domenica 1 marzo 2009

*(dove "covet" sta per "amare ardentemente"),



Il grande Paul Arden, uno dei riferimenti Disbanded di questo blog, saggiamente metteva in guardia dall'innamorarsi in maniera smodata delle proprie idee. Personalmente ho conosciuto tanti creativi (e di solito non erano i migliori) così tanto invaghiti delle proprie idee, da rifiutare l'idea (pardon) che venissero rifiutate da un cliente. "Prima o poi la farò uscire per qualche altro prodotto" è di solito il loro disco. Ma non sempre funziona. Anzi, funziona molto di rado. E poi se ti spogli delle tue idee, avrai bisogno di altre idee, e inizierai a produrne di nuove: il che è sempre fantastico. Diceva il grande: "Do not covet your ideas. If you give away everything you have, you are left with nothing. This forces you to look, to be aware, to replenish. Somehow the more you give away the more comes back to you." E se proprio non volete dare retta a un povero scemo, date almeno retta al grande zio Paul.

Elvis has left the building.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Apprezzo questo punto di vista Ted. Avevo un amico copy talmente legato alle sue idee che non accettava che ne esistessero di più belle.
Per me è tutto relativo.
La mattina dopo spesso mi piacciono già di meno.

Mary P.

Zambazoo ha detto...

Apprezzo presuntuosamente il post che credo sia collegato al mio discorso sulla creatività.
Non ho avuto il piacere di conoscere Mr. Arden ma la sua battuta sull’assumere persone più brave di voi l’ho trovata molto inglese… (la trovate nell’archivio di Ted)… Scherzi a parte, la frase citata ("Do not covet your ideas…”) è un insegnamento fondamentale. Bisogna amare le proprie opere, ma bisogna aver anche la capacità di modificarle, ripugnarle e anche distruggerle se necessario. L’aspetto più noioso e deprimente per un creativo, è sicuramente copiare se stesso e quindi amarsi troppo e amare troppo le proprie idee. Un esempio su tutti è sicuramente Picasso, indubbiamente una delle menti più creative di tutti i tempi. Approfondendo la sua storia ci si imbatte in aspetti alquanto curiosi. Seppur tutti noi lo crediamo il grande inventore del Cubismo è facile scoprire che l‘ha solo visto e copiato. Anche quei tratti africani che in un periodo ricorrono frequenti derivano dalle maschere portate dai primi antropologi francesi ed esposte al Musèe de l’Homme, da lui viste, prese e copiate velocemente nelle sue opere. Innumerevoli per il geniale Picasso sono gli aneddoti attraverso i quali possiamo comprendere che il suo percorso creativo non è legato all’invenzione, ma a una profonda memoria, a un incredibile attitudine all’analisi della società, all’abilità di cavalcare le mode e alla velocità di rivendere straordinarie curiosità. Questo non sminuisce in alcun modo il suo valore creativo ed è Storicamente dimostrato. Queste e ovviamente altre qualità hanno creato una delle menti più innovative del 900, e forse, visto dall’etica “dell’aristocreativo” hanno anche creato un mostro, un ladro che non rispetta le regole sulla creatività è quindi è brutto e cattivo anzi un copione… Il discorso su questa “etica” della creatività è ridicolo. Picasso è solo un esempio lampante.

Dai grandi geni abbiamo l’obbligo di imparare e il maestro, in questo caso ci insegna almeno una cosa.. copia, ma copia bene.

Anonimo ha detto...

Zamb, io non sono così flessibile sul concetto di prendere in prestito. E' tutto giusto, ma basta non esagerare se no diventa solo una gara di esecuzioni.

In ogni caso il post riguarda di più l'altro argomento, su cui, come è chiaro, condivido quanto dici.

Ted

Zambazoo ha detto...

Non voglio dire che prendere in prestito, copiare o reciclare sia l'unico modo di fare creatività, voglio solo sottolineare che non esiste UN SOLO modo per fare creatività. Il percorso per arrivare alla realizzazione di un "opera creativa" non è sempre lineare e non deve rispettare regole imposte da finte problematiche etiche. Quindi, anche prendere in prestito, copiare o reciclare può è ripeto può essere UNO modo per raggiungere la realizzazione di un "opera creativa".
Mi dispiace ma nella creatività italiana ora, non ci possono e non ci devono essere finti dogmi e inutili moralizzatori, soprattutto per come siamo messi adesso. Dobbiamo in TUTTI I MODI recuperare il gap che abbiamo con il resto del mondo.

Auariù ha detto...

Mitico Zamba.

Gianni ha detto...

Sono d'accordo con Zambazoo. La creatività è anche la ricombinazione di elementi esistenti.
E' molto apprezzabile comunque l'invito del post di Ted ad essere generosi nella produzione di idee.

Esiste però anche il problema di produrre più idee ma nell'ambito dei tempi e delle risorse messe in campo dal cliente.

Zambazoo ha detto...

La tecnologia ci permette di produrre creatività a bassissimo costo e anche un certo recupero delle nostre facoltà manuali, può aiutarci a produrre oggetti creativi. Le risorse quindi le possiamo trovare facilmente. Per quanto riguarda il tempo, passatemi la battuta: "è relativo".

Anonimo ha detto...

che poi fa il paio con quella favoletta che recitano in tutte le salse nei seminari di marketing o sostengo alle "forze-vendita"...
un gruppo di ricercatori americani ha messo 4 pescecani in una vasca separata a metà con una grande lastra di vetro, ma lasciando un piccolo spazio. Dall'altro lato della vasca hanno buttato una bistecca. In breve, dopo tre, quattro tentativi, hanno osservato, i pescecani desistono. Tranne uno, che a forza di sbattere alla fine, non si arrende e trova il varco per passare dall'altra parte.

"Gli altri tre sono morti d'esperienza"...

Zambazoo ha detto...

Oddio... E' la stessa favoletta che mi raccontava Zio Darwin, ecco da dove l'ha copiata..