domenica 31 agosto 2008

Rebus (frase 5, 3, 3, 8).



In questo blog si tende a non parlare mai male della pubblicità altrui. Ciò non avviene per svariati motivi, che vanno dall'educazione allo spirito di corpo, all'opportunismo (nella vita non si sa mai: "ma lei non è per caso quel Ted che sbeffeggiò il nostro annuncio dei volti dei presidenti americani scolpiti della maionese?"), o più semplicemente perché gli scheletri nell' armadio ce li abbiamo tutti. Se quindi mi soffermo su questa ennesima campagna non-sense e Disbanded del mondo del fashion è solo per fare un opportuno distinguo tra le idee che spesso lo popolano. Questa campagna (che poi non è propriamente una campagna), in cui una modella non tra le più espressive accarezza con la sensualità di un teste che giura sulla bibbia un dinosauro gonfiabile in una casa che vorrebbe assomigliare a quelle di AD, ma che in AD entrerà solo se il cliente comprerà una pagina della rivista, il tutto volutamente senza alcun significato, dimostra come il confine tra la cosa bella e trasgressiva e quella ridicola sia pericolosamente sottile. Ad alcuni, infatti, non sembrerà poi tanto peggio delle campagne milionarie di Maison più abbienti. Ed è solo un esempio. Avrei potuto produrne altri, dal modello che beve un sorso d'acqua direttamente dalla sua scarpa, alla modella che si strugge cosparsa di farina non mi ricordo se ingerendo un diamante o un sasso. Il mondo della pubblicità della moda ne è pieno. Certo è un confine, quello tra il ridicolo e l'artistico, che non riguarda solo la pubblicità dei prodotti di lusso, ma che in questo settore trova la sua massima espressione, soprattutto economica. Di fatto, il ramo del fashion è ancora l'unico in cui il cliente sia disposto a spendere centinaia di migliaia di euro per un fotografo. O decine di migliaia di euro per il suo stylist. Negli altri settori non accade più dagli anni '80. Però, quando vedi campagne come questa - spero almeno a basso costo - capisci definitivamente che non tutti possono fare tutto, che certe spese sono giustificate, che più spende meno spende, e altre frasi di mia nonna risalenti al tempo in cui era un dinosauro gonfiabile ma nessuno l'accarezzava.

(Soluzione: Elvis has left the building)

8 commenti:

EGO ha detto...

Ted, dopo che il non sense vince il gran prix (vedi un certo gorilla che suona) quello che mi chiedo è: se la pubblicità deve farsi vedere e far parlare di sè, perchè deve avere necessariamente un filo logico? Spesso sono le cose che rompono l'immaginario a far parlare di se. E guarda caso il più delle volte chi rompe l'immaginario lo fa con cose senza alcun filo logico. Tu sei abbastanza disbanded in questo senso? Oppure di lunedì, primo settembre, è troppo pesante l'argomento? Magari facciamo dopo il caffè. ;)

Anonimo ha detto...

Io guardando la foto, che la pubblicità di moda spesso è solo foto, aggiungo che anche Gattinoni non è un granchè come stilista. Perdipiù come molti sarti romani, fa l'imitazione in ritardo degli stilisti milanesi, come le serate di moda a Roma fanno l'imitazione in ritardo della tv di moda.Quindi Insomma è un annuncio azzeccato per un marchio bluff.

Ted ha detto...

Ego: approvo l'idea di parlarne doo la pausa caffè, forse sono entrato già tropo nel vivo ed è solo il 1°settembre in un paese che ad agosto (unico caso al mondo) stacca la spina. In brave però ti dico: non sono affatto contro le cose senza un filo logico. Sono contro le cose brutte. Da qui il mio distinguo.

E sono totalmente d'accordo con francescos: probabilmente è la pubblicità giusta per Gattinoni.

Anonimo ha detto...

forse è la versione facilitata di questa: http://adsoftheworld.com/media/print/fayreform_lingerie_work_your_curves_3?size=_original

nicoruk

io ha detto...

@ the ego
dici: il più delle volte chi rompe l'immaginario lo fa con cose senza alcun filo logico

attenzione attenzione, non seguire un filo logico è un concetto ambiguissimo, spesso usato come alibi da chi non ha proprio nulla da comunicare e butta lì la prima cosa che capita.
La creatività le emozioni la persuasione non hanno quasi mai a che fare con la logica. Ma comunicare vuol dire innanzitutto FARSI CAPIRE, anche se solo da pochissimi, anche se solo a livello di pancia, anche se solo con un atto estetico sublime. Non mi pare il caso di Gattinoni :-)

Anonimo ha detto...

Le campagne per prodotti fashion non le fanno i pubblicitari - nella maggior parte dei casi - ma i fotografi: mondo a sè quindi, concetti illogici e surreali e le copy spesso e volentieri sono solo il logotipo. Alemno penso.
Sarebbe bello sposare l'illogicismo del fashion e portarlo nelle agenzie (Alcuni clienti già ci sono), ma lì il fotografo è il vero account director con portfolio proprio: il resto non conta, forse.
Tranne se prendiamo spunto da campagne come quella anfibia, della coppia italiana a Parigi (del Gobbo + Settesoldi) per Sundek. Lì ci sono entrambi le soluzioni.

Mr. Becks

EGO ha detto...

@io

La penso in parte come te. Solo che vedendo certe cose, a volte il dubbio mi viene;).

Anonimo ha detto...

Caro Ted, sono le rivistine come AD che creano campagne come questa. L'architettura sta molto lontano da AD.