lunedì 31 gennaio 2011

Disbanded collateral effects.




Per la prima volta su questo blog si parla di un farmaco Disbanded. Ciò a causa dei suoi effetti collaterali. Persone che lo usavano per dormire, si ritrovavano misteriosamente grasse.

"Nel 2002 sulla rivista Sleep Medicine, erano stati pubblicati i casi di pazienti, che avevano assunto Zolpidem e che avevano sperimentato alimentazione incontrollata mentre erano addormentati. Due casi segnalati all’ADRAC si riferivano a pazienti con alimentazione incontrollata da addormentati. In un caso, la paziente aveva guadagnato 23 kg nell’arco di 7 mesi, mentre stava prendendo Zolpidem; fu scoperta, addormentata, di fronte ad un frigorifero aperto. Nell’altro caso, un paziente che era aumentato di peso in modo significativo, è stato scoperto da parenti mentre prendeva il cibo dal frigorifero e da armadietti in cucina. In altre segnalazioni, pervenute all’ADRAC, sono stati descritti il caso di un paziente che si è svegliato con un pennello in mano dopo aver dipinto la porta. Due altre segnalazioni infine hanno riguardato il caso di soggetti che guidavano mentre stavano dormendo. ( Xagena2007 )"

Elvis has left the building.

mercoledì 26 gennaio 2011

Mi sento fortunato.



Era dai tempi dell'ultima mail Spam di vincita di 1 milione di euro per essere stato estratto a sorte tra migliaia di nomi a caso che non ricevevo una DEM così allettante. Pensate, per soli 400 euro annui (sarebbero 600 se non avessi la carta Ulisse) potrò usufruire di una saletta Lounge Alitalia e accedere ai tramezzini e le pizzette ad essa associati, che - posso dirlo essendone stato ospite una volta - sono perfettamente in linea con il resto dell'aeroporto (Fiumicino o Linate, fa forse differenza?). Presumo che un servizio di tale classe si paghi in tutto il mondo, e che costi sempre come una palestra. Eppure non riesco a dimenticare il profumo (profumo vero) che si sentiva lo scorso inverno nei bagni pubblici dell'aeroporto di Monaco e Francoforte, dove per 0 euro ti davano anche il caffè, il giornale e uno specchio. Che era il pavimento.

Elvis has left the building.

Il peso dell'ADCI, di Vigor e delle campagne rilevanti.



Ecco qui le uniche cose che so a proposito dell'ADCI: il presidente dell'Art Directors Club Italiano deve essere un creativo. Rispettato, rompicoglioni, autorevole. Bravo a fare il politico e bravo a fare il creativo. Con un sacco di tempo a disposizione, quindi probabilmente anche ricco. Vigorelli andrebbe quasi bene, per dire. L'ADCI non è il sindacato dei creativi, e non potrà mai esserlo. L'ADCI per risollevarsi ha bisogno del suo annual molto più di quanto l'annual abbia bisogno dell'ADCI (in fondo se ne potrebbe creare uno altrettanto autorevole, e indipendente, in un attimo). E' la sua vetrina. L'annual deve abbandonare la carta e passare sul web, modello Adsoftheworld. Solo così diventerebbe vivo, letto probabilmente da clienti, creativi, stampa, gente di passaggio. Solo così non sfonderebbe inutilmente la mia libreria. Tra l'altro ciò che è molto visto/visitato - mi dissero - fa guadagnare molti più soldi di ciò che raccoglie polvere. Inoltre: il problema dell'annual non sono le campagne finte o vere, ma le campagne rilevanti. Iniziamo a premiare le campagne che siano in qualche modo rilevanti, anche fosse solo per la loro straordinaria bellezza. Rilevante è ciò che ha avuto senso fare, che è stato notato, che si è distinto. Fake-non fake è una distinzione obsoleta e infatti noiosissima. Quello che dice Vigor nell'intervista qui riportata è giusto assai: purtroppo non è più l'annual delle cose che sappiamo fare, ma di quelle che potremmo fare. Se l'annual fosse interamente online, le campagne irrilevanti passerebbero via come acqua fresca, con la velocità distaccata e superba che solo il web sa regalare. Ultima cosa che so è che non mi candido a fare il presidente, e nemmeno il mio amico Luca Albanese. Non ne abbiamo il tempo, e non sarebbe serio. (Per quanto mi riguarda non ne sarei nemmeno capace). Ma questo lo sapevamo. Lo dico solo perché la voce girava, e anzi ringraziamo chi la aveva accolta con favore.
Fine del post pesante.

Elvis has left the building.

martedì 25 gennaio 2011

Uno spot sobrio.



Nessun effetto speciale, nessuna trasformazione, no show off. Solo un lungo filo logico, più che realistico, all'insegna del minimalismo e della riflessione. E' evidentemente tornato il tempo dei filmati a zero budget.

Elvis has left the building.

lunedì 24 gennaio 2011

Inverno 2011, tendenze moda.



L'uomo che ha rilanciato i sandali da piscina è naturalmente lui: MZ. Adidas. Neri. Le Havaianas le portava mio nonno. Nota bene: da calzare solo con la neve, come anche racconta il film a lui dedicato, aI posto degli scomodi Moon Boot che ingombrano troppo quando si tratta di incrociare le gambe davanti a un giornalista. Qui un vecchio articolo sulla questione, alle origini del fenomeno.

Elvis has left the building.

mercoledì 19 gennaio 2011

Mi fai paura, man.



Il rapper più veloce del mondo è bianco? Escludo la postproduction.

Elvis has left the building.

Ttwo lovers havin a pic nic with a dead body.



La cosa che più ci siamo persi credendo di abbandonare il vinile, è la sequenza dei pezzi. Il fatto che le canzoni venissero collocate in un ordine preciso, in modo da averne perlomeno 4 cardinali: la prima e l'ultima del lato A, la prima e l'ultima del lato B. Sì, anche con il digitale le canzoni di un disco un disco hanno un ordine, ma si sa che non è la stessa cosa. Nel 1978, uno dei produttori di Darkness of the edge of town riceveva questa indicazione da Bruce Springsteen: "il mio pezzo (Adam raisded a Cain) deve arrivare come un cadavere in mezzo a un pic nic". E infatti è esattamente quello che il pezzo faceva. Credo cha anche quando entriamo in sala di doppiaggio per incidere la colonna delle nostre stupide pubblicità, dovremmo dare indicazioni del genere. Non "mettici più emozione, più sorpresa", ma più una cosa tipo: "stai vedendo tuo nonno resuscitato, e queste sono le prime parole che gli rivolgi".

Elvis has left the building.

lunedì 17 gennaio 2011

"Steve was delicious."



Come dice il mio advertising-blogger preferito, se sei mai stato coinvolto "in the surreal, horrifying environment of a focus group, that can make you question your existence" non puoi fare a meno di sorridere davanti a tutto questo.

Elvis has left the building.

venerdì 14 gennaio 2011

Il caso Pink Pony.



Quasi-una-parodia delle case histories che affollano il nostro lavoro oggidì (qui qualche esempio di quelle vere). Trattata, eseguita e prodotta proprio come quei filmati che si mandano a Cannes o in giro per il mondo per vincere premi. Magari iscriveranno anche questo, anzi me lo auguro. Sad o divertente a seconda del grado di serietà con cui lo prendiamo. Disbanded in ogni caso. Oltretutto il pony alla fine non è nemmeno Pink.

Elvis has left the building.

mercoledì 12 gennaio 2011

Print advertising, where are you now?



(Attenzione, il post sarà un po' prolisso rispetto al solito, ma in compenso noioso come sempre).

Sfogliando in questi giorni un album online di belle pubblicità stampa italiane degli anni '70 e '80, mi sono chiesto: che cosa impedisce ad annunci pubblicitari come questo di uscire oggi, nel 2011? Ai non addetti ai lavori sembrerà un normale annuncio stampa, ma noi sappiamo che questa roba non esce più. Analizziamolo brevemente: è spiritoso, intelligente, la foto è vera, il maglione sembra usato, la camicia non è di stireria, le rughe non sono state rimosse, ma soprattutto c'è un titolo divertente che - sono certo - ti spinge quantomeno ad affrontare con interesse un tabù come la body copy. In definitiva questo vecchio annuncio parla come le persone vorrebbero tuttora che la pubblicità parlasse (un altro esempio straniero? eccolo). Oggi di annunci come questo, con questo spirito, veri, visibili, per una marca importante, non se ne fanno più. Due cause, o probabili concause: qualcuno ha smesso di farli, qualcuno ha smesso di approvarli. Quelli che hanno smesso di farli hanno dovuto seguire i trend di comunicazione che da almeno 15 anni a questa parte ci indicano una strada diversa, fatta di linguaggi solo visivi, poche parole e qualche senso sottinteso. Quelli che hanno smesso di approvarli sostengono che i tempi di fruizione della pubblicità stampa oggi sono diversi: nessuno si sofferma più di un secondo su una pagina, da sfogliare il più rapidamente possibile. Abbiamo tutti meno tempo. Eppure non è ciò che sappiamo da sempre su questo lavoro: se esiste un'insindacabile regola sull'argomento, è che se dici una cosa in modo interessante , farai fermare chi ti sta leggendo, indipendentemente dal tempo che ha a disposizione. Ma se sfogliate le pagine di qualsiasi rivista o giornale oggi - e non solo in Italia - raramente troverete un'intelligenza che vi faccia fermare. Forse negli annual o nei festival di pubblicità sì, ma sui giornali veri, sulle pagine che tutti sfogliamo, questa roba non c'è più. E' come se la pubblicità, avendo smesso di usare parole, avesse anche smesso di parlare. La print-advertising di oggi è molto più simile a quella basic degli esordi degli anni '40 e '50 rispetto a quanto non lo fosse la pubblicità degli anni '70 e '80, che era assai più evoluta. La mia sensazione è che, compiendo un percorso vitale alla rovescia, si stia piano piano dirigendo verso la sua nascita, ma volevo dire morte. Salvo illuminate eccezioni, oggi per trovare divertimento o intelligenza in questo settore bisogna andare su Internet. O per strada (ma sforzandosi di non guardare i manifesti). Del resto la cartina di tornasole sono le pubblicità politiche. Perché è lì che si vede come un Paese è pronto a comunicare. Gli USA del 1984 ad esempio erano questi, con questo tono di voce. E l'Italia aveva ancora degli intelligentissimi manifesti politici. Ma come sempre chi imputa la cattiva qualità della pubblicità ai clienti o alle agenzie, si concentra sull'aspetto microscopico del problema, tralasciando la causa principale che è al 90% da cercare nell'aria che respiriamo fuori dalle nostre finestre. E del resto sicuramente molti di noi in Italia ricordano le grandi campagne della sinistra (quando la sinistra sapeva comunicare), quelle dei verdi, ma anche di partiti liberale o repubblicano. Ma era un'altra Italia. Non c'erano i limiti (intellettuali, soprattutto) che ci sono adesso. Non c'era la paura di parlare in modo diretto, schietto, naturale, come invece fa l'annuncio qui sopra. Non diciamo più le cose come stanno, anche perché non diciamo più niente. A proposito: il copy era Pasquale Barbella. Forse bisogna anche dire non ce ne sono più molti come lui, il che potrebbe spiegare molte cose.

Elvis has left the building.

I still have a job.



Sono sempre più affascinato dal livello crescente, qualitativamente parlando, dei cineasti che "ci provano". Girano filmati per fatti loro, e li utilizzano in qualche modo. Questo splendido (sempre qualitativamente parlando) promo è stato girato da due filmmakers indipendenti a Weehawken, New Jersey, per attirare l'attenzione di HBO. Il filmato doveva serivire a promuovere la serie "Boxing After Dark". HBO, che pure è un brand che ci capisce, ha cortesemente rifiutato. Ma i due sono diventati famosi lo stesso: se li è presi Hollywood e li ha portati sulla sua collina, e magari ne sentiremo parlare presto. "I Still Have A Soul," è il titolo di questa bella storia in 2 minuti.

Elvis has left the building.

martedì 11 gennaio 2011

Unuseful statistic of the day.




Le lettere dell'alfabeto disposte secondo la loro ricerca su Google. Tra i numeri prevale 6, probabilmente a causa del 666. Che si accaduto lo stesso con AAA?


Elvis has left the building.

sabato 8 gennaio 2011

Una questione di punti di vista.



Una galleria di loghi poco felici, messa insieme dal sito Bored Panda. Nella lista secondo me spicca questo per la Catholic Church’s Archdiocesan Youth Commission, fatto nel 1973 quando la pedofilia era più oscura e nascosta rispetto a oggi. Il logo vinse anche un premio all'Art Directors Club of Los Angeles. Sbaglia invece il sito a inserire tra i "fallimenti" il riuscito logo di A-Style, che in verità ha funzionato benissimo: alla Archdiocesan Youth Commission ancora si lamentano di non averci pensato prima.

Elvis has left the building.

mercoledì 5 gennaio 2011

Radioless.



Potrebbe essere una nuova sottocategoria di Homeless: quella delle voci sottratte alla radio. La storia è bella - la potete leggere nella descrizione del video - ed è una storia finita bene. Ted Williams era un homeless con una grande ricchezza: una voce fantastica, sprecata però all'ombra di un semaforo americano. Dopo una serie di appelli, e una diffusione spaventosa di questo video, Ted ha trovato una Radio. Cioè una casa. Oggi dà il buongiorno agli automobilisti, fermi magari a quello stesso semaforo. (Thanks Many People)

Update: il lieto fine è qui.

Elvis has left the building.

martedì 4 gennaio 2011

Il dramma dell'immortalità, raccontato da una busta.



Potrebbe essere il video più lungo che ho mai postato su questo blog, ma potrebbero essere 17 minuti spesi bene. La storia di una busta di plastica, dalla sua nascita fino alla sua non-morte (perché si sa che queste pratiche sporte non biodegradabili non muoiono mai), narrata in prima persona da lei stessa, la busta. Se ne producono 500 miliardi all'anno, quindi ci può anche stare che una di loro sappia parlare.

Elvis has left the building.

lunedì 3 gennaio 2011

domenica 2 gennaio 2011

Come "Gli uccelli" di Hitchcock, però al contrario.



Inquietante fatto che apre l'anno 2011 nello stato dell'Arkansas. A Beebe, più di 1000 uccelli cadono morti dal cielo, senza un apparente motivo, come in una puntata di Flash Forward, o in un remake del grande film di Alfred. Solo che qui è tutto vero. Forse un fulmine, forse i fuochi d'artificio (a Beebe? Arkanso??), o più probabilmente un UFO.

Elvis has left the building.

sabato 1 gennaio 2011

Understanding Easy Rider on a limo.



Dennis Hopper on Easy Rider O.S:
"The original idea was for Crosby, Stills & Nash to score Easy Rider, but I had a falling out with Stephen Stills. We were driving back to my office in his limo and I said, “Stephen, this simply isn’t going to work.” He asked why and I shouted, “Because I’ve never been in a limo before and anyone who drives around town in a limo can’t understand my movie! Fuck off! If I see you around here again, I’ll fucking kill you!” That was how I made my movie."

Elvis has left the building.