Recentemente la TBWA di Fanfani ha sostituito l'ex direttore creativo Fabrizio Russo con un cittadino belga, Paul Wauters, un talentuoso creativo "media neutral", come tutti i pubblicitari contemporanei di livello. L'idea di pescare all'estero i direttori creativi non sempre ha funzionato in questo paese. La patria dei Compromessi è un luogo difficile da maneggiare, per cui molto spesso l'esperimento altrui è durato pochi mesi o al massimo pochi anni. Viceversa, in altri paesi, è una pratica comune e spesso vincente. Come porsi quindi? Il quesito è talmente complesso che ho dovuto aggiungere due risposte scappatoia, dovesse proprio buttare male.
Elvis has left the building
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29 commenti:
L'opzione 4 avresti dovuto scriverla come parla Lotito. A volte me fa sganascià (si scrive così?). Cerca di fare l'acculturato ma non si capisce 'n cazzo. è indubbiamente il presidente più disbanded del calcio italiano.
Abbiamo fatto 2 Papi stranieri consecutivi, figuriamoci se non può funzionare un creativo d'importazione. Bazzecole.
e comunque la velina bionda è più bona di quella mora
...ma io pensavo che Ted fosse inglese!
Sob! ;-)
si potrebbe aggiungere un'altra possibilità: tutti i creativi italiani sparsi in europa e tutti i creativi d'europa in italia, e poi a rotazione per politici, medici, avvocati, giudici....così per qualche annetto...
Interessante questione, Ted.
Però i direttori creativi stranieri non vengono in Italia solo per fare i direttori creativi.
Mi spiego meglio.
Nessun direttore creativo di talento verrebbe mai in Italia per mettere a frutto il suo talento. Sanno benissimo che questo è un paese arretrato dal punto di vista della comunicazione, dove la qualità dell'output di un'agenzia non è giudicata in base ai criteri validi altrove (per esempio, nord Europa, America, qualche Far East country), ma da un branco di babbuini arroganti e ignoranti.
Cambiare le cose è un obiettivo per talibani suicidi.
E allora perché vengono?
Perché questo tipo di incarichi sono mission a tempo, propedeutiche a incarichi internazionali più prestigiosi, strapagate dai network quando vogliono ficcare meglio il naso in una filiale locale di cui non riescono a far funzionare come vogliono loro il business, i processi o il livello creativo (e ovviamente non si fidano degli indigeni). Come nel caso della tbwa.
Infatti il belga non arriva perché se ne è andato il Russo (ah ah, giochetto di parole), ma il Russo è stato fatto andare perché doveva arrivare il belga (o l'inglese, l'olandese, l'americano, l'australiano, ecc., ancora non avevano deciso).
La tbwa italia è considerata dal suo network la peggiore d'Europa dal punto di vista creativo, fino al punto da sintetizzare la situazione del reparto creativo in questa frase "If you are a good creative, you won't work for tbwa italy. If you work for tbwa italy, you're not a good creative". In pratica, noi che ci lavoriamo, finiamo per pagare le conseguenze della gestione di un Pol Pot arroccato, avido e impazzito,
E così ci si trova con un talento straniero (sarà vero, poi?) che accetta di passare un paio di annetti a vivere in nota spese nel paese più bello del mondo.
Poi farà un ampia relazione al network, dirà mission accomplished su una portaerei e scapperà, se no il curriculum ne risente.
E poi ci sono ancora tanti altri paesi del terzo mondo da conoscere.
Effettivamente c'è una certa xenocreativofobia.
Forse abbiamo paura di ospitare qualcuno che peggiori le cose oppure, ancora di più, che le migliori.
Sarebbe di sicuro strano. Già immagino Juan Cabral in presentazione da Ferrero per Kinder Pinguì: "Ehm, lords and ladies my idea is: A lot of snow in San Peter square, snowmen everywhere and a pinguin sideways Ratzinger at the window." Stacco. Vediamo Juan all'aereoporto.
Poi magari la nostra esterofilia non è giustificata: anche fuori il perimetro italiano ci saranno creativi non troppo creativi.
Anzi ce ne sono di sicuro...per venire a lavorare in Italia! :D
Il fatto è che esistono nostri ex-colleghi che lavorano regolarmente all'estero come direttori creativi: Luca Grelli ( JWT NY ),Carlo Cavallone (W&K Amsterdam ),
Andrea Stillaci e Giovanni Settesoldi (Grey Paris)con discreto successo.
Ciò dimostra che i creativi italiani sono all'altezza, come anche planner e i media ecc.quando lavorano oltreconfine. Se viceversa è più difficile il contrario il problema è nel mercato e nelle relazioni con i clienti.
Il caso Tbwa Italia è quello di un agenzia di successo sotto il profilo del business, a dispetto di una reputazione creativa piuttosto opaca. Aggiungo che la partecipazione di Russo come giurato a Cannes non ha alzato di molto questa percezione ( il presidente della giura ha dichiarato di non essersi praticamente accorto della sua presenza, anche quando si discuteva dei film italiani, forse per scarsa dimestichezza con l'inglese o forse per la poca familiarità con la comunità creativa internazionale).
E' quindi un compito piuttosto difficile quello che spetta al nuovo direttore creativo, perchè alla prova dei fatti deve canbiare la percezione di un'agenzia che all'estero ha una ottima immagine ma che qui in Italia ha fatto molta
filosofia ( la disruption ) ma pochissimi fatti. Una cosa
comunque potrebbe farla: migliorare il sito dell'agenzia.
Sull'argomento "I creativi italiani sono bravi" concordo con l'amico qui sopra.
E aggiungo; chiunque di voi si sia mai trovato a dover lavorare insieme a creativi stranieri anche titolati in delle sessioni creative comuni (molti network lo fanno), avrà notato con estremo stupore quanto i colleghi stranieri siano spesso naif, e di "first level thinking".
Non di rado mi è capitato di assistere a meeting di questo tipo in cui eravamo noi italiani a fare la parte del leone, anche per una profondità di pensiero e ricerca del concetto o insight creativo che altri normalmente snobbano.
Ai nomi citati da francescos, aggiungerei quello di Lorenzo De Rita. E di Gianfranco Zola.
picchiamolo: è straniero, veine a rubare il posto ai creativi italiani. santo cielo, il punto è se è bravo o no. per me potrebbe anche avere le antenne se sa fare alla grande il suo lavoro.
Settesoldi in Italia sarebbe quattrosoldi.
Secondo me un direttore creativo straniero, che conosce poco e niente dell'Italia, non può far bene il suo lavoro che sarebbe principlamente di comunicare agli italiani. Siamo una popolazione a parte, con un senso dello humour diverso e abitudini di vita che a loro risultano molto particolari.
Dax82
Non è detto che scappi via. Dipende.
All'estero c'è il binomio passione-guadagno (qui soltanto la prima): un ottimo stipendio, sole, mare e un bel piatto di fettuccine potrebbero far passare la voglia di scappare via.
Poi bisogna aggiungere se il creativo è arrivato professionalente (e anche affettivamente): sì, perchè se un creativo ha già avuto le sue soddisfazioni, a parte motivare il team e tirare fuori l'affascinante accento estero alle riunioni, non è detto che si spacchi per i lions più di un creativo italiano (messo a pari merito).
E non lo dico da italiota.
Per la serie: "albert, nicolas..papà vi porta a Roma, nella patria del sole." :) suona bene no? Una bella iniezione di serotonina, non trovate? (California, Brasile, Spagna ecc a parte.)
La nostra amata patria esterofila accoglierebbe alla grande un creativo straniero, questo è quel che penso. E si toglierebbe anche un rene per accontentarlo. Dove sono i reni in Italia? uno è posizionato intorno a Roma, vero? Me l'ha detto il dott. House :)
SIAMO PROVINCIALI.
Mr. Becks
Dimenticavo una cosa.
Ted, spesso discutiamo sul perché è meglio scegliere il mestiere del copy all'estero, ma oggettivamente parlando, a parte l'inghilterra, non è che tutti ci accoglierebbero a braccia aperte.
Non perchè siamo seghe. Ma perchè molti paesi non ti fanno lavorare con l'inglese: il copy va fatto in lingua madre.
A parte inghilterra e altri paesi (tra i quali Olanda e forse danimarca tiè) in Europa non è facile fare il copy neanche se conosci bene la lingua. tocca saperla perfettamente.
Tu faresti fare una bodycopy a un francese che ti dice: "Teddì Teddì ho fatò la copì"? :)
In Francia stesso discorso. Forse dopo aver vinto un lion o dopo aver scelto la strada dell'art direction il discorso cambia.
Non so, tu che dici? Sarebbe facile fare il copywriter all'estero anche a livello di scrittura?
Mr. Becks
nella mia vita professionale ho lavorato con creativi inglesi, tedeschi, brasiliani e yankee e devo dirvi che ognuno di loro aveva le sue buone ragioni per lavorare qui in italia, comprese quelle del godersi i piaceri del nostro bel paese (ovviamente le migliori!).
ho anche partecipato a meeting di network internazionali (pochi grazie al cielo!) dove però mi è sembrato di assistere ad una specie di circo, dove, guarda caso, il lavoro che andava avanti era sempre quello dell'agenzia "vicina" alla sede centrale del cliente.
ma questo non é importante, perché quello che realmente conta, anche se sei costretto a vivere scambi culturali a basso regime, é che é soltanto così che si riescono ad apprezzare, e forse a capire, le differenze di pensiero, come dire... anche se non sono esperienze premianti, arricchiscono.
e comunque sempre meglio le more che le bionde_f
Tutto tranne la Lazio al vertice. Il mio fegato ha una resistenza tarata.
boh, io mi sto facendo l'idea che la scelta dei creativi da parte delle agenzie italiane sia dovuta a parametri di cui sto iniziando a pensare che solo l'intelligence sia a conoscenza.
a questo punto, discutere su queste cose è come parlare del sesso degli angeli, che sarà anche un argomento divertente ma non ci porterà mai alla verità.
quindi forse è meglio adottare una posizione agnostica. nei confronti della comunità pubblicitaria italiana la mia posizione è il boh-ismo.
io ho votato per la mora, ma solo perchè non c'era l'opzione "la velina bionda è meglio della mora".
come siete ingenui.
vi dico un segreto è andata cosi:
16 agosto 2008
Amico di Paul: "Dai Paul non ti abbattere, possiamo ancora vincere"
Paul: "ma che cazzo dici... siamo in 10 contro 11 e anche sotto di un gol. guarda se vinciamo... che ne so, vado a fare il direttore creativo in Italia!"
http://www.repubblica.it/ultimora/olimpiadi2008/Calcio-Italia-Belgio/diretta-dettaglio/3260882
mike
E' una domanda vecchia come il cucco Ted. E non è bello andare a sfruculiare le vicende del povero Russo segato dall'internazionale con la scusa del blog. Non fare diventare il tuo disbanded un rejected by, please.
Solo per tua informazione, ho cancellato (e cancello sempre) tutti i post diffamanti su chiunque.
L'argomento di questo post, del resto, non è Russo (che mi è molto simpatico) ma i creativi stranieri.
La domanda sarà anche vecchia come il cucco, ma su questo blog ci sono molti giovani creativi che magari non se la sono mai posta.
Io non me l'ero mai posta finora. :P
:)
pensandoci bene, tra poco, appena si completerà la globalizzazione, non ci saranno più i creativi stranieri.
@ emanuele
Non diamo sempre la colpa alla perfida Albione.
Russo l'ha segato l'internazioale con l'ampia collaborazione e ispirazione del management italiano.
Se il direttore creativo italiano spara str... come vicky gitto (che rassomiglia fisicamente molto al piersilvio, forse va di moda a milano) probabilmente assumere direttori creativi stranieri e' la vera idea della madonna.
x emanuele:
guarda che qua nessuno ha offeso nessuno. Al massimo si è preso in giro, bonariamente, qualcuno. Io ad esempio l'ho fatto con Lotito. Ma non mi sembra di leggere messaggi offensivi. Quanto al resto, il discorso del blog (quindi pettegolezzi) l'hai tirato proprio fuori tu. Senza offesa, non voglio polemizzare assolutamente. Voglio solo dire che non c'è nessun motivo per dire che questo blog è un rejected by.
ciao Ted, ti scrivo per dissociarmi dall'altro emanuele anche se disbanded e rejected hanno parecchie affinità concettuali. Ma soprattutto sono qui per dirti che la Lazio NON rimarrà al vertice. Sulle veline non posso esprimermi, purtroppo.
Grazie Emanuele, leggo spesso le tue corrispondenze dalle Americhe su Fbook.
Ti direi di non tornare che qui è un macello, ma qualcosa mi fa capire che anche da quelle parti non si ride troppo.
saluti alla bella family,
ted
No, la Lazio al primo posto non ci resta.
Sì ci sarebbe poco da ridere, am meglio farlo. Qui sembra che il Saturday Night Live vada in onda ogni giorno su tutte le reti e a tutte le ore. E i protagonisti non si devono neanche travestire.
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