In questo blog si tende a non parlare mai male della pubblicità altrui. Ciò non avviene per svariati motivi, che vanno dall'educazione allo spirito di corpo, all'opportunismo (nella vita non si sa mai: "ma lei non è per caso quel Ted che sbeffeggiò il nostro annuncio dei volti dei presidenti americani scolpiti della maionese?"), o più semplicemente perché gli scheletri nell' armadio ce li abbiamo tutti. Se quindi mi soffermo su questa ennesima campagna non-sense e Disbanded del mondo del fashion è solo per fare un opportuno distinguo tra le idee che spesso lo popolano. Questa campagna (che poi non è propriamente una campagna), in cui una modella non tra le più espressive accarezza con la sensualità di un teste che giura sulla bibbia un dinosauro gonfiabile in una casa che vorrebbe assomigliare a quelle di AD, ma che in AD entrerà solo se il cliente comprerà una pagina della rivista, il tutto volutamente senza alcun significato, dimostra come il confine tra la cosa bella e trasgressiva e quella ridicola sia pericolosamente sottile. Ad alcuni, infatti, non sembrerà poi tanto peggio delle campagne milionarie di Maison più abbienti. Ed è solo un esempio. Avrei potuto produrne altri, dal modello che beve un sorso d'acqua direttamente dalla sua scarpa, alla modella che si strugge cosparsa di farina non mi ricordo se ingerendo un diamante o un sasso. Il mondo della pubblicità della moda ne è pieno. Certo è un confine, quello tra il ridicolo e l'artistico, che non riguarda solo la pubblicità dei prodotti di lusso, ma che in questo settore trova la sua massima espressione, soprattutto economica. Di fatto, il ramo del fashion è ancora l'unico in cui il cliente sia disposto a spendere centinaia di migliaia di euro per un fotografo. O decine di migliaia di euro per il suo stylist. Negli altri settori non accade più dagli anni '80. Però, quando vedi campagne come questa - spero almeno a basso costo - capisci definitivamente che non tutti possono fare tutto, che certe spese sono giustificate, che più spende meno spende, e altre frasi di mia nonna risalenti al tempo in cui era un dinosauro gonfiabile ma nessuno l'accarezzava.
(Soluzione: Elvis has left the building)