicazione I-Phone diventando molto più di una campagna, ma un servizio.
Altro discorso è essere virale. La viralità vuole la circolazione/diffusione spontanea della cosa, ovvero il più classico "oh, hai visto..." e non credo che in questo caso sia stato fatto e purtroppo; a parte immagini particolarmente scabrose, vedi Kate Moss che fa uso di cocaina nuda sul divano di casa sua, non conosco altri esempi di immagini virali. Si potrebbe ipotizzare un product placement in quel senso, ovvero Kate Moss tira la coca con una maglietta H&M (esempio ovviamente sbagliato).
Quindi boh....Non sarei molto d'accordo...
Scusate se mi sono dilungato.
ego, sai che non ci ho capito veramente un cazzo?
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