mercoledì 9 aprile 2008
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Home of the Disbanded philosophy.
La lingua inglese contempla un verbo bellissimo, che noi non abbiamo nemmeno la possibilità di tradurre. Il verbo èto Disband. Quando un gruppo musicale si scioglie, loro dicono che è Disbanded. Ma Disbanded è anche una filosofia di vita, un modo di essere e di agire, una condizione umana. Sei confuso? Sei Disbanded. Non hai voce? Sei Disbanded. Sei tornato single? Sei Disbanded di nuovo. E questo è il tuo blog.
37 commenti:
Se poi parliamo di quelli bravissimi, il divario diventa stellare.
A quanto pare Juan Cabral guadagna 1000000 (unmijone!) di pound all'anno.
http://agencyspy.wordpress.com/2008/04/05/dem-haters-and-juan-cabral/
Certo, è il direttore creativo della Fallon di Londra, nonché autore dei vari Sony Bravia e di Cadbury gorilla.
Ma la cosa sconvolgente non è lo stipnedio, è l'età.
Il milionario è classe '79.
Ecco perché ho fondato il Comitato Cervelli di casa nostra.
Federica M.
Coordinatrice della Resistenza
Ed in Italy? cifre e tabelle sono utili e interessanti, ma,aimè, ho poco dimestichezza con i numeri, e di conseguenza, dopo un pò di tempo, l'effetto è questo:
http://www.youtube.com/watch?v=JinnnukLCbM
mi gira la testa!
torno quindi a sfogliare il catalogo di immagini fotografiche. L
Non sono un copy e non rientro nemmeno tra i "creativi bravi", ma effettivamente gli stipendi sono sicuramente piu' alti di quelli italiani.
Nonostante il costo esorbitante della vita londinese, con gli stipendi compresi nella fascia piu' popolare (34%) a Londra ci vivi. Senza viziarti di sicuro (ma a Londra si tira avanti anche Disbanded) ma ci vivi.
E riesci anche a gustarti le campagne solo bodycopy che in Italia sembrano scomparse :-)
Gli stipendi dei pubblicitari italiani sono i più bassi del mondo. Questo si spiega con la scarsa importanza che la creatività ha in Italia.
Sentiamo sempre dire che gli italiani sono un popolo creativo, ma purtroppo non altrettanto si può dire del paese che li ospita: l'Italia. In Italia la creatività non conta nulla. E quindi non c'è alcun bisogno di pagarla.
Credo, a naso, che lo specchietto possa valere anche per l'Italia se sostituisci i pounds con gli euro, ma lasci invariati i totali annui.
Caro Ted,
l'Italia ha gli stipendi più bassi del mondo in ogni campo. Non conta nulla la creatività, come non conta nulla l'istruzione, la sanità, la ricerca, la pulizia delle strade ecc.
Come sempre, il nostro è un problema culturale di ampio raggio. Una continua e progressiva assuefazione al nulla e all'idiozia che fa tanto comodo a ogni individuo che abbiamo sopra di noi, in una scala discendente che assimila tutti i piani della società fino agli scantinati. La regola numero 1 è il risparmio a tutti i costi e ormai quando senti parlare di investimento, pensi subito a qualche pirata della strada, salvo scoprire che il pirata è un consiglio d'amministrazione o un semplice datore di lavoro. - 1731975@gmail.com
Oh, finalmente! da tempo cercavo qualche informazione generale sulle retribuzioni italiane in pubblicità, ma nessuno ne parla volentieri ed è difficile fare una statistica credibile.
A me sembra che anche se sostituiamo gli euro ai pounds lo specchietto sopra non vale per l'Italia. Tra i colleghi che conosco bene, creativi senior in agenzie importanti, le retribuzioni sono sotto o intorno ai 2000. Gli stagisti da 0 a 500, i junior sono fortunati se arrivano a 1200, 1300.
Sono io che conosco solo gente sfigata o è effettivamente la media nazionale?
Temo sia la media nazionale ma facciamo anche un bel ma culpa di settore: per anni, con le nostre belle partite di calcetto nei corridoi abbiamo fatto credere ai nostri datori di lavoro (e ai clienti) che in fondo il nostro fosse un lavoro da privilegiati e che la retribuzione mensile fosse un gentile cadeux.
Nei paesi anglosassoni che questo sia un lavoro difficile, duro e anche molto logorante è scolpito nel granito.
Il commento di cui sopra non ha nulla a che fare con la mia scarsa abilità con la pelota.
une fotografia della situazione lavorativa italiana in bianco e nero. Sconcertante. Numero qui sopra, ma proprio in tutti i campi? Ti ricordo che i parlamentari italiani hanno gli stipendi più alti d' Europa. Comunque, è sempre un problema di responsabilità. Non soltanto culturale.
E poi, perchè su uno stipendio tocca pagare il 37% di tasse? Siamo assuefatti dalle tesse, questa è l'idiozia. L
Concordo pienamente con Ted, purtroppo.
Perché pagare la creatività, quando in Italia non conta nulla, e nulla viene fatto per premiarla.
Un esempio fresco fresco?
Ascoltatevi i radio finalisti della XVI edizione del Radiofestival e poi ditemi cosa c'è di creativo, di nuovo, di interessante.
Sono d'accordo L.
Chiaramente in ogni società ci sono eccezioni.
I nostri parlamentari guadagnano tanto e non restituiscono molto al Paese. Ed è anche vero che paghiamo tante tasse da domandarsi se non sia lo stato ad aver creato gli evasori. Ma ricorda che i nostri politici, tra camere, province e regioni non sono poi così tanti come si vuole credere (comunque troppi e costosi).
La maggioranza degli italiani, qualunque sia il loro credo politico, stanno vivendo con stipendi come minimo inadeguati al costo della vita. La soglia di povertà si alza giorno dopo giorno ingoiando famiglie che fino a poco tempo fa si consideravano al sicuro. Bianco e nero? No, la zona grigia è sempre lì, in ogni centimetro di questa società, lo so bene anche io. Non sono un manicheo qualunquista. Non ancora. - 1731975@gmail.com
per rispondere all'anonimo che critica la scelta della giuria del radiofestival,
è vero, non c'è qualità. o forse quella che c'è non viene premiata, perchè, generalizzando, come sempre in Italia è la politica quella che conta (proprio come per gli stipendi). Siamo un popolo di guitti, terzomondizzati dalla mentalità clientelare tipica del meridione.
non c'è competizione, non c'è correttezza, non c'è retribuzione
F.
già. poveri di colore. Grazie del tuo commento. Anche io non amo distiguere troppo nettamente il bianco dal nero, il giusto, dall'ingiusto. Si dovrà comunque prendere una decisione, e trovare una soluzione. Speriamo ci sarà un cambiamento. si può fare! L
Nel caso del Radiofestival la qualità che c'era, forse era poca, ma sicuramente non è stata premiata.
La giuria era composta per larga parte da figure totalmente incompetenti (l'anno scorso c'era una giornalista di Famiglia Cristiana), che nel voto di "scrematura" hanno avuto lo stesso peso dei 4 copy presenti. Il metodo di votazione è come quello in uso a Cannes, la differenza è che a Cannes tutti i giurati sono competenti e di altissimo livello.
anonimo, dove trovo i finalisti del radiofestival da ascoltare?
http://www.radiofestival.it/votaonline1.aspx
fra.
Ciao body.
di seguito il link per ascoltare ed eventualmente votare.
http://www.radiofestival.it/votaonline1.aspx
Trendellemburg
Ha ragione funaro, siete dei manichei.
Se vi interessa, questo e' uno specchio delle retribuzioni salariali in campo creativo Britannico:
http://www.designweek.co.uk/Articles/137905/What+rate+should+you+be+paid.html?CMP=EMC-salarysurvey
I soldi in pubblicità girano soprattutto sulle produzioni tv. In teoria noi creativi siamo i responsabili di quei budget ( in media di 450mila euro )del loro buono o pessimo esito. Eppure chi ci guadagna(va) sono le case di produzione che da noi svolgono principalmente un ruolo intermediazione o anticipo cassa.
Ecco dove sono i finiti i soldi del mio e del vostro stipendio.A Londra Parigi, NY sono le agenzie che chiamano direttamente il regista e la sua casa di produzione: niente middlemen, soldi risparmiati per il cliente e va da sè per chi si fa davvero il mazzo.
Difendo le 7 radio finaliste al Radiofestival!
(ho forse qualche interesse? boh?)
Scherzi a parte, è un po' di anni che va così. Non solo nella radio. Specchio del paese. E' tristemente probabile che non ci fosse nulla di meglio.
Saatchi pigliatutto !
Sì, in effetti ben 4 sono stati fatti nella mia ex-agenzia (e 3 di questi prima che Luca e io andassimo via. Ce n'è anche uno in cui sono copy ma non vi dico quale, anche perché mi vergogno).
Comunque mi pare che ci sia poco da vantarsi: ecco un amaro post sul radiofestival nelle parole del suo President:
http://www.m-o-d.biz/blog/
ma dov'è l'amaro post?
Guarda, e lì sulla seconda mensola. Accanto al Montenegro.
a me piace tanto quello delle prese. non so chi lo abbia scritto, ma è l'unico che ho notato quest'anno. la prima volta lo sentii passare alla radio di un baracchino che vende salsicce. quasi mi commossi. quasi.
tototed? dai, dicci il tuo preferito.
a me mi piace quello dei libri.
Io dico che vince quello dei libri.
Io mi accontenterei dello stipendio italiano se l'ambiente fosse quello inglese. Il guaio è che noi, rispetto a loro, ci ritroviamo con la botte vuota e la donna sobria.
Là prendono quelle cifre e lavorano in un altro ambiente.
Mi sembra di capire dal parere del suo illustre presidente di giuria che i finalisti del radiofestival non siano eccelsi.
A parte il fatto che non vedo la novità, trovo che ci sia qualcosa di peggio dei finalisti del radiofestival: le sue votazioni aperte al pubblico e agli "operatori di settore".
Una commedia all'italiana con batterie di parenti al telefono e altre amenità assortite di un paese e una categoria professionale che, credendo di prendere per il culo il prossimo, prende per il culo soprattutto se stessa.
Il Radiofesrival è sempre stato poco autorevole.
Come del resto non era il Mezzominuto d'oro.
Io però non credo alle batterie di parenti al telefono. Avendo conosciuto un paio di vincitori del primo premio, posso garantirti che vinsero autonomamente.
(Mauro votami per favore)
Ok, Ted. Ero già d'accordo con tua zia e tuo cugino.
quello dei libri farà discutere.
esiste un radio uguale fatto per Honda.
anche per citrosodina se per questo, ma che c'entra? il concetto è perfetto sul brief in questo caso. bellissimo.
trend+fra: bella.
Ciao Ted, scusami, precedentemente hai detto che gli stipendi in Italia dipendono dall'assenza di importanza che la creatività ha nel nostro paese. Come mai, anche gli account guadagnano cifre ridicole? Neanche il marketing investe? E i producer?
Un creativo junior prende praticamente quanto guadagna un commesso di un centro commerciale. Continuiamo a fregarcene così e il paese non cambierà di certo, neanche dal punto di vista creativo.
Gli inglesi sono assai più seri di noi italiani, in molti sensi.
A presto, Curtis
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