mercoledì 12 novembre 2008

Fail-Safe.



Ognuno può inseguire il suo preciso scopo nella vita, lungo tutta la durata di un'esistenza. Delia Bacon, discreta scrittrice nata in Ohio nel 1811, visse la propria Disbanded esistenza cercando di provare al mondo che William Shakespeare era un impostore. Anzi peggio: che non esisteva. La sua ardita tesi voleva che dietro questa firma si nascondesse un insieme di scrittori da Edmund Spenser a Francis Bacon (parente), timorati dall'ipotesi di finire i propri giorni nella Torre di Londra per le proprie scellerate vedute politiche. Del resto, si chiedeva la Bacon, come poteva un attoruncolo di quart'ordine, un bardo semi-sconosciuto, diventare d'un tratto il più celebrato drammaturgo della terra? Così Delia Bacon attraversò l'oceano che ancora oggi divide le Americhe da Strantford-on-Avon, alla ricerca di prove, testimonianze, sepolcri che dovevano contenere fantomatiche lettere. Naturalmente non scoprì mai nulla. E quel che è peggio, la pazzia si impadronì della sua mente strappandole dalle mani quel filo di logica necessario per riempire ancora dei fogli; così, quando si ritrovò finalmente a pubblicare un libro con gli esiti delle sue ricerche, ne uscì fuori un tomo incomprensibile, o potremmo dire anche Disbanded, se non fosse che Disbanded è ancora poco. Quindi la Bacon fu internata, poi rispedita in America, ove morì con il cervello ormai fritto. Si può inseguire uno scopo, e fallire senza troppe conseguenze. Oppure si può inseguire uno scopo e morirci appresso, senza troppo senso, come fece Delia Bacon. Tutto questo ho raccontato per associare una storia a questo bellissimo cartello nero, titolo di un film del 1964.

Elvis has left the building.

14 commenti:

smack my ass ha detto...

Su William Shakespeare si sono dette tante cose. Alcuni dicono addirittura che fosse un italiano, di origini sicule. Il cognome italiano sarebbe una roba tipo Sbattisospiri, insomma una traduzione più o meno fedele del british surname. Potrei cominciare anch'io le mie ricerche. Almeno avrei una scusa per fuggire a Londra, magari in W+K.

Gianni ha detto...

L'aspetto più interessante di Shakespeare è che si trattava di un autore fortemente commerciale.

L'altro aspetto interessante è che il giro d'affari intorno al mondo scespiriano (libri, dvd, rappresentazioni teatrali, turismo ecc) rappresenta l'1% del prodotto interno lordo del Regno Unito.

Anonimo ha detto...

Questo blog offre spesso un sacco di input e di output. Ma dove li peschi?

Chicco

Anonimo ha detto...

Guglielmo Scuotilancia è ancora vivo.
Scrive sceneggiature in America. E condivide la stanza con Andy (Warhola).
I veri DISBANDED possono smettere di vivere, ma non muoiono mai.

Stefano Lombardini ha detto...

anche nel paese dove sono nato io, Chiavenna in provincia di Sondrio, c'è uno storico locale che sostiene che William Shakespeare fosse in realtà un chiavennasco emigrato di nome Guglielmo Crollalanza, il quale che in effetti è ancor oggi uno dei cognomi più diffusi a Chiavenna e dintorni.

Anonimo ha detto...

Partire da un bellissimo cartello nero per raccontare una storia. Di luce, pallida sicuramente. Come dire, si intraprendono viaggi che non portano da nessuna parte se non a rovinare la propria esistenza.
Come quando si arriva in un paesino e ci si ferma davanti ad uno stagno: perché c’è una gran folla. C’è un problema! Si sentono urla e grida: La luna è caduta nello stagno, e non c’è verso di tirarla fuori! Allora si sorride, e si dice alla folla di guardare il cielo, che la luna c’è ancora, e quello nello stagno era soltanto un riflesso. Ma la folla non da retta, anzi, insulta tanto il passante che scappa via più in fretta che può. Non è colpa mia, riflette poi, se al mondo esiste gente che perde il proprio tempo a cercare invano simili sciocchezze! Partire da un bellissimo cartello nero, per raccontare una storia, di luce, pallida sicuramente.

L

PS: Ted, ma dov'è la parola "safe" nella storia disbanded? tanto rumore for nothing?

EGO ha detto...

@ yogasadhaka.

Trovare Shakespeare commerciale lo trovo strano e riduttivo. Nel momento in cui "andava" la commedia lui si è imposto con la tragedia diventando ciò che ancora ricordiamo.
Sarebbe stato più commerciale se avesse seguito il trend.

smack my ass ha detto...

the ego: the power to be different. :-)

Anonimo ha detto...

Se avesse seguito il trend non avrebbe creato introiti alla sua nation, o meglio, è la sua nazione che ha sfruttato il suo sapere.

Diciamo che un po' commerciale lo è, ma non vuol dire che sia riduttivo.
Pure Obama è commerciale, ma se riescirà a cambiare qualcosa, vedremo quante persone si attaccarenno il suo poster al posto di quello dell'Isola dei Famosi :)

Mr. Becks

Auariù ha detto...

Son d'accordo Mr.Becks.
Di sicuro è più bello e abbronzato di Pappalardo!

Anonimo ha detto...

Stratford on Avon

Ted ha detto...

Ops,
No Typos, è proprio Ignorance.

Anonimo ha detto...

ohhhh! allora, ti mandiamo in pellegrinaggio poetico a Stratford-on-Avon per punizione! Scherzo. Esprit sensibile e raffinato, mr Ted. I'm afraid, prtò, ti porteresti dietro il tuo blog come una chiocciola pure sulle rive amene dell'Avon! Dove Shakespeare sognò cose più che mortali...

L

Gianni ha detto...

The Ego, la tua lettura di Shakespeare è abbastanza semplicistica. Shakespeare ha scritto Commedie, Tragedie e Drammi Storici, con numerosi elementi di commedia anche nella seconda e terza categoria (ad esempio l'"Enrico IV Prima Parte" conteneva il personaggio di John Falstaff che aveva più scene e battute di tutti gli altri personaggi).

Era comunque molto attento al successo commerciale delle sue opere (che, se non avessero avuto successo non sarebbero state replicate sul palco). Questo è dimostrato da molti fattori sia di analisi testuale, sia indiretti.

Ad esempio, il fatto che il suo lavoro sia stato pubblicato solo postumo: a quell'epoca venivano pubblicate a mezzo stampa solo le opere teatrali che a teatro avevano scarso successo. Con la stampa del testo, infatti, sarebbero state facilmente "rubate" da altre compagnie. In vita Shakespeare non si è mai curato di pubblicare le sue opere probabilmente perché era più interessato all'aspetto commerciale dell'utilizzo teatrale, probabilmente la sua principale fonte di reddito come attore e come "produttore".

La sua figura, secondo me, può essere considerata analoga a uno Spielberg o un Michael Crichton dei nostri giorni: grandissimi talenti, ma certamente attenti anche all'aspetto commerciale e produttivo delle loro opere.