mercoledì 9 luglio 2008
Dimmi chi sei, e ti dirò chi sei.*
In un fantastico articolo dal titolo "Google ci rende stupidi?" che ho letto la scorsa settimana, si portavano argomentazioni sui danni che Internet avrebbe prodotto alla lettura. Sappiamo che web e nuove tecnologie in genere hanno fatto rinascere la scrittura, ma la lettura è effettivamente mutata molto da quando c'è la rete. Nessuno vuole leggere più testi lunghi. Stiamo perdendo la capacità di riflettere, assorbiamo più informazioni ma in modo più superficiale. Vi sto annoiando? tutto previsto. Nel suddetto articolo però si toccava anche il tema (tema: perché tutti dicono tema da un po' di tempo? o sono solo io che lo noto?) della scrittura che cambia a seconda dello strumento con cui si scrive. Già Nietzsche, comprando la sua prima macchina da scrivere, notava che gli strumenti con cui scriviamo influiscono sulla formazione dei nostri pensieri. Vero. Io, noto compositore di SMS, ebbi il blocco dell'artista quando cambiai cellulare. E certe volte mi ritrovo a scrivere le bodycopy direttamente su Entourage, senza spedirle a nessuno, ma solo perché "mi vengono meglio" che su Word. Del resto, anche nell'era pre-monitor, non sceglievo con attenzione una Faber Castell al posto di una Bic, o una Staedler invece di una Pentel (le Pentel rosse erano le preferite da Stefano Paolmbi, che riempiva blocchetti ai tempi della Saatchi Roma)? Non so se sono l'unico, nei tempi moderni, ad avvertire questo problema. Mi chiedo se tra voi ci sia qualche Writer che vaga Disbanded di muro in muro con lo spray sbagliato: nel caso si faccia vivo. *(Preciso che il titolo di questo post non ha alcun senso a causa del font Geneva utilizzato da Blogger.)
Evis has left the building.
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28 commenti:
Interessante il blocco dell'artista Ted. Lo ebbi anch'io quando cambiai cellulare, ma anche quando cambiai la mia vecchia tastiera del pc per l'attuale.
Bisogna leggere libri, libri, libri :) e mandare al diavolo la sintesi. Ma poi noi come facciamo? Naa, non se po fa.
certo, anche internet gioca il suo ruolo, senza escludere poi la società delle immagini: un jpg vale molte parole (mi pare mille).
Comunque non buttiamoci giù, il tempo passa, e per i meno abitudinari il cambio di direzione è sempre prossimo: potremmo anche romperci di bloggare e inviarci i messaggi tramite fattorino, magari scritti con una bella Faber Castle e cancellando gli errori con il bianchetto in cinto: Sì, quello con la pancia, che rubavo sempre alla mia compagna di banco.
Lo usavi pure tu o sbaglio Ted? Mela+Z non esisteva all'epoca.
Mr. Becks
Maledetta stanchezza. volevo dire "incinto". manco le basi del mestiere ecchecc...Mister
Buonanotte
Mr. Becks
Che gli strumenti abbiano un ruolo importante nella scrittura è ovvio, così come l'ora del giorno, la luce, il rumore, la fame, eccetera eccetera eccetera.
Ma non solo è importante - per dire - il foglio su cui scriviamo (vedi l'enorme differenza tra un foglio bianco e uno di carta riciclata a quadretti), ma anche come pieghiamo il foglio, se lo teniamo in orizzontale o in verticale, se lo appoggiamo su un tavolaccio di legno o su un mobile dell'Ikea.
Come ha fatto notare Kevin Kelly ( http://www.kk.org/thetechnium/index.php ) lo strumento non è che una parte delle mille componenti che mi fanno scrivere una cosa rispetto ad un'altra: Nietzsche ha cominciato a scrivere in maniera sempre più telegrafica per via della macchina da scrivere o per la malattia che gli stava mangiando le cellule cerebrali?
Forse per entrambi i motivi o forse per nessuno dei due.
E' un esempio perfetto, soprattutto per questo blog.
Friedrich è uno dei personaggi più Disbanded della storia: predicava la nascita dell'uomo nuovo, abbracciava i cavalli ed è morto per essere andato con una prostituta.
Una rock-star mancata.
Mirko
---
my tlog:
http://repository.tumblr.com
La scrittura è una tecnologia complessa, anche quando si scrive con una stilografica su un foglio Fabriano.
E poi, dopo tutta questa fatica, uno di legge il post su nun newsreader che falsa caratteri, impaginazione...
Io ho un blog e quello è senz'altro il regno della sintesi, dei testi brevi ed essenziali.
Dei pensieri concisi.
Ma inchiostro anche tantissime pagine di carta. E lì sì, che lo stream of consciousness prende campo.
In seguito, chiaramente, alla scelta accurata della penna.
Quando scrivo al computer uso l'Helvetica: è un carattere che non dà enfasi ai titoli e la sua neutralità svizzera mi aiuta a giudicarli.
Però è la scrittura meccanica, penna o macchina da scrivere, quella più incline al feticismo.Perchè sono oggetti su cui puoi facilmente proiettare poteri magici.
A proposito di feticismo ad Amburgo dove fabbricano le stilografiche Montblanc, c'è un'impiegata addetta al rodaggio dei nuovi pennini. Passa un intero pomeriggio su ciascuna penna, rimpiendo di ghirigori i fogli di carta. La cosa disbanded è che usa inchiostro simpatico, perchè le serve giudicare il suono del pennino sulla carta e non il segno, che suoni scorrrevole e ben temperato.
Infine Ted ho un libro inglese sui "Blocchi dello Scrittore", la copertina varebbe la scansione...
Penna stradler blu e blocco bianco.
Uso il mac solo per riscrivere il tutto. Nel mio caso l'idea si manifesta quasi sempre tramite inchiostro, il sistema binario non mi creativizza il pensiero, anzi, potei coniare la "Sindrome da foglio doc".
certo che scrivere con una matita su un fazzolettino di carta resta la cosa migliore per seguire quella che i romantici chiamano l'ispirazione.
leggere david mamet Writing in restaurants a conferma.
ma dal quando nel 1984 ho cominciato a scrivere sul primo mac, sono assolutamente certo che è cambiato il mio modo di esprimermi.
sui risultati chiedo pietà nei giudizi.
ma sull'efficacia della modalità, sono assolutamente certo che mi ha aiutato a diventare migliore.
magari non ancora disbanded,
ma di sicuro uno scrittore migliore di quello che faticava sulla lettera 22.
baci a tutti i disbanded,
che seguo con grande rispetto
pasquale diaferia
Bello il titolo, Ted.
personalmente ho notato che quando scrivevo la tesi andavo piuttosto veloce davanti al cassettone/portatile, mentre il monitor del fisso mi bloccava...forse perché il portatile mi faceva pensare ad una macchina da scrivere (forse la ram è la stessa)
Caro Ted,
seguo con piacere e diffidenza il tuo blog da un pò di tempo. Con diffidenza perchè ho sempre in testa l'idea che i "pubblicitari" siano in qualche modo complici della costruzione di una realtà distorta ma che alla fine, per sfinimento, diventa reale.
Buon esempio sia il vergognoso e squallido spot della Lancia Delta in Tibet in cui l'unico messaggio che passa alla fine è che ormai tutto, ma proprio tutto, si può piegare al commercio senza troppi patemi d'animo. Lascio ad altri un'analisi più approfondita o politica dello spot.
Ti esprimo questo mio pensiero perchè son rimasto colpito dal fatto che la categoria non abbia mandato un segno a rigurado.
Con piacere e diffidenza el Jag.
Ciao Jaguaro,
fai bene a essere diffidente. Però ti informo: la categoria è molto più complessa di quanto tu non creda. Ci sono dentro residuati di pensiero pre/post Milano da bere, finti fricchettoni, nazisti mascherati da democratici e altri fenomeni da circo, ma ti assicuro che tutte queste categorie non costituiscono la maggioranza. Anzi. La realtà dei pubblicitari italiani è molto più umile, tranquilla e sottotono di quanto non si pensi. Finito il periodo delle vacche grasse (a cui nessuno sembra aver partecipato mai) sono rimaste le briciole di una torta secca e poverella. Quindi è venuta a galla un'umanità impensabile nel 1982, per dire.
Lo spot della Lancia? A me personalmente non piace, perché mi riporta - appunto - a quel decennio in cui ancora mi potevi fregare con tentativi e linguaggi di questo genere. E' vecchio. Ma non mi ci accanirei, e non ci vedo una questione morale, se non magari pensare a quanti soldi saranno stati spesi per farlo. Ma tu capisci che è un discorso da cui poi non si torna indietro.
baci e grazie.
Io ho una Pentel marrone e una gialla. Sono molto rare.
In Saatchi Milano forniscono principalmente Stabilo OHPen. M e F.
La cosa che mi turba è che F è troppo fine e M è troppo spessa. Preferisco usare la penna che mi hanno regalato al raduno Citroen Ds di Reggio Emilia.
Per Banca Intesa, invece, è sempre meglio un titolo scomponibile e assemblabile a monitor.
Ho provato altre strade, ma rimane l'unica praticabile.
Ne deriva che i pensieri che scriviamo incidono sugli strumenti che utilizziamo?
Saluti a tutti.
Carlo.
“Ed ecco, cari telespettatori di Jurassic Park, una chicca per voi! Incredibile, i nostri cameraman hanno ripreso una scena davvero toccante, un vecchio triceratopo (Maicus Buongornollus plurimus antiquii) accompagna un non più tanto giovane allosauro (Fiorellus baffonis vulgaris) ad abbeverarsi alla stessa fonte, che tanto giovò a vecchio eoni ed eoni fa, nel lontano periodo “Triassico”.
Quanta tenerezza! Ecco il triceratopo che scherza con l’allosauro, ammiccando a mossette tipicamente giovanili, per adescare la loro comune preda: l’appetibile Camptosaurus (casalinghis vogheresis mediocrum).
Il Camptosaurus, che tanto ammirava il triceratopo, ma che ora punta i suoi appetiti sessuali su un praticamente stagionato e pimpante allosauro, anche se non capisce il perchè della sensualità del balletto che oserei definrie mediatico dei due, non può far a meno di guardarli e fantasticare su uova e nidi d’amore.
Eh sì, amici, solo in questo paese, dove il vecchio non muore mai, anzi, trova sempre modo di mostrarsi alle nostre telecamere, è possibile mirare spettacoli di cotanta bellezza.. scusate, sono commosso.. mi vien da piangere! w il Tibet.
bravo ted, bel tema (hai ragione, tutti dicono "tema", mah). secondo me c'è una qualche relazione tra cosa scrivi e come lo scrivi, soprattutto se attraverso la scrittura cerchi di trasmettere o trasferire le tue sensazioni. per esempio, quando ragiono e vago random per i corridoi del mio cervello bacato, lo faccio con davanti un bel foglio bianco A4 messo in orizzontale (mai in verticale, non so perché) e con la penna (blu, punta fine ma non troppo) mescolo parole e ghirigori fino a riempirlo. quello che viene fuori in mezzo al casino è quello che porto avanti. però quando devo scrivere un titolo lo faccio al computer e lo scrivo anch'io in helvetica come anche qualcun altro in un post precedente, perché devo vedere fisicamente l'effetto che fa. mi piace un sacco immedesimarmi in chi lo leggerà e immaginarmi le reazioni. ti aiuta a togliere una virgola, a eliminare quell'aggettivo ruffiano, insomma a renderlo più scorrevole. (poi arrivano gli account, ma quella è un'altra storia.) e i radio? come li scrivi, i radio? io un po' e un po', sulla carta per ripulire l'idea e su word per controllare i tempi. la scrittura è piena di piccole ossessioni, e io non riesco a separarla dalla lettura.
I radio direttamente su Entourage.
I titoli sula carta, ma poi li stampo per vedere come sono venuti.
Io, che non sono nè Ted, nè Luca Scotto, i radio li scrivo al contrario, a matita, perchè con la gommina sopra cancello prima le parole che mai una persona che parla "per davvero" direbbe (vedi gustoso panino).
I titoli, li scrivo e li lascio lì, a maggese, poi torno una volta che non li ricordo, e vedo se dicono quello che voglio far capire.
Ma io sono piccolo ancora eh...
Beh, io dico spesso Gustoso panino. Ricordo anzi quando dissi al mio vicino allo stadio "è davvero gustoso questo panino" e quello mi ha dato una testata.
Ci sono copy che usano esclusivamente il computer per scrivere i testi dei loro radio. Il motivo, dicono, è che usando un certo tipo di carattere, stile, dimensione e spaziatura caratteri raggiungono sul loro foglio di Word un ingombro di parole pari a 30"(sic. Ma anche sigh.).
...e mettici pure un sob. Che sono ben pochi quelli che avendo alla nascita usato la penna e magari il cronometro hanno acquisito il concetto della durata (temporale)delle parole.
....aggiungi anche il senso dei tempi comici, di cui ben pochi hanno la padronanza.
...ma anche... che ogni parola deve pronunciata per intero, con le finali come si dice in gergo. E di questo nessuno ma proprio nessuno riesce a tener conto.
...deve ESSERE pronunciata, pardon
Ted, Al di là del fatto che sono d'accordo con te sullo spot Lancia, vorrei farti una domanda in merito. L'ho appena rivisto in tv.
Quanto c'entrano i creativi in quel commercial? Mi spiego meglio: secondo te, è stato ideato da un reparto creativo o dal un DC quello spot, o forse ci sono molti zampini strategici di mezzo?
A me sembra un'inconscia strategia di CSR, per la serie: "sposiamo una giusta causa". E quale se non questa, andrebbe bene, dopo il fatto tibetano?
Non avendo info, il mio è soltanto un pensiero.
Mr. Becks
Mhmm, gustoso questo post! Secondo me è solo un trabocchetto per smascherare e confermare che i frequentatori di questo blog sono prevalentemente copy. Comunque, caro Ted, beato e che hai entourage: io le bodycopy le scrivo in Lotus.
Per quanto riguarda invece il blocco dello scrittore, anche per me caro Luca Di Scotto, è sempre stato in orizzontale.
Prima a matita, ghirigori ossessivi e poche parole sul retro di vecchi brief, per riciclare carta e soprattutto per fingere di non dare importanza a ciò che sto scrivendo. firulì firulà, non sto lavorando davvero, ora sto solo cazzeggiando, lavorerò domani e meglio, intanto scaldo il motore, non prendiamoci sul serio.
Poi però, rileggendo il giorno dopo il brogliaccio bisunto trovo un 30% di roba utilizzabile: la miglioro su word, carattere Helvetica. Talvolta, nei momenti di depressione, passo al Times New Roman per vedere se il tutto regge alla prova del nove di un carattere per me orrendo.
Se si tratta di titoli, stampo infine per verifica. In grassetto. Corpo 18.
Se ho molta fretta o il progetto è una marchetta, scrivo direttamente su word.
Se ho molto amore da riversare in quello che scrivo, uso su A4 sfuso una penna che amo, una punta che incida la carta. Un tempo usavo a questo scopo solo stilografiche waterman con inchiostro nero.
Umberto Eco, ai primi tempi del mac classic, scrisse un meraviglioso articolo su come il copia-incolla avesse influenzato il modo di scrivere gli articoli. Sosteneva che da un lato facilita ovviamente l'operazione di limatura e di revisione, migliora la logica. Ma rende paradossalmente meno frequente la tentazione di buttare via tutto, come ai tempi in cui dovevi ribattere a macchina da capo: si lavora di più sull'esistente e si è persa la salutare, creativa, ossigenante arte del "ricomincio da zero".
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