Chickswithstevebuscemeyes è una orribile gallery di note e belle ragazze cui sono stati inseriti gli occhi di Steve Buscemi. La galleria è presente in questo blog per il duplice motivo di essere Disbanded e di riguardare uno degli attori da sempre preferiti in queste pagine.
Elvis has left the building.
giovedì 29 dicembre 2011
martedì 27 dicembre 2011
Disbanded bands of 2011.
Video Qui.
Puntualissima segnalazione delle band che sono (o hanno) Disbanded nel 2011. Di alcune non sapevo si fossero sciolte, di altre non conoscevo nemmeno l'esistenza. Alcuni non sapevo fossero band, ma li pensavo singoli individui (Faithless?). Istruttivo, malinconico e terminale. Anche se nulla è mai definitivamente Disbanded as we already know. (Si ringrazia Vimeo per la troppo piccola video-miniatura, Stereogum per la compilazione e Many People per la segnalazione.)
Elvis has left the building.
domenica 25 dicembre 2011
Disbanded interview.
Ci ho messo un po' a capire se fosse davvero Iggy Pop o non piuttosto un mimo comico francese degli anni '70. Era Iggy Pop.
Elvis has left the building.
venerdì 23 dicembre 2011
Most tautologic affermazione ever.
Fatta poi da una compagnia assicurativo-bancaria, assume un ulteriore fascino.
Elvis has left the building.
Herclues and the longest receipt affair.
Un gruppo di artisti salva Hercules, il proprietario di un piccolo negozio di New York destinato alla chiusura, comprando tutta la merce. Il risultato, oltre alla felicità del negoziante, è lo scontrino più lungo del mondo rivenduto come opera artistica allo stesso prezzo pagato per l'acquisto di tutti i beni. Qui tutta la storia e le foto. (via Federico Russo)
Elvis has left the building.
giovedì 15 dicembre 2011
Vi tolgo solo 45 minuti.
Se siete davvero appassionati di pubblicità e avete un po' di tempo da perdere - non ho scritto buttare - eccovi ben 7 pagine di racconto sulla genesi, la presentazione e la messa in onda di una delle campagne più famose della storia ("Think different" di Apple), scritte direttamente da Rob Siltanen, il direttore Creativo dell'epoca, un grande pazzo che evidentemente si era appuntato tutto (date, incontri, reazioni). Ne esce un quadro un po' meno romantico su Steve Jobs, che diventa un cliente come tutti gli altri, un po'ottuso e certamente nervoso, incline alche lui alla fine a trattare l'agenzia (e parliamo della Chiat/Day dei tempi d'oro) come un fornitore qualsiasi. Deludente scoprire come il celebre concetto "Think Different" nascesse come risposta a "Think IBM", utilizzato allora. Tutto perde fascino, ma lo riacquista quando poi guardi le cose dall'alto, come sempre, con gli occhi buoni e giusti della Storia. Ma 7 pagine sono davvero tante, troppe. 7 pagine di un articolo che parla di pubblicità: impensabile dalle nostre parti.
Elvis has left the building.
lunedì 12 dicembre 2011
Don't watch videos, watch comments.
È una deformazione da copywriter, o a volte i commenti ai video di YouTube sono la parte più divertente di tutta la faccenda? È una deformazione. Però a volte lo sono davvero.
Elvis has left the building.
giovedì 24 novembre 2011
UnPresidents.
Senza volere entrare nel merito della nuova campagna UnHate di Benetton, mi piaceva mostrare qui la versione contemporanea della stessa idea. Oggi si può lanciare lo stesso messaggio senza scomodare Papi o Presidents: forse si ruberà meno la scena, ma si riesce certamente a emozionare di più. Un po' di visibilità gliela regala TED (quello serio) che ha premiato questo progetto con la massima onorificenza. (Quindi era giusto che anche il TED di serie D* se ne accorgesse).
Elvis has left the building.
lunedì 21 novembre 2011
La donna piuma.
Puoi ammirare quasi giornalmente questa fotografa giapponese che dal suo blog si affaccia al resto del mondo in pose diverse,
ma sempre librandosi nell'aria. Una piacevole galleria Disbanded, realizzata senza postproduzioni, ma solo con salti e zompi. Mediamente Disbanded. (Via)
Elvis has left the building.
mercoledì 16 novembre 2011
Tratto da una storia vera.
La trama: dopo aver bevuto litri di amaro, i nostri due protagonisti credono di avvistare una zattera (scambiata per un "barcone")
con dei loro amici a bordo vestiti in smoking e accompagnati da grandi strumenti, del tutto inermi ai loro posti nonostante ci sarebbe da agitarsi non poco. Come siano finiti in quella situazione non ci interessa, tanto è tutto un flash. Dopo la disintossicazione gli viene tolto il brevetto da piloti e anche la patente nautica. E anche la bottiglia.
Elvis has left the building.
martedì 15 novembre 2011
domenica 13 novembre 2011
Molto prima di Sartorialist.
C'era già qualcuno che, appostato sempre allo stesso incrocio di NY, fotografava la gente passare. Il Times ne fece una rubrica fissa. Erano gli anni '70, non c'erano le foto digitali, non c'era nemmeno internet, e Sartorialist (il più famoso street style blogger) non era nemmeno nato. Oggi Bill Cunningham, schivo e sempre vestito con la stessa giacca, viene rappresentato in un documentario tutto suo "A life On the Street". Per 20$ gli avrei trovato un titolo migliore, ma pazienza. Consigliato e Disbanded.
Elvis has left the building.
martedì 8 novembre 2011
"Non posso promettervi nulla". E io gli credo.
Ha ancora una volta ragione il mio blogger preferito Copyranter: questo è il manifesto elettorale più onesto di sempre. Alla fine ci credi, e perché non dovresti? Dove lo trovi in Italia uno che scende in campo scrivendo "non vi prometto niente"? Mi piacerebbe potervi dire che questa franchezza paga molto di più della manifesta disonestà, ma la storia purtroppo dice che da noi chi ha promesso mari e monti (senza mantenere nulla se non la poltrona) è rimasto in carica per 16 anni, e qualche ora ancora.
Elvis has left the building.
martedì 1 novembre 2011
"I dont' believe in psychology. I believe in good moves."
Giusto una riga di tempo per suggerirvi il poetico, bellissimo e struggente "Bobby Fischer against the world" documentario su un uomo che ha vissuto solo per gli scacchi dai suoi 6 anni in poi, diventando campione del mondo e poi impazzendo del tutto e definitivamente. Già trattato in questo blog come personaggio Disbanded per eccellenza, Bobby Fischer si ritrovò ad essere un pedone fondamentale negli anni della guerra fredda: la supremazia dimostrativa dell'intelletto era un'arma troppo ghiotta per gli americani per lasciarla da parte. Ma la parte più bella è quella che riguarda la documentazione del mito, le sue mosse, le frasi, le partite. Poi quando Bobby impazzisce nella sua deriva anche anti-semita e paranoide (lui, ebreo), il film si fa meno interessante e paradossalmente più ordinario, ma tanto è già quasi finito.
Il film è stato da me visto al Festival del film di Roma. Apro parentesi sul suddetto Festival, che ha cambiato già tre nomi in quattro anni. Per il 2012 suggerisco "Festival del Cinema alla romana" visto che i biglietti non si riescono a comprare online (come nel '95), ai botteghini la tua carta di credito è ancora vista come un problema (come nel '79), capita di sentire i vigili del fuoco parlare nel walkie talkie dentro la cabina di proiezione, e tante stupende amenità che non vale la pena di raccontare qui. In ogni caso meglio averlo che non averlo, proprio come Bobby Fischer.
Elvis has left the building.
domenica 30 ottobre 2011
Figli d'arte.
Una divertente recensione dei quadri del figlio artista di Gheddafi (o Gadaffi, come scrivono loro) , Saif. Come scrive giustamente boingboing, "many are sadly but necessarily shot at oblique angles to make them more interesting".
Elvis has left the building.
giovedì 27 ottobre 2011
L'unico flash-mob che funziona in Italia.
Facciamo finta che sia una case-history pubblicitaria, una delle tante che passano sulle nostre scrivanie di agenzia. Il problema: portare molte persone in un nuovo centro Trony di Roma, e possibilmente generare anche un passaparola e una notiziabilità (ingredienti fondamentali per la riuscita finale della torta). Della soluzione parleremo tra pochissimo. Prima vediamo il risultato: code dalle 4 e mezza di mattina, un terzo di città bloccata, articoli su tutti i quotidiani online e non solo, e un posto tra le 5 notizie principali sul TG5 della prima serata. Un risultato che qualsiasi flash-mob o guerrilla si sognerebbe, obiettivamente. Il tutto realizzato come? Ve lo mostro io: con dei poster. Mi correggo: dei brutti poster. Senza creatività. Scritte a caratteri cubitali che annunciano l'apertura del centro. Più qualche volantino da apocalisse, con mega sconti in evidenza. Cosa dimostra tutto questo (a parte che siamo un popolo totalmente allo sbando)? Non lo so, e non lo voglio sapere. È un problema solo italiano? Può darsi. Un brutto poster e dei semplici volantini possono funzionare molto meglio di una innovativa "operazione"? Assai probabile. I clienti si stancheranno presto di sentirci raccontare le nostre idee di finti cortei, pupazzi, scale mobili e strutture per ripiegare su dei retro autobus realizzati su un PC in ditta? Lo stanno già facendo. Ma noi continueremo a spremere le nostre meningi affinché il mega-poster "prossima apertura" non sia l'unica soluzione possibile, e cercheremo sempre un'idea. Magari non genereremo ingorghi intorno a Trony, ma forse ci porteremo via un premio da qualche parte con una case-history rivoluzionaria. Sono due lavori diversi mamma, l'ho sempre sospettato.
Elvis has left the building.
lunedì 24 ottobre 2011
Leggeri come l'Uomo piuma.
Non ne parlano i blog di pubblicità stranieri, e forse nemmeno quelli italiani, e allora lo faccio io, anche se di Disbanded "L'uomo piuma" di Sorgenia non ha molto. Forse l'unica cosa Disbanded è che sia così raro trovare nelle pianificazioni regolari della TV uno spot così delicato e ben fatto, che parla alla gente generando adesione e non distacco, e che tocca l'antico tema del rispetto ambientale con cotanta leggerezza. Bello il testo, le parole usate (personalmente godo per le piccole cose: per esempio l'attacco "C'è questa volta..."), la musica e anche lo speaker. Meno belli forse gli altri soggetti, ma noi ci accontentiamo. Se la pubblicità italiana più vista e visibile avesse sempre questi consensi, è chiaro che il nostro lavoro sarebbe più rispettato, considerato, e conseguentemente, pagato. Fine della crisi, o poco ci mancherebbe. Bravi Marco Geranzani (Copywriter) e Giordano Curreri (Art) della Ogilvy. La regia è di Anthony Atanasio e Valerie Martinez.
Elvis has left the building.
domenica 23 ottobre 2011
Merita un Leone imbalsamato a Cannes.
Ho riflettuto un po' per capire se dietro a questo spot ci potesse essere qualche super creativa agenzia indipendente americana, e la mia risposta è stata: Nope! Tutto sembra frutto della mente Disbanded del fondatore di questa ditta di imbalsamatori di animali. Spero che in ogni caso qualcuno lo voglia premiare con un leone d'oro, sempre imbalsamato. (thanks Many People)
Elvis has left the building.
mercoledì 19 ottobre 2011
The 10 best indie rock songs under 2 minutes.
Stereogum propone questa lista. Vale la pena darle un ascolto perché: A) dura meno di venti minuti in tutto. B) è una lista che non contiene nemmeno un pezzo di quelli che avreste messo voi.
Elvis has left the building.
lunedì 17 ottobre 2011
venerdì 14 ottobre 2011
Get closer.
So simple.
(Agency: Jung von Matt, Switzerland. Music: Band of Horses, "Funeral". Il titolo del pezzo scelto è la sola cosa Disbanded del post.)
Elvis has left the building.
giovedì 13 ottobre 2011
The Isolator, l'invenzione che oggi non basterebbe.
Anche con il pratico scafandro creato da Hugo Gernsback negli anni '20, oggi sarebbe possibile perdere la concentrazione in mille modi, quasi tutti derivanti da congegni elettronici. Però certo i rumori esterni verrebbero annullati, e uno potrebbe godersi il proprio respiro amplificato dalla cappa metallica, possibilmente a luglio-agosto. (thanks iDiot. QUI la pagina).
Elvis has left the building.
mercoledì 12 ottobre 2011
I nuovi parassiti degli alberi da frutta.
Ho voluto bene a Steve Jobs, sebbene mi abbia rovinato la vita in almeno due occasioni: la prima buttando via tutti i miei vinili e cd pazientemente collezionati in anni di "vaschettamenti" in bellissimi e oggi inutili negozi di dischi; la seconda pronunciando il famoso discorso in cui c'è il passaggio: "mi sono sempre guardato allo specchio chiedendomi: se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?". Una bella ma deprimente domanda a cui ho sempre risposto togliendo lo sguardo dallo specchio e chinando il capo. Però il ragazzo si è rifatto in varie occasioni, dandomi una tecnologia intuitiva, un marketing umano e, soprattutto, la Pixar. Ora però quello che stento a capire è cosa c'entri Steve Jobs con Sinistra e Libertà, con il pur illuminato Vendola e in generale con la politica italiana. L'orribile logo del partito all'interno del bellissimo marchio-mela fa già capire che siamo in due pianeti diversi, parlando lingue diverse, e associando temi diversi con una certa superficialità (credo che molti potenziali elettori di Vendola siano tra quelli che non apprezzano l'operato della Foxconn, tanto per dirne una).
Ma è soprattutto questo desiderio di salire su un carro funebre del vincitore che trovo di cattivo gusto, gratuito, e al livello di altri opportunisti della politica che mi illudevo tutti schierati dall'altra parte. Inoltre, se proprio si voleva fare un omaggio a Steve Jobs e ingraziarsi tutti i suoi seguaci orfani, l'ultima cosa da fare era violare la mela come un bruco multicolore, I think.
Elvis has left the building.
ULTIM'ORA: Su Twitter Vendola prende le distanze dall'operazione autonoma della federazione romana. Ecco il suo scritto, a cui lego una mia domanda: sarete sempre così scollegati anche sui temi più importanti?
Nichi Vendola
Il genio di Steve Jobs ha cambiato in modo radicale, con le sue invenzioni, il rapporto tra tecnologia e vita quotidiana. Tuttavia fare del simbolo della sua azienda multinazionale - per noi che ci battiamo per il software libero - un'icona della sinistra, mi pare frutto di un abbaglio. Penso che il manifesto della federazione romana di SEL, al netto del cordoglio per la scomparsa di un protagonista del nostro tempo, sia davvero un incidente di percorso. Incidente tanto più increscioso in quanto proprio in questi giorni nella mia regione stiamo per approvare una legge che, favorendo lo sviluppo e l'utilizzo del software libero segna in modo netto la nostra scelta.
sabato 8 ottobre 2011
Oscar per il montaggio, categoria YouTube.
Hi. Supponendo che il pezzo dei Prodigy "Smack my bitch up" sia stato influenzato in qualche modo dalla Beatlesiana "Tomorrow never knows" (ed è una supposizione che regge), qualcuno si è ingegnato a montare mirabilmente la musica dei primi su un video tagliato ad arte dei secondi. È un privato, ad aver fatto tutto. Le immagini sono spettacolari a prescindere, scelte ad arte e di qualità stratospheric. Valgono i 4 minuti della vostra giornata buttata. Rivedendo le immagini dello Shea Stadium del 15 agosto 1965, sembra quasi che il fanatismo e delirio totale delle giovanette che scavalcavano recinzioni con il fiocco in testa fosse dettato da un pensiero che già allora ci stavano dedicando: "stiamo vedendo i Beatles, la Storia. Per questo piangiamo, e lo faremo anche per voi che non li vedrete mai. Siamo certe che apprezzerete."
Elvis has left the building.
martedì 27 settembre 2011
"Where did the ear go?"
Da quando vengono indicizzati e "liked", i commenti ai video di You Tube sono diventati la parte più bella di tutto il gioco.
La disarmante e corretta domanda accompagna questo vecchio (1989) e storico spot istituzionale per BA, i cui la varie parti di una faccia vanno ad assemblarsi in qualche posto nella steppa. Ma nessuno si era mai chiesto dove fosse scomparso l'orecchio: è probabile che fossero tutti morti per un errore nella piantina. Erano anni, quelli, in cui si spendevano miliardi per gli spot istituzionali, e le compagnie aeree facevano sognare. Proprio oggi sia Air France che la stessa BA ripropongono la loro visione del volo. I francesi con un film ambientato nell'aldilà dopo un probabile incidente aereo, gli inglesi ricostruendo una storia alla Barilla che finisce in una gigantesca orgia di aeromobili di ogni epoca in cielo. A voi la scelta, io vado in nave.
Elvis has left the building.
mercoledì 31 agosto 2011
domenica 28 agosto 2011
(pron: lib-ər-ah-chee).
Molti anni fa mi trovavo a Las Vegas e venni punto dalla curiosità di vedere se nella città di tutti i vizi esistesse anche qualche oasi culturale; almeno avrei saputo come tenermene alla larga per bene. L'unica cosa che trovai segnata sulla guida dell'epoca era, lo ricordo ancora con lo stesso stupore misto a ribrezzo, il Liberace Museum. Ovviamente non andai a visitarlo, anche se oggi me ne pento perché tra candelabri e pellicce colorate avrei trovato certamente spunti a bizzeffe per questo blog. Oggi scopro che il museo ha chiuso i battenti qualche mese fa. A raccontare ai più distratti chi sia Liberace (il performer più pagato al mondo nel decenni 50-70, precisa Wikipedia) preferisco che sia però John Irving, che nelle pieghe del suo "A Prayer for Owen Meany" così lo descrive: "Uno sfrontato gigione, un ruffiano musicale che faceva a pezzi Chopin e Mozart e Debussy, e li serviva con contorno di esagerati ghirigori. I brani duravano due-tre minuti e lui li suonava con le dita tempestate di diamanti. Certe volte suonava un pianoforte trasparente con il coperchio di cristallo ed era con orgoglio che accennava quante centinaia di migliaia di dollari costavano i suoi strumenti. Uno dei suoi anelli di diamanti era a forma di piano; e non suonava mai un pianoforte che non fosse munito di un ornato candelabro. Negli anni verdi della televisione, costui era un idolo: perlopiù ad adorarlo erano donne più vecchie ancora di mia nonna e assai meno colte di lei. (...) Indossava pellicce lunghe fino ai piedi e vestiti con lustrini: aggregava cincillà per 60.000 dollari in un unico cappotto; aveva una giacca con alamari d'oro a 24 carati; portava una marsina i cui bottoni di diamanti riproducevano suo nome". Ciò che Irving omette di raccontare (il suo bel libro aveva già concesso troppe righe a questo istrione) è la causa che il pianista originario di Formia intentò a un quotidiano inglese che lo aveva attaccato per la sua sessualità "dubbia". Ma in questo bel video c'è tutto. Insomma, per certi versi era un Elvis della musica (?) classica (?) con tanto carisma in meno e certamente anche minor talento. Ideale per riaprire la stagione di questo Disbanded blog. Per chi fosse interessato a saperne di più, la BBC ha condensato tutto in questi tre minuti scarsi. Forse sono troppi, in effetti.
Elvis has left the building.
giovedì 4 agosto 2011
Droga alla guerra!
Un bel documentario vintage che illustra cosa succede se somministri LSD a dei soldati. Britannici. Ne viene fuori qualcosa a metà tra Zelig (il film), un finto spot e una comica. Probabilmente è tutto vero. Resta da capire il perché di questo pazzo esperimento, mentre invece si capisce benissimo come mai le somministrazioni siano state interrotte dall'esercito: non ci sarebbero più state guerre, né eserciti. Segnalazione Disbanded di cui ringrazio Rodolfo.
Elvis has left the building.
venerdì 22 luglio 2011
Say Yes o Say No? Risponde Pupo.
Presentation.
Scena già vista tante volte nelle sale riunioni di tutto il mondo: dove il bambino è The Client, e il papà è l'Account che fa la presentazione leggendo chart o slides che il cliente già conosce a memoria poiché parlano della sua stessa storia e citano i suoi stessi numeri, e non dicono niente di nuovo. In alternativa il papà potrebbe anche essere il creativo che difende con prosopopea la propria modesta idea, e i due bambini sono i clienti. Altro scambio di ruoli: il bambino è il creativo e sogna di strozzare l'AD dell'agenzia che, a idea già venduta al cliente-bambina, insiste nella post-vendita, rischiando di rovinare tutto, invece di seguire l'unica aurea regola del mestiere: "vendi e fuggi". Ma potete cambiare i ruoli e personaggi all'infinito, tanto ci sarà sempre qualcuno da strozzare.
Elvis has left the building.
giovedì 21 luglio 2011
mercoledì 20 luglio 2011
domenica 17 luglio 2011
Buongiorno, vorrei un clavicembalo (1600-2010).
È uno strumento Disbanded, il clavicembalo? Forse no, ma questo grafico lo è. Notiamo il suo momento d'oro (con Bach come testimonial, a cavallo del '700) poi la sua scomparsa, per mano del tentacolare Pianoforte. Tornerà ad avere un po' di gloria grazie al pop barocco e al progressive, con incursioni per niente marginali di Doors, Beatles,ecc. Dal '90 in poi non si piazza un clavicembalo manco regalato, probabilmente superato nelle vendite perfino dal gong. Per gli amanti dello strumento, qui una breve e lacunosa lista di rock+harpsichord.
Elvis has left the building.
giovedì 14 luglio 2011
February 3rd, 1959. Buddy Holly plane crash photos.
On this day, in 1959, rock 'n' roll pioneer Buddy Holly died in a plane crash along with fellow stars Ritchie Valens and JP 'The Big Bopper' Richardson. Their plane went near Clear Lake, Iowa, while the trio were in the middle of a three- week tour across the American Midwest. Watch the news here.
Buddy has left the building.
martedì 12 luglio 2011
Web Refugee, ultimo naufragio.
Raccolgo anche io, dopo altri più autorevoli blog, la richiesta di esilio simbolico di Bad Avenue, il seguitissimo "blog di controcomunicazione pubblicitaria" che per questo mese vagherà nella blogsfera (argh!) per protestare contro le disposizoioni restrittive sul Web proposte dall'Agcom. Qui trovate il progetto WebRefugee, e qui sotto un post inviato da uno degli autori di BadAvenue, Brando Manago. E' l'ultima puntata della sua "Adverasia".
Elvis has left the building.
Advertasia IV
di Brando Naufrago.
Gli uomini di Advertasia si erano riuniti per discutere della minaccia che incombeva sull’isola. Si mormorava, infatti, che i mercanti di liquore avessero deciso di cambiare le rotte delle loro navi, dirigendosi ora direttamente al continente, senza più passare per Advertasia, e che altri commercianti potessero seguire il loro esempio.
“Non temete! Advertasia è da sempre il crocevia delle tratte dei mercanti che giungono a noi dal mare per acquistare le nostre storie. Questi cialtroni conoscono le mercanzie e sanno far di conto, ma non parlano la lingua dei popoli della terraferma, mentre noi sì. Perciò avranno sempre bisogno delle nostre storie.”
"Tu parli con sicurezza, ma ignori la vera natura della nostra terra. Infatti, noi non vendiamo ai mercanti le storie, ma i legami. Le storie non sono che uno strumento, mentre i legami che esse sanno creare fra le merci dei mercanti e i popoli della terraferma sono il frutto e insieme l’essenza stessa della nostra isola.”
“Qual è allora il problema vecchio? Non costruiamo forse noi sempre nuovi legami? Non abbiamo forse imparato a scrivere sulla sabbia? Perché dunque i mercanti di liquore girano ora al largo dalle nostre coste producendosi in prima persona in ridicoli esercizi di narrazione?”
“Perché il sole non tramonta più a ovest ragazzo. E’ giunto il tempo della transumanza. I popoli della terraferma sono in viaggio e nessuno sa ancora dove siano diretti. Perché le rocce si sono sgretolate, e con esse la nostra esperienza nell’inciderle. Per decenni i mercanti hanno fatto affidamento sulla nostra autorevolezza, ma oggi la direzione non è chiara, neppure a me ragazzo. Perciò i mercanti stessi si cimentano nel trovare nuove strade. Sono smarriti, tutti lo siamo.”
“Cosa suggerisci dunque vecchio? Indicaci la strada.”
“Non conosco alcuna strada. Sono troppo vecchio e stanco per cercarla. Posso solo esortarvi a creare nuovi legami. Ri-createne di nuovi, poiché i miei non funzionano più. Ricordate i miei insegnamenti incisi sulla roccia, ma imparate a governare i segreti della sabbia. Smettete di bisticciare sul nonnulla e raccontarvi fra di voi finte storie nel dialetto dell’isola. Volgete invece lo sguardo alla terraferma, dove ogni cosa sta mutando, anche la lingua dei popoli. Ascoltate loro, e narrate per loro, non per voi stessi. Perché la lingua delle genti sta cambiando, e solo se ricominceremo a dominarla con autorevolezza i mercanti non potranno fare a meno di noi.”
Elvis has left the building.
Advertasia IV
di Brando Naufrago.
Gli uomini di Advertasia si erano riuniti per discutere della minaccia che incombeva sull’isola. Si mormorava, infatti, che i mercanti di liquore avessero deciso di cambiare le rotte delle loro navi, dirigendosi ora direttamente al continente, senza più passare per Advertasia, e che altri commercianti potessero seguire il loro esempio.
“Non temete! Advertasia è da sempre il crocevia delle tratte dei mercanti che giungono a noi dal mare per acquistare le nostre storie. Questi cialtroni conoscono le mercanzie e sanno far di conto, ma non parlano la lingua dei popoli della terraferma, mentre noi sì. Perciò avranno sempre bisogno delle nostre storie.”
"Tu parli con sicurezza, ma ignori la vera natura della nostra terra. Infatti, noi non vendiamo ai mercanti le storie, ma i legami. Le storie non sono che uno strumento, mentre i legami che esse sanno creare fra le merci dei mercanti e i popoli della terraferma sono il frutto e insieme l’essenza stessa della nostra isola.”
“Qual è allora il problema vecchio? Non costruiamo forse noi sempre nuovi legami? Non abbiamo forse imparato a scrivere sulla sabbia? Perché dunque i mercanti di liquore girano ora al largo dalle nostre coste producendosi in prima persona in ridicoli esercizi di narrazione?”
“Perché il sole non tramonta più a ovest ragazzo. E’ giunto il tempo della transumanza. I popoli della terraferma sono in viaggio e nessuno sa ancora dove siano diretti. Perché le rocce si sono sgretolate, e con esse la nostra esperienza nell’inciderle. Per decenni i mercanti hanno fatto affidamento sulla nostra autorevolezza, ma oggi la direzione non è chiara, neppure a me ragazzo. Perciò i mercanti stessi si cimentano nel trovare nuove strade. Sono smarriti, tutti lo siamo.”
“Cosa suggerisci dunque vecchio? Indicaci la strada.”
“Non conosco alcuna strada. Sono troppo vecchio e stanco per cercarla. Posso solo esortarvi a creare nuovi legami. Ri-createne di nuovi, poiché i miei non funzionano più. Ricordate i miei insegnamenti incisi sulla roccia, ma imparate a governare i segreti della sabbia. Smettete di bisticciare sul nonnulla e raccontarvi fra di voi finte storie nel dialetto dell’isola. Volgete invece lo sguardo alla terraferma, dove ogni cosa sta mutando, anche la lingua dei popoli. Ascoltate loro, e narrate per loro, non per voi stessi. Perché la lingua delle genti sta cambiando, e solo se ricominceremo a dominarla con autorevolezza i mercanti non potranno fare a meno di noi.”
lunedì 11 luglio 2011
Unexpected luggage in Roma Airport.
La Spanair ha fatto trovare dei pacchi regalo sui nastri dei bagagli ai propri passeggeri in volo la notte del 24 dicembre da Barcellona a Las Palmas. Operazione che ha vinto anche un oro a Cannes. Ma vediamo cosa sarebbe successo se questa operazione avesse avuto luogo a Roma Fiumicino, aeroporto Leonardo da Vinci.
Dunque sul nastro numero 5 iniziano a uscire, dopo i consueti 30-45 minuti dall'atterraggio che si aspettano normalmente a Roma, dei pacchi regalo invece delle valigie. Panico e rabbia dei passeggeri, che avrebbero fretta di raggiungere i propri cari e invece sono lì a "perde tempo". I pacchi sul nastro in verità sono mischiati con i bagagli del volo Brindisi-Roma, erroneamente dirottati sul nastro e mai ritirati. Si creano dei tafferugli. Dall'altra parte del rullo, nel backstage, due addetti degli Aeroporti (anziché i quattro che servirebbero) lanciano uno alla volta i pacchi sul nastro, discutendo della Roma e della Lazio: alcuni si aprono, rivelando il contenuto e rovinando la sorpresa. Già che ci sono ne scartano anche un paio per la curiosità, ma li richiudono male. Sul nastro scorrono ora pacchi senza fiocco e ammaccati. Nel bel mezzo dell'operazione piomba l'autorità aeroportuale: dove sono i permessi? La giovane addetta della Spanair mostra un fax (in spagnolo) ma nessuno intiende. Approfittando della confusione alcuni furbi di turno rubano i regali avanzati, ma verranno puniti dai tassisti abusivi che li attendono fuori mascherati da tassisti veri. E' ormai l'una passata, il Natale 2011 è rovinato per sempre dalla Spanair. Una donna seduta sul rullo con un pacco in mano contenente un orso, ma senza il suo bagaglio, piange consolata da una guardia giurata. Spunta una bottiglia di prosecco e tutti insieme si brinda con questa bevanda calda all'ultimo bagaglio, che compare a notte fonda proprio come i regali veri, quelli di Babbo Natale.
Elvis has left the building.
venerdì 8 luglio 2011
Come del resto anche "Taxi driver", cambiando musica, diventa un film di Sam Mendes.
Meno bello dell'originale, ma sempre bello. Concordo con Bob De Niro sulla frase rivolta a Cybil Shepherd, di cui mi pregio e fregio essere stato il fan 001 sulla relativa Fb page. Il titolo è opportunamente modificato in "The" Taxi driver, chicca stilistica che apprezziamo.
Elvis has left the building.
giovedì 7 luglio 2011
Come anche "Grazie Zia" con il giusto montaggio e colonna sonora diventi masterpiece.
Il film di Salvatore Samperi del 1968, con Lisa Gastoni nei panni della zia, rivisto attraverso i solchi dei Deux ("game and performance"), gioiellino pop francese degli anni Ottanta. Leggetevi il simpatico scambio di complimenti tra autore del video e autore del brano originale nei commenti YouTube.
Elvis has left the building.
mercoledì 6 luglio 2011
"Abbiamo soppresso il pasto a bordo, ma guardi com'è carino l'aeromobile."
Idea Disbanded di KLM (brutto lo spk e la musica): "Decoriamo un nostro aereo con le facce di 4000 utenti Facebook che si iscrivono alla nostra fan page!" Obiezione interna: "Ma è un'idea bislacca, le facce sono minuscole su un aereo: chi le vedrà?" Contro-obiezione: "Nessuno, ma che ci frega? Avremo un sacco di fan in più sulla nostra page di Facebook. Questa è l'unica cosa che conta oggi!". Inoppugnabile. Che ci frega del servizio, tanto è già ottimo (voglio sperare). Vorrei proporre un'idea simile ad Alitalia, però con delle foto fatte al nastro dell'arrivo bagagli dell'Aeroporto Leonardo da Vinci, e poi creare l'operazione "L'aereo più triste del mondo", bronzo a Cannes 2012. Qualcuno ha da suggerirmi una musica?
ELvis has left the building.
martedì 5 luglio 2011
C'erano una volta i Queen e Diego Armando Maradona...
A fine ottocento Brahms e Strauss a malapena potevano intuire cosa fosse quel grosso treppiedi che li fronteggiava con una scatola in cima, e quindi (sebbene entrambi dotati di fervida immaginazione) non potevano sospettare che quella pausa-foto durante il loro thè (?) sarebbe poi finita in dei blog, su Facebook, e in pasto a tanti ignoranti come noi, che quasi non collocavano Brahms e Strauss nell'era della fotografia, e che in ogni caso non meritano di uscire dal proprio guscio pop, o quando va bene rock. Di Grace Kelly è lecito pensare che fosse inappuntabile e super-stylish perfino se Louis Armstrong le suonava la tromba nell'orecchio, ma a seguito di questo scherzo lei divenne sorda e lo denunziò. Freddy Mercury e Diego Armando invece qualcosa potevano già immaginare nel momento in cui il fotografo gli diceva "cheese": erano al top delle loro vite, prima che la curva scendesse ripida. Esistono foto superiori per incredibilità a qualsiasi Photoshop. "Persone straordinarie ritratte insieme" è il titolo di questo inesauribile blog, in cui potrete trovare unioni bellissime, Disbanded e a volte assurde. Ma tutte vere.
Elvis has left the building.
lunedì 4 luglio 2011
martedì 28 giugno 2011
Lou Reed all'aeroporto di Sidney, era il 1974 e il rock incuteva rispetto.
Avevamo bisogno di qualcosa di Disbanded. Alcune parti sono mute (forse censurate?), e l'intervista andò in onda in b/n. Pare che la parola "cool" sia stata introdotta dopo questa intervista.
Elvis has left the building.
lunedì 27 giugno 2011
È ancora possibile vincere qualcosa a Cannes con la linguaccia di Einstein.
E questa mi sembra una delle notizie più significative emerse dall'ultimo festival: anche il cliché dei cliché può essere ancora divertente, se c'è l'idea. Per il resto, tutto o quasi già scritto (come ammette lo stesso titolo del film Nike), e pochi premi italiani tra cui spicca con una certa sorpresa l'operazione dei giovani di Cric (aiutata molto bene dal giurato italiano e dal Presidente ADCI), successo che ha almeno 120 letture diverse nell'insieme. Basti pensare che l'hanno realizzata dei giovanissimi disoccupati, usando però un linguaggio da "vecchi", che però ha spopolato in rete, ma un po' snobbata da noi pubblicitari, e però non da quelli di Cannes che invece la premiano: un vero insieme di antitesi e controsensi. Riuniti dal fatto che di solito quando l'Italia racconta l'Italia, si vince. Come accadde a uno spot che mi ricorda molto questo, per tanti motivi: era il Poste Italiane di 12 anni fa, firmato da D'Alatri. L'Italia è ancora vista così. Siamo del resto un paese esotico, per i giurati del mondo più evoluto. Un paese con un po' di polvere e mezzo sfasciato, che ha voglia di risollevarsi. Quando invece (ri)facciamo gli americani o gli inglesi, facciamo ridere. Nel senso che non ride nessuno. Ci sono sempre nobili eccezioni ogni anno, ma forse le uniche recenti e importanti furono Aqualtis, Peugeot "the sculptor" e il recente Auditorium Heineken: per il resto è molto meglio fare gli italiani. Il prossimo che penserà una bella operazione anti-Berlusconi si porterà a casa forse un Titanium o qualche altro pezzo importante di Cannes 2012. Il mondo si aspetta questo da noi, chissà se glielo sapremo dare.
Elvis has left the building.
venerdì 24 giugno 2011
Vorrei vincere il Titanium con Enrico Lucci.
Mi sono guardato con molto gusto gli 11 minuti di questo bel lavoro di Publicis UK per Megane, finalista al Titanium (da anni la più bella e difficile categoria del Festival, dove mai nessun lavoro italiano è nemmeno entrato). Probabilmente non vincerà nulla perché compete con altri troppo più splendidi pezzi, ma mi ha fato molto ridere. Mi sono chiesto, mentre lo guardavo: chi potrebbe fare un lavoro del genere da noi, così diverso dalla pubblicità e dalle case histories? Assomiglia a qualcosa. Poi, verso il minuto 6, ho capito che l'intervistatore francese non è altro che una versione transalpina del nostro Enrico Lucci delle Iene. E anche il "servizio" è costruito in quel modo. Stesse reazioni, stesse facce, stessi tempi televisivi. Certo, qui c'è anche e soprattutto una bella idea dietro sposata con coraggio, o meglio venduta con abilità a un cliente. Ma alla fine è quella roba lì: la sappiamo fare anche noi, solo che non la sappiamo applicare alla nostra piccola industria delle idee pubblicitarie. E anzi, dal nostro piedistallo un po' snob spesso la giudichiamo "non all'altezza" della pubblicità. Peccato perché invece funziona, diverte e oggi si piazza lì dove sono le idee più grandi.
(Lo dico da tempo: se a Cannes potessimo iscrivere le gag di Lillo e Greg nella radio, fioccherebbero i leoni)
Elvis has left the building.
giovedì 23 giugno 2011
Mysterious awards in Cannes.
Che il giudizio di Cannes non sia più insindacabile e inoppugnabile come forse avveniva un tempo, è dimostrato dai premi che quet'anno sono stati assegnati dalla giuria Poster. Ne segnalo uno che, oltre a essere piuttosto brutto e certamente "fake" come l'85% dei lavori presenti, è sbagliato da ogni punto di vista, specie da quello dell'informazione libera e democratica. La disattenta oppure ubriaca e stanca, o anche giovanissima, o magari in malafede o semplicemente superficiale giuria gli ha pure assegnato un bronzo. Per testimoniare la presenza della CNN direttamente alla fonte delle notizie, si mostrano Putin, Obama e altri potenti della terra con in mano il microfono dell'emittente. Una campagna che involontariamente parla di informazione imbavagliata, guidata, in mano ai potenti. Il contrario di ciò che un canale di informazione dovrebbe garantire. Per fare la controprova, immaginate un soggetto con Berlusconi, e pensate se vi piacerebbe avere un canale siffatto. Ah ma che stupido, ne avete già 6.
Elvis has left the building.
mercoledì 22 giugno 2011
E' uno sporco lavoro da copy. Forse l'ultimo rimasto.
So come siete fatti. La pigrizia potrebbe avervi portato a ignorare il Grand Prix di Cannes nella radio anche quest'anno, soprattutto i suoi tre amorevoli script. Amorevoli perché scritti con grande passione e intelligenza, e anche quell'equilibrio di penna che serve per farne poi tre pezzi da oscar. Ve ne posto uno io, cosicché possiate poi avere voglia di sentire gli altri due. Come spesso accade nella pubblicità, qui è l'insight a guidare il gioco: se eviti un incidente eviti anche tutte le sue più inattese conseguenze. Nella fattispecie, conoscenze folli e invasive che rovineranno la tua vita. Un'idea già laterale, in più presa dal suo lato più pazzo e condita di perle come "none of her shirts have sleeves". Bravi alla BBDO Johannesburg. I copy noteranno come la tendenza a scrivere radio principalmente costruiti su bellissimi script, faccia finalmente polpette di quell'antica leggenda secondo cui i radio - tutto sommato - si fanno in due insieme al proprio art.
Elvis has left the building.
Una lezione da Cannes: meglio non dare in pasto alla rete il tuo lavoro.
L'Italia conquista anche quest'anno un argento nel Press (è il terzo anno consecutivo), e il giurato Dal Pizzo, che è anche autore della divertente campagna, dichiara tra le altre cose: "è una produzione importante, firmata da un fotografo come Vincent Dixon. E, visti i risultati, abbiamo fatto bene a non averla data in pasto alla rete". Sulle prime mi è apparsa una dichiarazione bizzarra e Disbanded, ma poi mi sono ricordato che, effettivamente, anche lo scorso anno il lavoro che vinse l'argento in Press (firmato da Mendozza/Alegi DDB) venne scientemente tenuto nascosto ai vari siti di pubblicità per un preciso volere dell'art director (avallata suoi direttori creativi tra cui me, of course). Ovviamente esistono centinaia, forse migliaia di esempi di lavori già "famosi" on line, e ciònonostante premiati, ma essendo la seconda volta che accade, forse un nesso può esserci. Che sia utile un effetto sorpresa sui giurati? Che sia ancora più utile evitare commenti negativi genere "già visto qui" oppure "Done! Done!"? Di certo devono pensarla così gli autori del mancato Grand Prix dello scorso anno in Press (un annuncio stampa per Scrabble), che si videro revocare il massimo titolo perché sui blog uscì fuori che era un lavoro vecchio, già mandato (senza nemmeno entrare) a Cannes l'anno prima, e pertanto squalificato. Ne parlammo proprio qui, evidenziando come da una giuria a un'altra, cambiando solo i nomi dei giurati, si può passare da una mancata shortlist a un Grand Prix. Alla faccia dell'insindacabilità del Festival. Già che ci sono, per restare in tema, faccio notare come il bel radio "Pidocchio" argento al prestigiosissimo Clio pochi mesi fa, qui non sia nemmeno entrato. Questione di gusti e di giurie. Sarà sempre così, e non possiamo farci niente altro se non produrre lavori talmente belli da andare al di là di ogni sindacabile giudizio. Un compitino da niente.
Elvis has left the building.
mercoledì 15 giugno 2011
Avere un gatto e chiamarlo "Aiuto", "Al fuoco" o anche "Polizia".
domenica 12 giugno 2011
venerdì 10 giugno 2011
Hovering* Art Directors.
Art Directors risucchiati che indugiano, soppesano, contemplano, rimirano, dubitano, rifilano, ponderano. Tutti in un'unica galleria. Non so cosa esattamente ci faccia pensare che non siano in verità dei Copy (a parte la loro proverbiale maniacalità), o dei piccoli consessi di direttori creativi, mischiati a qualche super-hovering account. Però questo blog ci assicura che sono proprio loro: degli hovering art directors, e noi gli diamo credito. Se volessimo azzardare una traduzione volgare, lontana dai linguaggi di questo blog, sono semplicemente *Art Directors che si fanno qualche sega di troppo.
**Guido ci segnala il senso di "essere risucchiati", che rende il tutto ancora più dramatic.
Elvis has left the building.
mercoledì 8 giugno 2011
Salute the Rainbow.
Ad week pubblica una gallery di spot Skittles (molto amati da queste parti) per onorare l'agenzia uscente e il bellissimo lavoro fatto in tanti anni: per un riallineamento internazionale (temuto fenomeno che ciclicamente investe oppure salva le agenzie) il gruppo Mars se ne va da TBWA, per portare molte Skittles dorate in BBDO. Quindi ecco tutti insieme gli spot più belli, dal decoratissimo "Touch", ai pazzi "Rabbit", "Clesssidra", e ovviamente Arcobaleno. E non sono nemmeno tutti.
Touch the Elvis.
martedì 7 giugno 2011
Macho Beer.
Le icone e i cliché del machismo in questa Disbanded catena di montaggio per la birra Hann. Pare che questa leva funzioni bene per vendere birra agli australiani. La colonna sonora viene direttamente da una famosa serie televisiva americana degli anni 80 (Knight Rider, in Italia "Supercar"). Il regista è Tom Kuntz, quello di Old Spice. Agenzia Publicis Mojo Sidney.
Elvis has left the building.
lunedì 6 giugno 2011
Il primo ritratto fotografico di sempre. (172 anni dopo cerchiamo ancora di fare la stessa foto)
Leggo qui e non ho motivo di dubitare: "Philadelphia, November 1839. Robert Cornelius, self-portrait facing front, arms crossed. Inscription on backing: The first light-picture ever taken. 1839." One of the first photographs made in the United States, this quarter-plate daguerreotype, taken in the yard of the Cornelius family's lamp-making business in Philadelphia, is said to be the earliest photographic portrait of a person".
Noto come, 172 anni dopo, le spesso orribili App che modificano le nostre foto facciano di tutto per dare questo effetto macchiato, "blurred", mosso, sporco e Disbanded. Lo stesso della prima foto di sempre. You always go back to basics.
Elvis has left the building.
martedì 31 maggio 2011
giovedì 26 maggio 2011
Cannes non-losers 2011.
Ecco una facile lista aribtraria di chi difficilmente perderà a Cannes 2011, quest'anno battezzato "fesitval of Creativity", perché Advertising iniziava ad andargli stretto. (E' il festival più importante della pubblicità, lo dico per i non amanti del genere drammatico). Avviso subito che è piena di lacune, e non potrebbe essere altrimenti.
Intanto quest'anno, creativamente parlando, sarà quello del grande ritorno delle automobili. Sia Chrysler Eminem (W+K) che VW "The force" (della Deutcsh LA) prenderanno un leone d'oro, con possibilità di GP per il secondo. Il motivo del suo successo planetario (milioni di click su YouTube, decine di parodie) mi ha per qualche settimana fatto riflettere: in effetti è un'idea che presentata su storyboard è quasi niente. Ma la dolcezza e l'attenzione con cui è stato realizzato, la perfezione di ogni singola decisione presa, lo rendono padrone di quella strana "magia" che accompagna sempre le cose più belle e vincenti. E poi è stato visto, solo qui sopra, da 40 milioni di persone.
Ma il pezzo più bello di tutto l'anno è l'interactive film degli Aracde Fire: un Grand Prix non può sfuggirgli, sempre che sia iscritto (e sarebbe bello che non lo fosse).
L'orso di Tippex. Un cult del 2010.
Le Google Demo Slam non sfuggiranno alle decine di categorie in cui hanno diritto a partecipare. Deliziosa questa qui sopra, ma sono tante quelle da vedere.
Il filmone Nike dei mondiali di calcio, uscito troppo a ridosso dello scorso festival, ma in concorso (presumo) quest'anno. Ha portato sfiga a tutte le squadre rappresentate. Meriterebbe di perdere l'oro per un voto.
The Entrance di Heineken raccoglierà il suo leone. Il fatto che a me non piaccia più di tanto immagino verrà trascurato dai giurati. Preferisco cose come questa, o questa, o anche questa bellissima pazzia.
Se avete altri probabili non-losers, incollateli nei commenti.
Elvis has left the building.
Intanto quest'anno, creativamente parlando, sarà quello del grande ritorno delle automobili. Sia Chrysler Eminem (W+K) che VW "The force" (della Deutcsh LA) prenderanno un leone d'oro, con possibilità di GP per il secondo. Il motivo del suo successo planetario (milioni di click su YouTube, decine di parodie) mi ha per qualche settimana fatto riflettere: in effetti è un'idea che presentata su storyboard è quasi niente. Ma la dolcezza e l'attenzione con cui è stato realizzato, la perfezione di ogni singola decisione presa, lo rendono padrone di quella strana "magia" che accompagna sempre le cose più belle e vincenti. E poi è stato visto, solo qui sopra, da 40 milioni di persone.
Ma il pezzo più bello di tutto l'anno è l'interactive film degli Aracde Fire: un Grand Prix non può sfuggirgli, sempre che sia iscritto (e sarebbe bello che non lo fosse).
L'orso di Tippex. Un cult del 2010.
Le Google Demo Slam non sfuggiranno alle decine di categorie in cui hanno diritto a partecipare. Deliziosa questa qui sopra, ma sono tante quelle da vedere.
Il filmone Nike dei mondiali di calcio, uscito troppo a ridosso dello scorso festival, ma in concorso (presumo) quest'anno. Ha portato sfiga a tutte le squadre rappresentate. Meriterebbe di perdere l'oro per un voto.
The Entrance di Heineken raccoglierà il suo leone. Il fatto che a me non piaccia più di tanto immagino verrà trascurato dai giurati. Preferisco cose come questa, o questa, o anche questa bellissima pazzia.
Se avete altri probabili non-losers, incollateli nei commenti.
Elvis has left the building.
venerdì 20 maggio 2011
"The List" ("Di chi è la colpa?") - Phil Testa.
Ecco il secondo creativo a cui chiedo la "List" oggi: è Filippo Testa, SPQR Network.
"Ti mando tre idee che mi piacciono molto. Non sono sicuro che siano i lavori che mi hanno fatto venir voglia di fare il copy. Di certo non me l'hanno fatta passare.
Se sono stato troppo prolisso, dimmelo."
San Josè Hospital
AIDES
Elvis has left the building.
"Ti mando tre idee che mi piacciono molto. Non sono sicuro che siano i lavori che mi hanno fatto venir voglia di fare il copy. Di certo non me l'hanno fatta passare.
Se sono stato troppo prolisso, dimmelo."
San Josè Hospital
AIDES
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"The List" ("Di chi è la colpa?") - Matteo Grandese
Non potendo partecipare alla Portfolio Night per un inconveniente di lavoro last minute*, ho pensato che ospitare un doppio-giovane-intervento in un solo giorno fosse un modo per riparare. Non lo è, ma in ogni caso ho interpellato due tra i migliori young copy che ho conosciuto. Anzi ora che ci penso non sono nemmeno tanto young.
*(In ogni caso io rispondo di norma a tutti i copy, e li vedo nei limiti del possibile tutti, quindi il vero modo per riparare alla mia "buca" è attendervi qui)
Inizio con Matteo Grandese, copy oggi in TBWA:
"Se devo essere proprio ligio al brief in realtà non c'è una pubblicità che mi ha fatto avvicinare a questo lavoro. non ho mai provato un particolare interesse nella pubblicità, prima di lavorarci. mi ci sono avvicinato perchè scrivevo e dipingevo e pensavo che fosse un mestiere che mi avrebbe lasciato il tempo e fornito stimoli per poter continuare a farlo, rispetto per esempio all'avvocato o al pusher. Ovviamente poi ho smesso. Di dipingere e scrivere intendo. Ma se posso andare un attimo fuori brief direi che quello che più mi ha influenzato è stato non una campagna ma un libro, "26.900 lire" di frederic beigbeder. Ironia, cinismo, spietatezza, fiumi di sciocchezze e una vita da rockstar. Una miscela di seduzione di massa per chi è in vena di romanticismo. Al terzo posto, come campagna che mi ha fatto innamorare di questo lavoro, metto "whooper sacrifice". C'è tutto. E' una pubblicità che è un esperimento sociologico che è un brainwashing che è una satira che è una pubblicità. In mezzo ce n'è una marea con cui ci siamo corteggiati, tra radio, ambient, stampa, spot, ecc, che per uno che è in questo mondo da così poco è difficile organizzare e classificare.
Se proprio devo scegliere direi forse le copyad di "The Economist", quelle della serie "I never read The Economist".
Elvis has left the building.
*(In ogni caso io rispondo di norma a tutti i copy, e li vedo nei limiti del possibile tutti, quindi il vero modo per riparare alla mia "buca" è attendervi qui)
Inizio con Matteo Grandese, copy oggi in TBWA:
"Se devo essere proprio ligio al brief in realtà non c'è una pubblicità che mi ha fatto avvicinare a questo lavoro. non ho mai provato un particolare interesse nella pubblicità, prima di lavorarci. mi ci sono avvicinato perchè scrivevo e dipingevo e pensavo che fosse un mestiere che mi avrebbe lasciato il tempo e fornito stimoli per poter continuare a farlo, rispetto per esempio all'avvocato o al pusher. Ovviamente poi ho smesso. Di dipingere e scrivere intendo. Ma se posso andare un attimo fuori brief direi che quello che più mi ha influenzato è stato non una campagna ma un libro, "26.900 lire" di frederic beigbeder. Ironia, cinismo, spietatezza, fiumi di sciocchezze e una vita da rockstar. Una miscela di seduzione di massa per chi è in vena di romanticismo. Al terzo posto, come campagna che mi ha fatto innamorare di questo lavoro, metto "whooper sacrifice". C'è tutto. E' una pubblicità che è un esperimento sociologico che è un brainwashing che è una satira che è una pubblicità. In mezzo ce n'è una marea con cui ci siamo corteggiati, tra radio, ambient, stampa, spot, ecc, che per uno che è in questo mondo da così poco è difficile organizzare e classificare.
Se proprio devo scegliere direi forse le copyad di "The Economist", quelle della serie "I never read The Economist".
Elvis has left the building.
mercoledì 18 maggio 2011
Il video più corto di YouTube.
Un'altra idea a bassissimo costo che viene dal web. Serve a raccogliere notorietà e fondi per una fondazione americana. Si presuppone che cliccherai tante volte per vedere il fuggevole spot. L'idea è carina, anche se anni fa chi ha inventato YouTube lo ha dotato del tasto pausa. (via Copyranter)
Elvlftilding.
domenica 15 maggio 2011
"The List" ("Di chi è la colpa?") - Massimo Guastini
Per colpa di quali campagne il neo Presidente ADCI ha iniziato questa professione?
"Caro Ted, ho avuto la sfiga di un padre che faceva l'account già ai tempi del Carosello. A casa mia passavano i direttori creativi dell'epoca (quasi tutti sotto i trent'anni, cazzo.) Ne ricordo uno simpaticissimo di Roma, un certo Ciccaglioni. Una sera era tutto incazzato perché il cliente (Totip) gli aveva rifiutato un titolo: si vince di corsa. A me sembrava molto bello. Il titolo, ma anche il "Cicca", tutto infervorato. Credo siano stati quegli anni e la passione che vedevo in quei simpatici e arruffati "adulti" a farmi venire la voglia di fare il copy. Non tanto un annuncio in particolare. Le campagne che più mi hanno ispirato e fatto sentire orgoglioso di questo lavoro sono diverse e ne dimenticherò sicuramente molte. In genere sono quelle che non cercano di convincermi pedantemente che il loro prodotto è migliore. Ma provano a suggerirmi che io potrei essere migliore di quello che sono. In questo senso ho amato moltissimo Apple "Think different"
Poi ci sono quelle che vorrei disperatamente poter dire: "l'ho fatta io.
The independent "Don't"
Alka Seltzer "Prison"
Alka Seltzer rappresenta per un creativo una risultato che non credo potrà essere mai superato.
Nominare per 14 volte il prodotto e nonostante questo essere splendido."
Elvis has left the building.
"Caro Ted, ho avuto la sfiga di un padre che faceva l'account già ai tempi del Carosello. A casa mia passavano i direttori creativi dell'epoca (quasi tutti sotto i trent'anni, cazzo.) Ne ricordo uno simpaticissimo di Roma, un certo Ciccaglioni. Una sera era tutto incazzato perché il cliente (Totip) gli aveva rifiutato un titolo: si vince di corsa. A me sembrava molto bello. Il titolo, ma anche il "Cicca", tutto infervorato. Credo siano stati quegli anni e la passione che vedevo in quei simpatici e arruffati "adulti" a farmi venire la voglia di fare il copy. Non tanto un annuncio in particolare. Le campagne che più mi hanno ispirato e fatto sentire orgoglioso di questo lavoro sono diverse e ne dimenticherò sicuramente molte. In genere sono quelle che non cercano di convincermi pedantemente che il loro prodotto è migliore. Ma provano a suggerirmi che io potrei essere migliore di quello che sono. In questo senso ho amato moltissimo Apple "Think different"
Poi ci sono quelle che vorrei disperatamente poter dire: "l'ho fatta io.
The independent "Don't"
Alka Seltzer "Prison"
Alka Seltzer rappresenta per un creativo una risultato che non credo potrà essere mai superato.
Nominare per 14 volte il prodotto e nonostante questo essere splendido."
Elvis has left the building.
giovedì 12 maggio 2011
"The List" ("Di chi è la colpa?") - Marco Diotallevi
Marco Diotallevi è un copywriter di ultima generazione: in pratica si esprime su tutti i mezzi. La sua vita è stata recentemente rovinata da Skittles (io ero presente) e dalle campagne che questo brand riesce a produrre. Vorrebbe raggiungere quei livelli di follia, come tutti noi, ma non ci riuscirà. Non per colpa sua. Tuttavia si rifarà su altri progetti. Ecco intanto la sua List delle campagne che lo hanno portato a fare (o continuare) questo lavoro:
"A differenza di tutti gli intervistati fino adesso, non so bene chi siano i colpevoli. O meglio, sono cambiati di anno in anno. Quando ho iniziato nel 2007 pensavo avrei ideato solo campagne stampa, film, radio e qualche ambient. Ma come molti della mia generazione adesso le cose sono cambiate. Ne ho comunque scelti tre, l’ultimo di qualche mese fa.
1. MANIFESTO: "LA RIVOLUZIONE NON RUSSA".
Tutto è iniziato da qui. Ho conosciuto Sandro Baldoni sul set del suo ultimo film. Era il 2005. Facevo l'assistente alla regia. Mi parlò di un suo annuncio: "La rivoluzione non russa". Fu la prima volta che sentii parlare di “headline”. Capita ancora di leggerla su qualche t-shirt o su qualche bandiera. A mia memoria è una delle poche head italiane ad essere diventata un'icona.
2. DOVE: "EVOLUTION".
Era il 2007 e tutti iniziavano a parlare di virali. Era un insight catartico. Una verità che nessuno aveva mai sentito pronunciare, ma che tutti, in quel momento, volevano sentirsi dire.
3. SKITTLES: "UPDATE THE RAINBOW".
È una campagna interactive di qualche mese fa che ha utilizzato Facebook in modo innovativo e che ha prodotto un film differente per ogni utente.
Hanno chiuso 10 poveretti in un seminterrato e gli hanno fatto interpretare qualsiasi status venisse scritto dagli utenti sulla pagina fan. Per ogni status veniva prodotto un video in tempo reale. Il risultato veniva poi uplodato direttamente sulla bacheca dell’utente. Una campagna virale che ha vinto il guinness dei primati per numero di video prodotti in due settimane. Assurda e geniale come solo Skittles sa essere."
Che vi avevo detto?
Elvis has left the building.
"A differenza di tutti gli intervistati fino adesso, non so bene chi siano i colpevoli. O meglio, sono cambiati di anno in anno. Quando ho iniziato nel 2007 pensavo avrei ideato solo campagne stampa, film, radio e qualche ambient. Ma come molti della mia generazione adesso le cose sono cambiate. Ne ho comunque scelti tre, l’ultimo di qualche mese fa.
1. MANIFESTO: "LA RIVOLUZIONE NON RUSSA".
Tutto è iniziato da qui. Ho conosciuto Sandro Baldoni sul set del suo ultimo film. Era il 2005. Facevo l'assistente alla regia. Mi parlò di un suo annuncio: "La rivoluzione non russa". Fu la prima volta che sentii parlare di “headline”. Capita ancora di leggerla su qualche t-shirt o su qualche bandiera. A mia memoria è una delle poche head italiane ad essere diventata un'icona.
2. DOVE: "EVOLUTION".
Era il 2007 e tutti iniziavano a parlare di virali. Era un insight catartico. Una verità che nessuno aveva mai sentito pronunciare, ma che tutti, in quel momento, volevano sentirsi dire.
3. SKITTLES: "UPDATE THE RAINBOW".
È una campagna interactive di qualche mese fa che ha utilizzato Facebook in modo innovativo e che ha prodotto un film differente per ogni utente.
Hanno chiuso 10 poveretti in un seminterrato e gli hanno fatto interpretare qualsiasi status venisse scritto dagli utenti sulla pagina fan. Per ogni status veniva prodotto un video in tempo reale. Il risultato veniva poi uplodato direttamente sulla bacheca dell’utente. Una campagna virale che ha vinto il guinness dei primati per numero di video prodotti in due settimane. Assurda e geniale come solo Skittles sa essere."
Che vi avevo detto?
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mercoledì 11 maggio 2011
"The List" ("Di chi è la colpa?") - Annamaria Testa
Chiedo la Lista dei lavori che hanno provocato la decisione di lavorare in pubblicità ad Annamaria Testa, una delle poche forse che può parlare di "merito" invece che di "colpa". Così mi risponde:
"Ho cominciato a fare questo lavoro per caso. Quindi, senza grandi ispirazioni, e con un certo rodimento (erano gli anni Settanta, e favorire i consumi sembrava mica bello). Comunque ecco alcune antiche cose interessanti: L'Aimant di Coty (1978) . Un episodio tra i molti della saga Coke vs Pepsi (1985) . Un commercial Lego che rifà il verso al duello disneyano tra Merlino e Maga Magò (1981). Tre grand Prix, fra l'altro. "
Watch Coty L'Aimant in Entertainment | View More Free Videos Online at Veoh.com
Elvis has left the building.
"Ho cominciato a fare questo lavoro per caso. Quindi, senza grandi ispirazioni, e con un certo rodimento (erano gli anni Settanta, e favorire i consumi sembrava mica bello). Comunque ecco alcune antiche cose interessanti: L'Aimant di Coty (1978) . Un episodio tra i molti della saga Coke vs Pepsi (1985) . Un commercial Lego che rifà il verso al duello disneyano tra Merlino e Maga Magò (1981). Tre grand Prix, fra l'altro. "
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martedì 10 maggio 2011
"The List" ("Di chi è la colpa?") - Nicoletta Zanterino
Secondo intervento che gira intorno alla domanda "Per colpa di chi o di cosa hai iniziato a fare questo lavoro?". Rivolgo il questito a una giovane copywriter di Milano, Nicoletta Zanterino, Y&R, brava e forse non ancora pentita, che risponde così:
"1. l’intera case history De Beers. Perché ci insegna che delle lettere bianche possono dipingere un mondo. Basta continuare a cercare quelle giuste.
2. Lo spot “Lamp” di Ikea. Perché ci sbeffeggia, ci esorta al consumismo e alla fine ci convince anche. E perché l’accento dello svedese in impermeabile meritava un Oscar, oltre al Grand Prix.
3. Ancora uno spot: “Cat with a pipe”, per l’Independent Film Festival di Buenos Aires. Perché continua a farmi ridere ogni volta che lo guardo. Perché trasforma un insight al limite dell’ovvietà in un piccolo capolavoro. E perché c’è un gatto con una pipa, che diamine.
Queste sono le prime campagne che mi vengono in mente. Quindi probabilmente sono proprio quelle che rispondono meglio alla domanda. Dal basso dei miei anni di esperienza, continuo a pensare che strappare un sorriso sia più difficile che spremere una lacrima. Ma io mi commuovo anche davanti alle soap operas argentine, quindi forse non faccio testo."
Elvis has left the buinding.
"1. l’intera case history De Beers. Perché ci insegna che delle lettere bianche possono dipingere un mondo. Basta continuare a cercare quelle giuste.
2. Lo spot “Lamp” di Ikea. Perché ci sbeffeggia, ci esorta al consumismo e alla fine ci convince anche. E perché l’accento dello svedese in impermeabile meritava un Oscar, oltre al Grand Prix.
3. Ancora uno spot: “Cat with a pipe”, per l’Independent Film Festival di Buenos Aires. Perché continua a farmi ridere ogni volta che lo guardo. Perché trasforma un insight al limite dell’ovvietà in un piccolo capolavoro. E perché c’è un gatto con una pipa, che diamine.
Queste sono le prime campagne che mi vengono in mente. Quindi probabilmente sono proprio quelle che rispondono meglio alla domanda. Dal basso dei miei anni di esperienza, continuo a pensare che strappare un sorriso sia più difficile che spremere una lacrima. Ma io mi commuovo anche davanti alle soap operas argentine, quindi forse non faccio testo."
Elvis has left the buinding.
domenica 8 maggio 2011
"The List" ("Di chi è la colpa?") - Pasquale Barbella
Tornano le "Gallery" di Ted Disbanded dedicate alle pubblicità che hanno fatto venire voglia ai pubblicitari di fare la pubblicità.
Tre anni fa la richiesta riguardava solo gli spot. Oggi la domanda è: Quali sono le tre campagne/idee responsabili della tua decisione di intraprendere questa professione? O che magari ti hanno convinto che la strada era quella giusta, e che valeva la pena continuare? Lo chiederò a giovanissime promesse, grandi penne, maghi del web, astuti cialtroni.
Tutto sommato fare il discografico o lo sviluppatore di pellicole fotografiche sarebbe stato ancora peggio.
Le prime tre risposte sono di Pasquale Barbella. Il quale scrive:
"1. VOLKSWAGEN: THINK SMALL. - L'origine di tutto. Il big bang della pubblicità moderna.
2. GUINNESS: SWIMBLACK. - Potrebbe durare due ore e sarebbe un feature perfetto. C'è dentro di tutto e - miracolosamente - ci sta bene: la grande product idea, l'umanesimo, la solidarietà, la paura della vecchiaia e della morte, la suspense, l'ironia, la lotta per l'esistenza, la spettacolarità. Eseguito da dio: regia, cast, fotografia, montaggio, sound design, musica scelta in modo imprevedibile e non didascalico. L'ho visto dozzine di volte e mi emoziona ogni volta che lo rivedo.
3. Qui potrei citarne cinquanta, ma come faccio a scegliere? La saga Levi's? Absolut vodka? Tagliamo la testa al toro: THE GUARDIAN - Points of view. Da far vedere e commentare nelle scuole. Per far capire anche ai bambini, con tre brevi sequenze e con pochissime parole, quell'etica del giornalismo così sciaguratamente calpestata nel nostro paese.
Come avrai notato, le tre campagne citate hanno qualcosa in comune: non sono solo alta advertising, ma visioni del mondo, interventi d'opinione, profondità di percezione...La pubblicità in quanto tale non mi ha mai "preso". La amo solo se e quando si fa osservatorio della vita".
(alcune "Gallery" del 2008: qui, qui, qui....)
Elvis has left the building.
Tre anni fa la richiesta riguardava solo gli spot. Oggi la domanda è: Quali sono le tre campagne/idee responsabili della tua decisione di intraprendere questa professione? O che magari ti hanno convinto che la strada era quella giusta, e che valeva la pena continuare? Lo chiederò a giovanissime promesse, grandi penne, maghi del web, astuti cialtroni.
Tutto sommato fare il discografico o lo sviluppatore di pellicole fotografiche sarebbe stato ancora peggio.
Le prime tre risposte sono di Pasquale Barbella. Il quale scrive:
"1. VOLKSWAGEN: THINK SMALL. - L'origine di tutto. Il big bang della pubblicità moderna.
2. GUINNESS: SWIMBLACK. - Potrebbe durare due ore e sarebbe un feature perfetto. C'è dentro di tutto e - miracolosamente - ci sta bene: la grande product idea, l'umanesimo, la solidarietà, la paura della vecchiaia e della morte, la suspense, l'ironia, la lotta per l'esistenza, la spettacolarità. Eseguito da dio: regia, cast, fotografia, montaggio, sound design, musica scelta in modo imprevedibile e non didascalico. L'ho visto dozzine di volte e mi emoziona ogni volta che lo rivedo.
3. Qui potrei citarne cinquanta, ma come faccio a scegliere? La saga Levi's? Absolut vodka? Tagliamo la testa al toro: THE GUARDIAN - Points of view. Da far vedere e commentare nelle scuole. Per far capire anche ai bambini, con tre brevi sequenze e con pochissime parole, quell'etica del giornalismo così sciaguratamente calpestata nel nostro paese.
Come avrai notato, le tre campagne citate hanno qualcosa in comune: non sono solo alta advertising, ma visioni del mondo, interventi d'opinione, profondità di percezione...La pubblicità in quanto tale non mi ha mai "preso". La amo solo se e quando si fa osservatorio della vita".
(alcune "Gallery" del 2008: qui, qui, qui....)
Elvis has left the building.
mercoledì 27 aprile 2011
Quando il ministro Giovanardi non era ministro.
Nel 1998 per questa campagna (foto in alto) che facemmo in S&S e che girò a Roma in affissione per un bel po' di tempo, nessuno ebbe da ridire nulla. Paradossalmente si sollevarono polemiche solo dal mondo dei gay. Avevano - credo - interpretato male quell'"apertissimi". A 13 anni di distanza, un analogo messaggio firmato da Ikea desta le ire del ministro Giovanardi. Per me è il segno chiaro di quanto questo paese invece di andare avanti, va indietro. Ma non serviva Ikea per capirlo.
Elvis has left the building.
venerdì 15 aprile 2011
Forse cercavi: How to waste paper.
martedì 12 aprile 2011
mercoledì 6 aprile 2011
martedì 5 aprile 2011
Vince Eva.
I lettori di Campaign votano il più bel manifesto pubblicitario mai affisso sui muri del Regno Unito. Avrei preferito "l'uomo incinto" di Saatchi, o lo storico Carl Lewis per Pirelli, o qualcosa di The Economist. Invece vince Eva Herzigova con lo storico Hello Boys, classico esempio di uso del corpo femminile in modo accettabile e intelligente. E' un tema molto attuale in Italia, dopo le bassezze di alcuni manifesti e soprattutto spot dell'ultimo periodo. Il confine tra cosa sia etico e cosa no è come sempre molto sottile; ma in questo paese dove accadono cose incredibili (a giudicare dalle intercettazioni, ma non solo da quelle), è giusto che almeno la pubblicità si interroghi su questo, e si dia delle regole come ha fatto l'ADCI con il suo codice deontologico. Non servirà a molto se i creativi per primi sono attratti da modelli e da cliché un po' anni ottanta che ancora imperano largamente, ma è di certo sempre meglio di niente.
Elvis has left the building.
mercoledì 30 marzo 2011
Touch the rainbow. (No, seriously).
Stupido e Disbanded come tutte le bellissime operazioni Skittles. Consiglio la serie intera.
(thanks Copyranter, thanks Skittles)
Elvis has left the building.
lunedì 28 marzo 2011
"Sport, sei assunto".
Spot realizzato con tutto materiale Nike riciclato. Tranne le parole. Non è la prima volta che si fa, ma qui tutto è curato al dettaglio: la musica è un taglia e cuci perfetto, le immagini sono sempre quelle (perfette), e il testo è tutto nuovo, perfetto anche lui. Ci ricorda, questo script, che non basta mettere insieme parole ispirate, o voci profonde, o musiche importanti per avere un grande risultato, come alcuni pensano. Qui le cose sono dette senza enfasi, ma sono quelle vere. Riporto un bel passaggio, che fotografa quello che penso anche io quando gioco a tennis con Super Mario alla mia Wii:
"Sport inspires hope, instils discipline reduces depression and disease. Araises self confidence. Raises awareness. Rallies communities. Defines nations. Defies gravity and denies prejudice. Sport laughs in the face of racism and flicks a towel on sexism's ass and kick sand in the face of discrimination. It makes neck hairs stand to attention. Hell, it's even been known to stop wars. That's a pretty impressive resume.
Sport, you're hired". (thanks MyPredictions)
Elvis has left the building.
venerdì 25 marzo 2011
Bananas.
Ammira questo muro di banane, alcune delle quali immature, formare una scritta che piano piano si dissolve, man mano che le banane maturano. La chiamano arte. Nella sequenza di immagini, la rapida sparizione. Al termine dell'installazione le 100.000 banane sono state donate a Donkey Kong. (thanks Matt Mila)
Elvis has left the building.
lunedì 21 marzo 2011
Scrivere sul Wall.
Il bel progetto Before I die, direttamente su un muro di legno e cartone a New Orleans. Qualche anno fa sarebbe stato bello farlo per il web, oggi è più divertente e inusuale vederlo per la strada. Infatti io penso che sia qualcosa di più di un muro: è il lento e inesorabile ritorno alla realtà reale, dopo l'orgia digitale che ci stava strangolando. (Thanks Matt Mila).
Elvis has left the building.
venerdì 18 marzo 2011
XSW 2011: The Internet is over
A chi ha voglia di leggere un lungo ma interessante punto di vista su cosa sta accadendo, più filosoficamente che tecnicamente, alla rete e all'uso che ne facciamo, suggerisco questo bel pezzo direttamente dal festival più indie e più cool del mondo, quello di Austin. Non traduco, riporto. Momento significativo: "If Web 2.0 was the moment when the collaborative promise of the internet seemed finally to be realised – with ordinary users creating instead of just consuming, on sites from Flickr to Facebook to Wikipedia – Web 3.0 is the moment they forget they're doing it." Nel contempo, ci racconta l'amico Luca de Gennaro, stasera stessa chi era ad Austin poteva scegliere di vedere uno dei seguenti concerti: Strokes, Dave Alvin, James Blake, B.O.B, Noah & The Whales, Whiz Khalifa, Friendly Fires, Kills, Wu Tang Clan, MNDR, Miami Horror, Edwyn Collins, Gayngs, Benny Benassi, Richie Hawtin, Marco Carola, TV on The Radio, Peter Murphy. Ho come la sensazione che la creatività si sia spostata da un'altra parte.
Elvis has left the building.
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