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Ve ne sono diverse. Negli anni '80 e '90 i megastore di dischi facevano soldi a palate nelle principali città del mondo. Negli anni '80 e '90 anche le grandi agenzie di pubblicità facevano soldi a palate nelle principali città del mondo. Con l’arrivo del digitale, le cose cambiano: chiunque può procurarsi la musica a basso costo o addirittura gratis, e (anche per questo) i megastore entrano in crisi. Anche in pubblicità, con l’arrivo del digitale (e prima ancora dei computer, assenti per tutti gli anni 80 dalle agenzie) le cose cambiano: costruire una pagina pubblicitaria, o girare un film, ormai non è più roba da artigiani di lusso. Può farlo chiunque, spendendo pochi soldi. E le agenzie (anche per questo) iniziano a entrare in crisi. Naturalmente in entrambi i casi c'entra anche una cattiva gestione manageriale e politiche suicide, il web è solo la goccia che fa saltare per aria il vaso. Però queste analogie mi hanno sempre impressionato. Prendete ad esempio la più magica delle parole: “diversificazione”. La usano i Megastore sopravvissuti, vendendo non più solo dischi, ma anche e soprattutto libri, DVD, videogames, riviste, gadget. E la usano le agenzie, “diversificando” dove è possibile, andando ben al di là della pubblicità classica. Basterà a salvarle dal fallimento? Allo storico Virgin di Times Square non è bastato: al suo posto andrà una catena di "moderately priced clothing". Vediamola in positivo: la rinascita del vinile potrebbe salvare la vita alla musica, e far rinascere, un po' alla volta, anche i negozi di dischi. Ed è opinione diffusa presso i più Disbanded
analisti che quando le agenzie torneranno a occuparsi delle idee più che delle formule, del cuore più che delle technicalities, ricominceranno a fare soldi. E a sperperarli in allegria, come ai bei tempi. (Però ci vogliono i creativi, amigo.)
Elvis has left the building.