lunedì 30 marzo 2009
Now a door in every room!
Il 1° aprile esce un libro che racchiude la ricchissima o poverissima storia delle campagne per il Budget Hotel Hans Brinkner. Per me una case history tra le più belle, intelligenti, fruttuose e piacevoli degli ultimi anni, firmata da Kassels Kramer's. Prendere il punto debole del tuo prodotto, e cavalcarlo fino allo sfinimento: uno dei cliché che i seguaci della Disbanded philosophy inseguono e - è il caso di dirlo - sognano invano da anni.
Elvis has left the building.
domenica 29 marzo 2009
Quality comes from quantity?
In un'interessante (ma alla fine un po' pallosa) intervista a Cannes all'interno del Diary of a Creatve Director, il pluri-decorato creativo brasiliano Marcello Serpa esprimeva un concetto interessante e al tempo stesso antico: nel lavoro creativo, la qualità deriva anche dalla quantità. Se produci due Gorilla, hai il doppio delle possibilità che almeno uno sarà buono. Se fai 100 campagne, avrai maggiori possibilità di individuarne una decina assai creative. E se ne fai 1000, le possibilità aumenteranno, e così via. La cosa ovviamente si ripercuote sui premi: conoscevo un'agenzia brasiliana che lo scorso anno aveva inviato a Cannes 380 lavori stampa: più di uno al giorno, festivi inclusi. Ora che inizia la stagione dei premi e riconoscimenti creativi, sarebbe interessante sapere se la Quantity generale dei lavori iscritti ai festival sia scesa di molto, portandosi appresso anche la già cagionevole Quality. Voci dall'ADCI parlano di un sensibile calo delle iscrizioni chiuse venerdì (in compenso sono cresciute le categorie). A Cannes non so ancora se ci sarà per la prima volta da anni un calo, ma è probabile di sì. Nel frattempo i nomi dei giurati italiani iniziano a circolare: ne conosco (e ne stimo molto) ben 3. Piuttosto: ma con tutti i soldi che fanno, perché quelli di Cannes non danno un ritocco al sito, mai così brutto e confuso?
Elvis has left the building.
It's OK to cry.
L'esclusivo fazzoletto dell'indice Dow-Jones dal 2004 al 2009. Ottimo anche per asciugarsi le lacrime dei 28 dollari dei suo costo. (thanks Winkler+Noah)
Elvis has left the building.
giovedì 26 marzo 2009
Probabilmente la cosa più bella del Curioso caso di Benjamin Button.
mercoledì 25 marzo 2009
Sobrie idee regalo per ingraziarsi la mamma della nuova fidanzata.
In occasione dell'imminente pranzo di presentazione, potresti giungere da lei con un bel piatto da portata con atleta di Catch (l'antesignano del Wrestling), oppure di Ultraman, o anche del probabile suo ex idolo Charles Bronson. Tutte creazioni che potete trovare a Le garage Pierre Blanc. Comunque i tempi cambiano, e conosco mamme, anche abbastanza adulte, che apprezzerebbero di certo. I fiori portateli direttamente nel vaso dei Kiss. (thanks Andrea)
Elvis has left the building.
martedì 24 marzo 2009
Unkle - "Heaven" (directed by Spike Jonze and Ty Evans)
Heaven dei miei da sempre amati UNLKE, appoggiati e rimontati dal mio idolatrato Disbanded Spike Jonze nel film Fully Flared, che ci mise quattro anni a uscire. Le esplosioni sono vere, è napalm. Per un'esperienza ancora migliore consiglio:
a) di vederlo da You Tube, in HD.
b) delle cuffie, e volume alto.
b) di aspettare di arrivare almeno a metà.
Elvis has left the building.
lunedì 23 marzo 2009
E Bogusky è uno che se ne intende.
In questo molto gradevole scritto per Advertising Age firmato dallo skater miliardario Alex Bokusky, il fascinoso creativo della CP&B spiega tra l'altro come le agenzie più piccole e snelle (un tempo anche la sua lo era) possano avere un ruolo determinante nello scenario catastrofico attuale. E parla di nomi. I nomi delle agenzie. Quattro righe mi hanno incuriosito, e le riporto per vostro diletto e insegnamento: "Whatever happened to naming agencies after the partners? Call me old-school, but if you have a name like Ari Merkin, the world needs to see it on some letterhead and real big on the side of a building. Merkin is a wonderful name, and the word is actually worth looking up in Wikipedia. You won't regret it.
Do it now. I'll wait ..."
A me piaceva anche BAD, comunque.
Elvis has left the building.
domenica 22 marzo 2009
venerdì 20 marzo 2009
Di tutte le leggende, la più Disbanded.
Anche se non è certo una novità, vale la pena riproporre il video più Disbanded di tutti quelli che riguardano le dead-or-alive celebrities: il presunto (e unto) Jim Morrison che se la spassa facendo rodei in un ranch dell'Oregon tra vecchi cowboy. Lui poi che amava i Navajo. Disbanded è anche il fatto che il DVD con tali esilaranti prove venga venduto a 29 dollari. Un classico della videografia DSBND.
Elvis has left the building.
giovedì 19 marzo 2009
Giuri di dire tutta la verità, nient'altro che la verità, e di farlo in modo credibile. Dica lo giuro.
Perché in Italia, patria del neorealismo, è così difficile accettare lo stile "reale" e vero in pubblicità? Me lo sono chiesto spesso sia guardando i nostri spot (a dire il vero anche i nostri film) che cercano, senza nemmeno troppo crederci, di appare realistici, sia soprattutto ascoltando le improbabili pubblicità radio che tendono allo stesso scopo, ma che sono quasi sempre over-acted, esagerate e finte. Attenzione: chi dovesse ingenuamente pensare che realizzare uno spot radio "vero" sia più facile che realizzarne uno recitato, sbaglierebbe di grosso. Lo stile finto-vero è una delle cose più difficili da realizzare per bene. Se sai di non poterci riuscire, è quasi meglio andare direttamente sulla commedia. E' quasi priva di rischi e il risultato è più o meno sicuro. Prendiamo come caso tipico un classico dei classici della pubblicità alla radio: la telefonata. Ecco qui sopra un esempio di una finta telefonata assolutamente credibile. Non a caso fatta in America. Vuole essere realistica, e ci riesce benissimo. Oro a Cannes tre anni fa. Se ascoltate il 95% delle finte telefonate dei nostri spot radio, sono finte fino al disgusto, io non le posso più sentire, mi verrebbe da prendere per il collo il copy o l'art (io, che sono uno pacifico) e dirgli: ma ti pare che la nonna, o lo zio, o la mamma, parlerebbe così? Se fossi in grado di dare consigli direi: usate quando possibile voci non di attori professionisti in questi casi: faticherete il doppio ma la gente vi crederà. Altra cosa è se volutamente si decide di sposare la commedia e l'esagerazione: in tal caso va bene tutto e non discuto. Ma lo stile vero mal riuscito è ancora uno dei gap più grandi che ci dividono dal resto del mondo della pubblicità, non solo radiofonica. Sarei pronto a giurarlo sulla pera mozzicata del mio Mac.
Elvis has left the building.
lunedì 16 marzo 2009
Invece di gonfiare i numeri.
venerdì 13 marzo 2009
Dal semivuoto file: Cose fatte bene in Italia.
Ecco due campagne totalmente diverse tra loro, ma con qualcosa di raro in comune: sono allo stesso tempo belle, italiane, e curate nel dettaglio (che è la cosa più rara di tutte per la roba fatta qui da noi cialtroni). La colla è nata in DDB Milano, mentre l'artistica RS.it è merito della coppia Pepe-Siani di BBDO. Apprezzabili qui e qui gli altri soggetti.
Elvis ha left the building.
mercoledì 11 marzo 2009
Pensavo fosse amore, invece era un toy Yoda.
Un velo di disappunto si accomoda sul volto di questa donna: la cameriera, ritratta nello studio del suo avvocato, pensava di aver vinto una Toyota nella gara a chi serviva più birre indetta dal suo pub, ma si è vista assegnare un "toy Yoda" dai burloni proprietari. Non esattamente la stessa cosa, anche se con entrambi i premi puoi andare in giro e divertirti un sacco, volendo.
Elvis has left the building.
lunedì 9 marzo 2009
(Il nonno morì poi d'infarto ballando la pachanga.)
In una recentissima e fin troppo chiara lettera a Giampaolo Fabris sul blog di quest'ultimo, Pasquale Barbella, uno dei più illuminati pubblicitari italiani, dice tra l'altro: "Perché dovrei prendere sul serio quella banca che osa cantare e ballare la pachanga in un momento come questo?". Io la penso esattamente come lui, anche se poi da qualche parte devo aver letto che la banca in questione sta andando piuttosto bene, e me ne dispiaccio, anche se sono contento per la famiglia di Mina. Ma in un momento come questo, in cui molte marche sono terrorizzate e si rifugiano nei manuali di marketing, rifiutando le idee e scrivendosi da sole gli script, cosa si dovrebbe fare? Coca Cola ha pensato, ad esempio, di prendere di petto la crisi, e cavalcarla (ammettiamolo) con una certa dose di paraculaggine. Ma almeno è un'idea. Di sicuro più bella nella versione non annacquata che vedete qui sopra rispetto a quella alla spina servita da noi, con meno sapore come usa nei bar di quart'ordine. In ogni caso, questa volontà di non ignorare il tempo che stiamo vivendo può essere uno dei modi di comunicare in tempi di crisi, anche se forse un palinsesto pubblicitario fatto solo di campagne esistenzialiste finirebbe addirittura per acuirla. Ma, alla resa dei conti, quanto è più allegro e positivo uno spot come questo rispetto a una pachanga in tempo di crisi? E - per rimanere in tema di corporate - quanto sono più veri i 102 anni di Pep Mascarò rispetto ai 132 di Pietro Barilla?
Elvis has left the building.
domenica 8 marzo 2009
The future of Happiness.
"Hai solo vinile? "
"Yes men, only vinyl"
"Hai un biglietto da visita?"
"I've run out of it."
"Mandi dischi per posta?"
"No man no mail shipping"
"Hai un sito web?"
"No man."
"Hai un numero di telefono?"
"It's out of service."
"Quelle sul muro sono foto? "
"No man they're polaroid. But we've a lot of fucking new good records every day."
(Courtsesy of F. D'Emilio at A-1 Record Shop, East Village, NYC 2009.)
giovedì 5 marzo 2009
Directly from a time when the world smelled so and so.
Chissà perché dietro le cose più fuffa-Disbanded c'è spesso un profumo. Qui lo spot creato da Roman Polanski e interpretato da Natalie Portman and Michelle Williams per "Greed", "The Perfume That Doesn't Exist", di Francesco Vezzoli, presentato in grande stile alla Gagosian gallery di Roma. Grande sfarzo per - letteralmente - niente. Gli appassionati di arte profumata fanno tuttavia notare che più Disbanded di tutto questo c'è forse solo Eau d’Ernest (nella foto), a perfume that evokes the spirit of American writer Ernest Hemingway", creato anni fa dall'artista Daniel Bozhkov. Il quale non pago di questa creazione, scriveva: "Hemingway is an emblematic person from a time when America smelled good", proprio così: smelled good. Specie dopo gli allenamenti di boxe dello stesso Ernest, probabilmente. Ma ancora più Disbanded di tutto questo è il fatto che il profumo che ha ispirato l'idea di Vezzoli, e cioè lo storico Belle Haleine di YSL nell'interpretazione di Duchamp sia stato battuto pochi giorni fa all'asta per 11 milioni di dollari, come già rivelato qui.
Mi tocco il naso, e capisco in questo preciso istante, per la prima volta, che ho a che fare con la parte più Disbanded di tutto il corpo.
Elvis has left the building.
mercoledì 4 marzo 2009
Finalmente qualcosa si muove in questa Disbanded Nation.
Mi dicono che l'ex Presidente Francesco Cossiga ieri sera alle 20 in televisione, citando Gladio, abbia usato il termine "Disbanded". Il fatto che sia proprio lui ad aver riconosciuto per primo lo sdoganamento di questo termine a livello nazionale, non va considerato casuale.
Elvis has left the building.
Quando rende lavorare in pubblicità a Londra (città cara, in tempi di crisi).
Queste due tabelle (la piccola è per l'ATL, la lunga è per il Web, entrambe mostrano il salario annuo), sottratte a un headhunter dall'abile Scamp, ci mostrano che nonostante la crisi fare il lavoro della pubblicità a Londra rende sempre molto bene. Ma ciò che mi ha più impressionato è: A) l'eleganza del sito degli headhunter. B) la divisione in ben 17 categorie di creativi tra ATL e Web. C) il fatto che tabelle equivalenti non le troverete su nessuna rivista di settore o simili qui da noi, perché di certe cose non si parla, mai capito perché. Per aiutarvi: 100 sterline sono oggi circa 111 euros.
Elvis has left the building.
martedì 3 marzo 2009
This Blog.
lunedì 2 marzo 2009
Piccoli fans crescono.
Cosa porta il mio vicino di treno cinquantenne a guardare in cuffia sul suo Toshiba portatile con l'aria annoiata di chi l'ha già visto venti volte uno dei film di Harry Potter, e ad avere come suoneria sparata al massimo del suo cellulare sempre la celebre musichetta di Harry Potter? (Ora gli chiedo se ha da prestarmi un libro a caso).
Elvis has left the building.
domenica 1 marzo 2009
*(dove "covet" sta per "amare ardentemente"),
Il grande Paul Arden, uno dei riferimenti Disbanded di questo blog, saggiamente metteva in guardia dall'innamorarsi in maniera smodata delle proprie idee. Personalmente ho conosciuto tanti creativi (e di solito non erano i migliori) così tanto invaghiti delle proprie idee, da rifiutare l'idea (pardon) che venissero rifiutate da un cliente. "Prima o poi la farò uscire per qualche altro prodotto" è di solito il loro disco. Ma non sempre funziona. Anzi, funziona molto di rado. E poi se ti spogli delle tue idee, avrai bisogno di altre idee, e inizierai a produrne di nuove: il che è sempre fantastico. Diceva il grande: "Do not covet your ideas. If you give away everything you have, you are left with nothing. This forces you to look, to be aware, to replenish. Somehow the more you give away the more comes back to you." E se proprio non volete dare retta a un povero scemo, date almeno retta al grande zio Paul.
Elvis has left the building.
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