sabato 31 maggio 2008
*Per realizzare questo spot non è stato maltrattato nessun tecnico di postproduzione.
Ecco cosa si sono inventati il 29 maggio scorso gli inglesi che lavorano su Honda. Uno spot LIVE, con questa non facile figura realizzata in cielo da abili skydivers. Viviamo nell'era del "tutto si può fare con la postproduzione"? Benissimo, allora io ti impressiono con qualcosa di altrettanto magico, ma fatto dal vivo. Reale. Ovviamente, essendo uno spot live, è andato in onda una volta sola su Channel 4. Però tutti i giornali ne hanno parlato, e come noi stessi stiamo dimostrando adesso, è stato rivisto migliaia di volte. Come tutti possiamo facilmente capire, qui non si tratta soltanto di avere l'idea, di per sé nemmeno spaziale, ma di poter contare su quelle piccole/grandi condizioni che rendano uno spot come questo realizzabile. Da noi non lo sarebbe, siamo Disbanded.
Elvis has left the building.
giovedì 29 maggio 2008
Ma veniamo ai giorni nostri.
Siccome le storie su Toscani annoiano sempre, eccone una un po' più contemporanea, starring Eric Kessels (imperdibile e famosissimo il sito della loro agenzia, che varia in una trentina di home page diverse) e gli amici di Diego, giovane creativo della Auge, neonata agenzia dal bellissimo nome, fondata da poco da Giorgio Natale.
Elvis has left the building
Dottor Toscani, ha 3 secondi esatti per pensare alla nuova campagna per il Gay Village. 3, 2, 1...Go!
Il Gay Village di Roma ha sempre avuto belle campagne alle spalle. Va bè, diciamo a supporto. Ne ricordo alcune della coppia Michetti/Minerva molto brillanti. La cosa che mi sfugge è come mai stavolta abbiano fatto una scelta così conservatrice e si siano rivolti a Oliviero Toscani. Com'era prevedibile, e per tutta risposta, l'Oliviero ha prodotto questo layout frutto immagino di intere settimane di lateral thinking. Il cliente boccia l'idea, e Toscani protesta: "Imma Battaglia è diventata una signora per bene. Si è imborghesita. In realtà ha paura di fare un torto ad Alemanno: siamo all'autocensura". Ma giustamente la signora replica: "Il Gay Village è molto di più della sessualità che esprime quell'immagine così anni '70". Io vorrei correggere la signora: guardi che negli anni '70 erano molto più creativi. Il problema è che qui ci troviamo nel decennio successivo, 1988 circa. E' lì che abita Mr. Toscani da un bel po' di tempo. E forse anche voi, visto che lo avete interpellato.
Elvis has left the building.
Corso, di scrittura, creativa. Tre parole che non formano una frase.
Uno dei più illuminati scrittori contemporanei, Hanif Kureishi (è suo il celebre "Intimacy") dice finalmente quello che avrei voluto dire io se solo non fossi uno sfigato sconosciuto: i corsi di scrittura creativa sono un bluff. Ah! Che liberazione, mi sento già molto meglio. Del resto già definire "creativa" la scrittura (forse per distinguerla da quella delle etichettatrici Dymo) sembra una furbizia scritta male per togliere qualche soldo in cambio di illusioni. Si può insegnare a essere creativi? si chiede Kureishi. No, si risponde sempre lui. Magari puoi dare delle dritte - sommessamente aggiungo io che a mia volta due anni fa tenevo un corso così intitolato in un'Università - ma di fatto questa mania di teorizzare e insegnare tutto andrebbe ridicolizzata una volta per tutte. Dice sempre Hanif: "Quando insegno scrittura creativa agli studenti, al termine scrivono meglio ma sono anche più infelici. Il fatto è che le aspettative sulla scrittura creativa sono sbagliate e in un certo senso ingannatorie. Si pensa che una carriera come scrittore sarà inevitabile, una volta concluso il corso. E' una fantasia e quasi nessuno degli studenti diverrà uno scrittore di successo. Ed è ingannatorio usare contemporaneamente le parole corso e creativo. Forse è anche per questo genere di frustrazioni, che quando c'è un pazzo che spara in un'università americana, proviene quasi sempre da un corso di scrittura creativa."
Postilla per eventuali miei ex-alunni: non credete a nulla di ciò che ho scritto qui sopra. Vi attendo anzi al mio corso su "come essere naturalmente dotati dalla nascita per il pattinaggio".
Elvis has left the corso.
mercoledì 28 maggio 2008
E saltò fuori Quande.
Ecco una rara, forse unica, foto di Bruce Quande che prova con successo il salto alla Fosbury tre anni circa prima di Fosbury. Uno scrittore sportivo americano l'ha trovata, datata e rilanciata al mondo. Ne deriva che Bruce Quande, inventore del salto alla Quande, sia stato Disbanded dalla storia per tutto questo tempo dal più scaltro Dick Fosbury. Gira voce che il suo allenatore si chiamasse Luciano Moggi, allora poco più che bambino.
Elvis has left the building.
martedì 27 maggio 2008
Una nuova idea di coppia creativa.
Nick Law, capo della agenzia digitale R/GA, ha recentemente scritto su Creativity Online le sue riflessioni sul processo creativo nell'era-internet. Sono pensieri che spesso si affacciano anche nella mia testa, forse solo perché mi piacerebbe sapere come funzioneranno le agenzie del futuro, visto che quelle del presente ancora non hanno trovato una soluzione coabitativa ideale. In poche parole, quello che Nick Law pensa è che bisognerebbe aggiungere una "digital person" in ogni coppia creativa, in modo da evitare l'antipatico schema secondo il quale Internet arriva per ultimo, e la coppia ATL passa a quelli del web l'idea da adattare all'ultimo momento. In molte agenzie - da quanto so - funziona ancora così. Ma sono soprattutto le agenzie che hanno scoperto (o aperto) il web da pochissimo. Nelle altre, mi pare di poter dire, i ragionamenti iniziano ad avvenire in modo parallelo e contemporaneo. Sarei anzi curioso di sentire qualche testimonianza da parte vostra. Poi a me questa idea del triangolo non convince per niente, come non amo i brainstorming e le riunioni plenarie, che funzionano benissimo nei film sulla pubblicità ma un po' meno nella realtà. Resto del parere che il processo creativo sia soprattutto individuale, meno siamo meglio stiamo, forse memore del fatto che le mie idee più fortunate si siano palesate sul motorino o in bagno. E' anche vero però che da piccolo non amavo le feste. In ogni caso a una nuova generazione di creativi è bellissimo credere, e non costa nulla: "...some of them have never heard of Cannes. Some are women who smoke pipes. This is big tent creativity. It's big enough for designers, technologists and, yes, storytellers. Out of this tent will march the next creative revolution" (quanto amano la parola storytellers gli inglesi?). In ogni caso tutto molto bello, comprese le donne con la pipa. Ma non è difficile immaginare che i creativi di domani saranno necessariamente tenuti a saper fare tutto, dalla radio, alle affissioni, al web, se no non saranno dei creativi. E tutto questo non richiederà alcuno sforzo per loro: ci saranno nati.
Elvis has left the building.
lunedì 26 maggio 2008
Studio Universal è quasi Disbanded. Un brutto colpo per Roma.
Dal primo giugno Studio Universal se ne va da Sky per approdare chissà se e chissà dove. Di fatto il canale 320 verrà dato ad altri. Sul sito dell'emittente si rimanda a un blog che raccoglie i commenti dei tanti prossimi orfani di questo intelligente canale tematico dedicato al cinema. Non entro nel merito delle decisioni di Sky, né sono in grado di capire se ci fosse ancora bisogno di Studio Universal oppure no. Mi limito a far notare che SU era diventata un'azienda piuttosto rara in un panorama come quello romano. Gestita e guidata da persone coraggiose, sempre disposte a sfidare la casa madre per imporre le proprie scelte. E infatti, il prodotto che ne usciva è sempre stato altissima qualità: SU era diventato un "lovemark", un prodotto per il quale sono state prodotte - oltre ai celebri calendari, inviti, magliette, gadget - anche bellissime campagne, sia internamente, sia da parte delle agenzie che cura(va)no la loro comunicazione. Chi fa questo lavoro a Roma sa che avere un cliente "da premio" è una cosa più unica che rara: e mantenere un livello europeo in una città complicata e per certi versi piccola come questa, è da targa sul palazzo. Semmai dovessero davvero scomparire mi offro come scalpellino per incidere qualcosa di bello sulle loro mura di via Po.
Elvis has left the building.
domenica 25 maggio 2008
Troppo Disbanded per un italiano.
A proposito di testi splendidi, e iniziative realmente Disbanded, ecco uno dei più bei "Complaints Choir" di tutti i tempi, cori di protesta e di denuncia nati in Finlandia qualche anno fa, e poi portati un po' ovunque nel mondo, dal Canada alla Russia, da Birmingham a Gerusalemme (non in Italia perché noi non possediamo un tale livello di raffinatezza, autoironia e lateralità, ormai: siamo molto più basici). Le parole sono bellissime, a metà tra lo scherzo e il dramma, e la musica è se possibile ancora meglio. Se ne potrebbe - già che se ne parlava - fare un spot sociale molto efficace. Così, tanto per vederlo rimanere fuori dalla categoria "copywriting" e rovinare anche questa iniziativa.
Elvis has left the building.
venerdì 23 maggio 2008
"La mia campagna meritava di finire dentro" - 1.
Questa non me l'ha inviata nessuno, l'ho richiesta io agli autori. L'avevo notata e votata tra le poche cose belle della categoria copywriting dell'ADCI. Non è entrata. Se questo testo ad esempio fosse accompagnato da una musica e da immagini di un bravo regista, darebbe i brividi. Visto che in fondo ci si emoziona per molto meno. Certo, da leggere è un po' lungo. Forse troppo lungo per una sessione da 800 campagne. Ma da quando lo sforzo creativo è diventato una colpa?
Agenzia Mc Cann Roma, copy Fabio Bartolomei.
Elvis has left the building.
mercoledì 21 maggio 2008
"La mia campagna meritava di finire dentro."
Ti senti vittima di un'ingiustizia perché il tuo lavoro è rimasto fuori dall'annual dell'ADCI? Pensi che fosse di gran lunga migliore rispetto a quella campagna che invece è entrata? Sfogati con Ted Disbanded, che pubblicherà, a suo insindacabile giudizio, i lavori rimasti ingiustamente fuori. Manda o segnala le campagne a vivated@gmail.com
Elvis the building has left.
martedì 20 maggio 2008
Non accettare pacche sulle spalle dagli sconosciuti.
Guardando questo fantastico spot vincitore al Clio, mi è venuta in mente la vecchia raccomandazione che si sentiva dire quando eravamo piccoli: di non accettare le caramelle da certi signori, per esempio davanti la scuola. Queste fantomatiche caramelle, a ripensarci oggi, chi le ha mai viste? cosa avrebbero dovuto contenere? che tipo di droga? Ma soprattutto: dove si vendono oggi queste caramelle? Qualcuno conosce il sito? In mancanza di meglio, queste dello spot sono strepitose.
Elvis has left the building.
venerdì 16 maggio 2008
Biglietti da visita Disbanded: Item # 11.
Il creatore dello Studio 54 in persona, Steven Rubell, rappresentato dal suo rarissimo biglietto da visita. Thanks c&w.
Elvis has left the buiding.
mercoledì 14 maggio 2008
Scegliere un'agenzia. Alla BBH la pensano così.
Il direttore creativo della BBH di Londra (quindi mica uno qualunque), offre questo illuminante consiglio sul suo blog ("Scamp") a chi sta cercando di entrare in un'agenzia di pubblicità e ha pure il lusso di poterla scegliere: andate in quelle con un'alta percentuale di premi pro capite. In pratica: meglio un'agenzia di 8 creativi che vince 8 premi, che una da 100 creativi che ne vince 50. Non spiega però QUALI premi, per cui è come se non avesse scritto niente. Amico, conta anche il Media Key Award o vale solo la roba internazionale? L'ADCI me lo passi? In ogni caso il suo post dimostra una volta di più che a Londra hanno altri problemi, e altre opportunità, rispetto all'orto di casa nostra. E la centralità dei premi non è messa in discussione. Alcuni la chiamerebbero - diciamolo pure - Ossessione. Ah, l'immagine del post l'ha scelta lui: "A certain ratio"="Ci vuole un certo criterio" per scegliere un'agenzia. Mah. Ma sarà bravo questo tizio? Scamp? Are you a Disbanded, maybe?
Elvis has left A certian ratio.
martedì 13 maggio 2008
Squalo Disbanded.
venerdì 9 maggio 2008
La Portfolio Night vista da questa parte.
Dall'altra parte del piccolo tavolo che come gli altri direttori creativi avevo a disposizione ieri sera, questo ho notato della Portfolio Night.
Intanto si tratta di un evento bellissimo, moderno nello spirito, "americano" nel senso buono che questa parola ogni tanto ha.
Lo consiglierò a tutti i giovani che - in futuro - dovessero chiedermene. Ogni ragazzo ha in sorte tre direttori creativi a cui mostrare il portfolio e da cui ricevere consigli; ma in realtà i colloqui si moltiplicano, perché poi si forma una serie di interviste "su richiesta" a cui i professionisti della pubblicità volentieri si prestano. Così può succedere - a me è successo - che fai mezzanotte a vedere i vari book, alla fine non ci capisci più niente ma sei felice. Perché hai di nuovo la sensazione di un mestiere vivo, di un ambiente vegeto, e anche di nuove leve davvero buone, cosa che nei lavori iscritti alla categoria "studenti" dell'ADCI proprio non si percepisce. Sono pochi, quelli bravi, ma ci sono. La cosa Disbanded è che quasi nessuno di loro ha un'agenzia in cui vorrebbe andare come sogno. Io ai miei tempi l'avevo. Loro quasi mi sembra di no: una vale l'altra, basta che entrano. Questo mi fa capire che non esiste più uno stile di agenzia riconoscibile in Italia, ed è un vero peccato.
Elvis has left the building.
mercoledì 7 maggio 2008
Matti Pellonpaa, Suomi Disbanded.
Negli anni '80 e '90 in Finlandia viveva un vero bohemienne (una delle traduzioni francesi per Disbanded): il suo nome era Matti Pellonpaa. Viveva nei ristoranti, con il suo tavolo riservato tutto l'anno perché non aveva altre case. Matti Pellonpaa era un attore. Anzi, era l'Attore di Aki Kaurismaki in ben 18 film. Lo ricorderete con la banana di capelli in Leningrad Cowboys o forse lo avrete visto in Vita da Bohème o altri piccoli gioielli del maestro finlandese. Andava a recitare con i suoi vestiti, senza trucco, senza aver studiato il copione (tanto nei film di Aki si parla sempre poco) senza poter tornare a casa dopo le riprese, non possedendone una. Nel '93 fu eletto attore europeo dell'anno, ma qualche anno dopo, all'età di 44 anni, Pellonpaa se ne andava a riposare. In Nuvole in Viaggio, Kaurismaki lo faceva recitare comunque esponendolo in una fotografia su uno scaffale, che gli attori guardano con nostalgia e commozione in una bella sequenza del film. Poi lo cita nei titoli di coda. Poi non c'è più niente, solo pochissime foto sul web, quasi nessuna buona nemmeno per un blog Disbanded come questo.
Elvis has left the building.
lunedì 5 maggio 2008
Quando Photoshop non esisteva e occorrevano dei veri indiani e una buona mira per fare una copertina di Esquire.
Ancora il grande Alì, ma questa volta per segnalare un bell'articolo che ho letto sul New York Times mentre ero a Tokyo. Leggere il New York Times a Tokyo è una frase che fa la sua figura, ma se la guardate sotto la giusta luce (11 ore di differenza di fuso, quindi notizie vecchie di un giorno e mezzo) diventa un atto abbastanza imbecille. In ogni caso il pezzo si riferisce a questo grandissimo art director dell'era pre-photoshop, George Lois, capace di inventare le straordinarie copertine che fecero la fortuna di Esquire. E anche la sua, credo. Martin Scorsese si meravigliò che un tale genio fosse andato sprecato per tanti anni nella pubblicità. You are right Martin, it happens also to me. But I read the New York Times in Tokyo. It's the same newspaper you read, right? Martin? Martin..?
Elvis has left the building.
The Perfect Ad.
Su nessun libro sulla pubblicità troverete mai questa accurata spiegazione scientifica della Campagna Perfetta. L'ho sottratta io e segretamente fotografata dal taccuino di un direttore creativo mio vicino su un certo volo. Con pochi semplici tratti costui ci spiega che la Campagna Perfetta è quella che piace contemporaneamente a questi tre soggetti: il Cliente (che deve approvarla), il Pubblico (che dovrà subirla) e in ultimo il Giurato di un festival di pubblicità (supponiamo Cannes per comodità). Il fatto che poi questa campagna debba anche vendere, o per lo meno funzionare, diamolo per il momento per scontato anche se non lo è affatto. Ma tanto qui stiamo parlando per gioco. La Campagna Perfetta quindi, per un creativo, è una cosa che capita poche volte in carriera, anzi spesso non succede mai. Pensateci: quanti annunci hanno magari vinto a Cannes, ma piacciono solo a una stretta elite di addetti ai lavori, perché tutti gli altri non li capiscono. Oppure, al contrario, quante campagne (specialmente televisive) spopolano tra tra la gente ma sono forse troppo naif per piacere anche ai palati fini di una giuria. La Campagna Perfetta invece piace a tutti, e per questo motivo è una cosa che capita davvero di rado, e quando capita, beh, è un piacere riconoscerla. Per farvi un esempio, il famoso film per Aqualtis è una campagna perfetta; alla gente piaceva un sacco, alle giurie di tutto il mondo pure, e al cliente deduco di sì (soprattutto dopo che ha vinto tutti i premi esistenti al mondo: prima, chissà). Un'altra italiana che mi viene in mente è la Peugeot "indiana": imposta quasi con la forza al cliente (così narrano le leggende) ma poi sull'onda dei consensi è filata via liscia come una Lamborghini. Ma siccome questo è un blog Disbanded, due parole le merita anche la Campagna Disbanded. Se vi fate un giro su Adsoftheworld ne trovate centinaia: l'anti-campagna-perfetta o Campagna Disbanded è quella che il cliente non voleva (e oggettivamente, aveva ragione) l'agenzia ha imposto di fare uscire almeno una volta (quindi non l'ha vista nessuno), e a nessun giurato è piaciuta. Sarebbe a questo punto divertente paragonare in modo altrettanto scientifico la distanza (o gap socio-culturale) che corre nelle tre categorie (cliente-pubblico-giuria) in Italia e nel resto del mondo per arrivare a una spiegazione matematica dei nostri fallimenti pubblicitari. Ma sarebbe troppo Disbanded.
Evis has left the building.
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