mercoledì 15 aprile 2009

Positive e incoraggianti analogie tra negozi di dischi e agenzie di pubblicità.



Ve ne sono diverse. Negli anni '80 e '90 i megastore di dischi facevano soldi a palate nelle principali città del mondo. Negli anni '80 e '90 anche le grandi agenzie di pubblicità facevano soldi a palate nelle principali città del mondo. Con l’arrivo del digitale, le cose cambiano: chiunque può procurarsi la musica a basso costo o addirittura gratis, e (anche per questo) i megastore entrano in crisi. Anche in pubblicità, con l’arrivo del digitale (e prima ancora dei computer, assenti per tutti gli anni 80 dalle agenzie) le cose cambiano: costruire una pagina pubblicitaria, o girare un film, ormai non è più roba da artigiani di lusso. Può farlo chiunque, spendendo pochi soldi. E le agenzie (anche per questo) iniziano a entrare in crisi. Naturalmente in entrambi i casi c'entra anche una cattiva gestione manageriale e politiche suicide, il web è solo la goccia che fa saltare per aria il vaso. Però queste analogie mi hanno sempre impressionato. Prendete ad esempio la più magica delle parole: “diversificazione”. La usano i Megastore sopravvissuti, vendendo non più solo dischi, ma anche e soprattutto libri, DVD, videogames, riviste, gadget. E la usano le agenzie, “diversificando” dove è possibile, andando ben al di là della pubblicità classica. Basterà a salvarle dal fallimento? Allo storico Virgin di Times Square non è bastato: al suo posto andrà una catena di "moderately priced clothing". Vediamola in positivo: la rinascita del vinile potrebbe salvare la vita alla musica, e far rinascere, un po' alla volta, anche i negozi di dischi. Ed è opinione diffusa presso i più Disbanded analisti che quando le agenzie torneranno a occuparsi delle idee più che delle formule, del cuore più che delle technicalities, ricominceranno a fare soldi. E a sperperarli in allegria, come ai bei tempi. (Però ci vogliono i creativi, amigo.)

Elvis has left the building.

24 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma il vinile non esclude la possibilità di creare mp3 digitali da diffondere poi in rete. Ci sono molti "aggeggi" (anche a basso costo) che dal vinile trasformano le tracce in mp3. E sempre più gente li acquisterà per evitare di rovinare i propri vinili dei Tokio Hotel. :-) Quindi nemmeno questo salverà la musica. L'unica salvezza per la musica saranno i concerti dal vivo, i cui ricavati andranno sempre più nelle tasche delle case discografiche (che ingloberanno le agenzie di booking). Per quanto riguarda la pubblicità, sembrerò banale, ma credo che il futuro stia tutto nella creatività. Se produci IDEE VERE, allora nessuno può fare a meno di te. Richard Branson, fondatore della Virgin, scrive questo nei suoi comunicatii. Ma se poi chiude a Londra...che caos!

Anonimo ha detto...

Analisi condivisibile,Ted.
Aggiungerei che, a differenza dei megastore di dischi, molte agenzie internazionali di pubblicità non chiudono grazie ad una forma subdola di amministrazione creativa: niente straordinari, niente festivi pagati, contratti al limite della schiavitù (spiace dirlo Ted ma capitanavi la più spudorata in questo campo), zero diritti sindacali e tagli a go-go.
Vero. è possibile che risorgano su nuove basi capaci di rimettere al centro il valore delle idee. A mio avviso, la prima rivoluzione potrebbe (dovrebbe) essere la fine dei network internazionali così come lì conosciamo adesso: mammut dell'oligopolio incapaci di integrarsi con gli umani. E non con l'idea astratta di essere umano. Ma con quelli veri, che mangiano, dormono, amano e fanno la cacca in un modo diverso a Roma, a Barcellona o a Rio. Chiaramente, il giorno in cui mi faranno DC, con uno stipendio da sperperare in allegria, ritratterò tutto.

Cletus ha detto...

Analogie a parte, mi limito a constatare che tutto è in divenire. Perché comprare (diciamo meglio, possedere) un file mp3 quando lo posso solo ascoltare ? E’ perché poi, per sentirlo, devo comprare uno straccio di lettore, o pagare un tot (se proprio non voglio ricorrere ad Emule) per scaricarlo ?
Mi chiedo come mai nessuno ha ancora pensato ad una roba di questo tipo: vuoi sentire musica ?
Si ? Bene, che diavolo di musica vuoi sentire ? Perfetto, fatti una playlist su qualche sito di qualche multinazionale e ti ascolti la musica che vuoi tu, alla stregua di una filodiffusione. La vuoi sentire anche in auto ? mentre corri ? mentre ti fai la doccia ? mentre trombi ? Bene, ci sarà una diavoleria wireless che te lo consentirà, prima però paghi un tot una sorta di abbonamento, mensile, annuo, settimanale, a gettone, come ti pare, e ti ascolti tutta la tua musica del cazzo che vuoi.
Ci vuole ancora molto ? Perché “possedere” quando una cosa si “fruisce”, essenzialmente ?

Le Agenzie potranno tornare a macinare utili quando impareranno, ma bene, come fanno la cacca anche a Dragoncello (frazione di Acilia-Roma)…ops…

Amen ha detto...

Cito un passo del tuo post, che chiarisci esattamente qual è IL problema:
".. costruire una pagina pubblicitaria, o girare un film, ormai non è più roba da artigiani di lusso. Può farlo chiunque, spendendo pochi soldi..."
Ecco: l'utente medio di pubblicità (o il deficiente medio, tanto per essere più preciso) scambia il mezzo per il messaggio, occupa un po' di media con un po' di spazzatura e crede di avere comunicato. In realtà ha solo pagato a caro prezzo (tutto speso in media) una fettina di awareness.
E' per questo che in agenzia non ci sono più veri art director ma incosapevolmente modesti operatori di photoshop (giustamente malpagati, direi, tanto non fanno la differenza).
Quando la qualità non è percepita, la qualità non esiste.
La "democratizzzione" creativa di epoca digitale ha solo compresso i costi e sostituito operai sottopagati ai validi "artigiani" che hanno fatto grandi le marche quando non si poteva rifare una campagna in una notte, ma le campagne che uscivano avevano alle spalle mesi di pensiero vero e non di cliché da brainstorming frettoloso.
La pubblicità e i pubblicitari di oggi stanno alla pubblicità di non molti anni fa come il Grande Fratello sta all'Odissea girata da Franco Rossi.
Amen.

onan ha detto...

Cletus: la tua idea è più o meno la stessa di Rick Rubin (executive della Columbia). Ma sembra ci siano ancora troppi problemi tecnologici per metterla in piedi. E' un po' troppo avanti sui tempi.

Io credo che il vinile non salverà nulla. Credo invece che i negozi dovrebbero vendere il valore aggiunto. La musica me la scarico e del supporto presto nessuno saprò che farmene. Ma di un oggetto "irriproducibile" che testimoni l'acquisto Di un oggetto da possedere, appendere, tenere in mano, consultare, di quello sì credo si continui a sentire il bisogno. I negozi di dischi dovrebbero fondamentalmente diventare luoghi dove vendere "copertine" stile vinile sulle quali sbizzarrirsi. Ecco io credo che più che il vinile si possa desiderare e spendere per la copertina del vinile. Partirei da lì.

Ted ha detto...

E' giusto Onan, io però vedo che sto iniziando a cercare su vinile i dischi che mi piacciono, perché me li voglio sentire da cima a fondo.
Con gli mp3 non ci riesco, quella è roba da singoli, uno o due pezzi al massimo, come predicava Phil Spector, sempre più Disbanded.
Per questo dico che il vinile - forse, magari - salverà la musica per la seconda volta.

onan ha detto...

Capisco.

FRa' ha detto...

UNPIATTOSOLO. "Perché "questo" è "questo"." Dal vinile puoi sì fare mp3, ma con "rumble", "antiskating" personale, graffi (che anche un vinile nuovo ha), fruscii vari. E poi però non puoi fare il cartone della copertina. E meno che meno, il suo odore, puzza, le ditate sopra, e il fatto che ti fa fare ginnastica anche solo per girare alla facciata B. Lo so, c'è chi si accontenta. Come certe agenziole, anche se di network internazionali, e certi clienti, grossi oh se grooossi, che usano tarocchi di musiche come Jump, ultimo caso sfigatello.

Bandini ha detto...

Io ci credo che il vinile salverà la musica. Forse non tutta. Salverà quella buona. E la cosa mi va più che bene. Tempo fa ho scritto un articolo sul vinile. Parlando con i negozianti è venuto fuori che il vinile negli ultimi anni non è mai calato come vendite. Anzi, è in (piccola ma costante) crescita. Certo, è una nicchia di mercato. Ma una nicchia tenace.

Anonimo ha detto...

COMMENTO UN PO' OFF TOPIC (sorry, ted)

Sapete chi sarà il nuovo dj ddb, dopo Vicky "Beautiful" Gitt?

Grodde ha detto...

@ cletus e onan

Siti come last.fm offrono questo servizio e molto di più da almeno 4/5 anni. E tra l'altro è pure aggratise (almeno per adesso)

Anonimo ha detto...

La vera analogia tra musica e pubblicità è che ci sono pochissime superstar strapagate (spesso immeritatamente) e uno stuolo di poveracci che fanno la fame... però almeno chi fa musica viene considerato un artista, chi fa pubblicità un cialtrone...

Anonimo ha detto...

11.06 bellissimo commento...

FRa' ha detto...

Ano,
Alba in DDB.
Coccoluto in Y&R.
Fontana in II.
Crookers in Testa.
Mancuso in S&S.
Gitto a Sanremo.

Anonimo ha detto...

Fra' accirt

Chad, Steve e Jawed. ha detto...

Cletus, la tua idea non è male. Se ci metti anche i video e lo rendi gratuito è uguale uguale a YouTube.
Certo, un lettore ti servirà sempre.

onan ha detto...

Grodde: lastfm al momento non lo puoi usare in auto, sotto la doccia, e non c'è neppure una tecnolgia immediata per utilizzarlo sul tuo impianto stereo. L'idea è la stessa ma mi pare che siamo ancora distantini.

Anonimo ha detto...

per usare lastfm sull'immpianto stereo basta collegare il portatile alle casse tramite l'amplificatore, o un mixer. Più immediato di questo! Poi se vuoi puoi far dialogare in wi fi l'amplificatore dotato di sensore rfid sempre con il computer! et voila last fm la senti senza fili. per sentirlo sotto la doccia, alzare il volume, o predisporre delle casse water resistant.

onan ha detto...

Ho un'altra idea dell'immediatezza.

Gianni ha detto...

Bel post, osservazioni molto interessanti.

Per quel che riguarda la musica, sarà salvata dalla musica stessa, indipendentemente dai formati.

Un caso analogo a quello degli MP3 è accaduto negli anni venti, quando, con grande orrore delle case musicali (business degli spartiti e dei primi dischi), la radio cominciò a trasmettere musica GRATIS... Orrore! Pericolo!...

Le case musicali si concentrarono subito sul problema di come farsi pagare dalle radio (si commettono sempre gli stessi errori), accorgendosi solo decenni dopo che le radio furono il motore dei boom discografici degli anni trenta, cinquanta, sessanta e successivi.

Ted ha detto...

Condivido Yoga.

Amen ha detto...

Io non condivido, Yoga.
Hai ragione quando dici che le radio furono il motore del boom discografico, perché svolgevano una funzione promozionale di massa.
Ma, allora, se volevi ascoltare i tuoi brani preferiti a qualsiasi ora, non avevi altra scelta che pagare per il disco.
Oggi, quando ti procuri l'mp3, l'ascolto individuale seriale è garantito senza pagare nessuna forma di diritto.

Amen

Anonimo ha detto...

Ha ragione Amen.

cletus ha detto...

a fregarci (almeno...quelli come me...che si dilapidano nei cd-store) è il senso del possesso che fu prealessandrino. Grazie alla crisi che ci fa meditare meglio gli acquisti (perchè no ? dopo un attento prelistening via emule).

Proprio il fatto che sono sempre più rari i lavori per i quali si grida al miracolo dalla prima all'ultima traccia, rende veramente disbanded il continuare a comprarli, e ancora di più, il comprarli, per sbaglio, per la seconda volta, come mi è spesso capitato.

Disintossicarsi: Fruire, NON possedere.